Come le discipline marziali tradizionali temprano l’individuo
Forgiare il carattere del guerriero
Ai nostri genitori e nonni è stato insegnato che se vuoi diventare qualcuno o realizzare un sogno devi darti da fare, lavorare e sudare.
E soprattutto, che nessuno ti regala mai nulla.
Questo è stato un principio fondante che per generazioni è servito ad innalzare e temprare lo spirito dei giovani, che una volta diventati adulti hanno portato lustro in tutti i settori della nostra società.
Personalmente però ritengo che qualcosa si sia inceppato negli ultimi 20/25 anni.
L’evoluzione delle tecnologie ha portato ad un mondo sempre più frenetico, nel quale la parola d’ordine è velocità.
Tutto è rapidissimo: le informazioni si aggiornano ogni istante e siamo bombardati da continui cambiamenti tematici.
Non abbiamo il tempo di recepire i dati di input, elaborarli e sviluppare un nostro pensiero in merito a quel determinato argomento.
Siamo condizionati quindi anche nella parte di output, quindi decisionale.
Questo parallelismo con un sistema digitale è quanto più simile alla realtà di quanto noi crediamo.
Il problema non è la tecnologia in sé, ma l’utilizzo della stessa.
Un tempo il sogno nel cassetto di un giovane era il diventare professore, medico, elettricista, meccanico… fino ad immaginarsi astronauta.
Tutte queste professioni avevano un minimo comune denominatore: dovevi meritartele, non era immediato arrivarci, bisognava investirci decenni e c’erano molti, molti sacrifici da fare.
Oggi pare che uno dei “lavori” più ambiti sia quello dell’influencer, e su tale argomento non entro in merito, almeno non in questo articolo.
Perseveranza e pazienza: basi delle discipline marziali tradizionali
La perseveranza va oltre il talento e la genialità.
Si può essere la persona più predisposta al mondo, ma se non si possiede la pazienza di perseguire una causa non si arriverà mai a nessun obiettivo solido.
Queste due qualità rappresentano le fondamenta che ogni praticante di arti marziali deve di base possedere, e che andranno sviluppate e amplificate con il tempo e con la pratica.
Un esempio è rappresentato dall’allenamento sulla posizione di base del Ving Tsun Kung Fu, chiamata Yee Gee Kim Yeung Ma (posizione del numero 2).
Durante la lezione di prova, che di fatto risulta l’iniziazione del futuro allievo alla pratica, ci si focalizza quasi in toto sull’esecuzione di questa posizione e poco altro.
Questo è necessario per intravvedere nel giovane praticante le qualità sopra citate.
Discipline Marziali: concentrazione e ripetizione
Applicarsi con concentrazione per il tempo di un’ora nello stesso esercizio, senza annoiarsi o lamentarsi, non è cosa da tutti.
Superato questo primo ostacolo e iniziato il proprio percorso, l’allievo può erroneamente pensare che la pratica di quella posizione sia oramai assimilata, a seguito dell’esecuzione continua di quell’esercizio durante la lezione di prova. Nulla di più sbagliato.
Si continuerà a praticare quello specifico fondamentale per sempre, ininterrottamente.
Chiaramente poi saranno aggiunte con il tempo molte altre tecniche, esercizi, forme etc.
E il tutto andrà ripetuto, ripetuto e ancora ripetuto.
Questo è il significato vero del kung fu:
ripetizione continua fino ad arrivare a possedere la padronanza di una determinata qualità.
La vita, se vogliamo, è basata su questo principio, quindi si può tranquillamente affermare che il termine kung fu rappresenti un principio generico che ci insegna a vivere meglio.
Negli anni però, soprattutto da quando Bruce Lee ha fatto conoscere in occidente le arti marziali cinesi, queste parole sono state non correttamente interpretate, e molti ancora oggi vedono i due termini come sinonimo di arti marziali cinesi.
Molti studenti si smarriscono lungo il percorso di pratica che porta al possedere il kung fu.
Le troppe distrazioni, la pigrizia, le continue negatività che ci vengono propinate dai media mainstream.
Tutto questo destabilizza enormemente la mente delle persone, e porta ad uno stato di non benessere e spesso di mancanza di stimoli nel crescere come persona.
E allora si buttano nella mera materialità della vita, nell’acquisto di beni spesso inutili e di godersi una sfrenata baldoria.
Nulla contro la vita mondana e festaiola, ma ce un tempo per tutto.
E personalmente ho sempre creduto che l’obiettivo principale della nostra esistenza sia quello di sviluppare al massimo le nostre capacità, con il fine di dare il nostro contributo per un miglioramento generale nella collettività.
Luca Bertoncello
Insegnante di Ving Tsun Kung Fu, Qi Gong e Filipino Martial Arts | Coordinatore Nazionale Ving Tsun Academy Int’l
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