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Il potere delle piccole cose

Quanto possono influire aspetti in apparenza insignificanti nel nostro quotidiano?


Siamo disposti a fermarci?

Viviamo correndo.

Il nostro cervello non si ferma mai, ma spesso non lo fanno nemmeno i nostri pensieri.

“Devo ricordarmi di fare il pieno, devo fare la spesa, devo passare a prendere mio figlio…”.

Quanti “devo” pronunciamo ogni giorno? Troppi. Siamo sempre più esigenti con noi stessi, come trascinati da una folla semovente senza possibilità di fermarci o cambiare direzione.

Sta a noi però dire basta…non siamo “realmente” in una folla in movimento, bensì solo metaforicamente, quindi possiamo scegliere di crearci un piccolo sentiero che ci consenta di cambiare direzione ed intraprendere un percorso diverso.


Le piccole cose che ci fanno cambiare direzione

In una precedente esperienza professionale la continua corsa dei miei pensieri mi stava paralizzando. Non riuscivo mai a “staccare“: persino la sera, sdraiata nel letto, con la luce spenta e un forte desiderio di dormire non riuscivo a chiudere occhio perché sommersa dalle tante, troppe incombenze lavorative che affollavano i miei pensieri.

La mia famiglia mi è stata molto vicina, ma il mio sentirmi sopraffatta non si placava.

Si sente spesso parlare dei danni che le persone demotivanti possono arrecare alle loro vittime, ma fino a quando non li si vive in prima persona si tende a volte a sottovalutarne gli effetti.

Un pomeriggio, dopo essermi confrontata con una carissima amica, ho avuto un’illuminazione. La confidente in questione mi ha detto molto semplicemente

Simona, da quello che mi racconti è evidente che questo lavoro proprio non fa per te, sei come imprigionata, non hai modo di far emergere le tue qualità. Tu non sei fatta per un lavoro ripetitivo e monotono, in cui tutto sia già prestabilito, hai bisogno di spaziare, di avere la tua autonomia

Non ero io ad essere sbagliata e nemmeno il lavoro in questione: semplicemente eravamo incompatibili. Questa “piccola cosa”, questa presa di consapevolezza mi ha dato la forza per lasciare quel lavoro e riprendermi la mia vita e i miei ritmi.


Le piccole cose che ci riempiono di gioia

Alcuni mesi fa mia madre ha subito un piccolo intervento chirurgico cui è seguito un periodo di riabilitazione in un centro piuttosto lontano da casa. Come è facile immaginare per lei quelle seppur poche settimane sono state molto lunghe…il tempo pareva dilatarsi a dismisura e contava i giorni che la separavano dal ritorno a casa. Mi ha fatto molto riflettere, ma anche sorridere, la risposta ad una mia domanda postale il giorno del rientro:

“Quale sarà la prima cosa che farai appena tornata a casa?”

“Non vedo l’ora di mangiare un bel panino al prosciutto!”

Avrebbe potuto darmi mille risposte diverse, ma lei ne ha scelta una tanto semplice quanto potente.

È proprio questa sua risposta ad avermi ispirata per la stesura di questo articolo.


Le piccole cose sono potenti

I piccoli gesti, le parole semplici, possono avere un impatto fortissimo…ma perché? Ci possono essere più risposte, io ho scelto questa…

Perché rompono lo status quo.

Come l’immaginare mentalmente un sentiero che ci porti fuori dalla “folla semovente” anche concentrarsi su qualcosa di semplice, di immediato, può farci uscire dall’impasse, dandoci il “la” per intraprendere una nuova direzione.

Pensateci un attimo.

Vi rende più felice l’idea del vostro compagno o compagna che vi guarda negli occhi e sorridendo vi dice che vi vuole bene oppure l’immaginarvi lui o lei che con un discorso lungo e articolato esprime esattamente lo stesso concetto?

Il nostro cervello è abituato a scegliere sempre la via più breve, quindi posso immaginare che la maggior parte avrà optato per la prima risposta (attenzione, altro concetto è quello del “Piacere dell’attesa” per cui vi rimando al mio precedente articolo).


I piccoli gesti dalle grandi conseguenze

Fin da bambina tendo a sorridere spesso.

Mi piace contagiare le persone con un gesto così piccolo quanto disarmante.

Nel mio lavoro di HR Manager uno dei compiti più importanti è quello di contribuire a creare e mantenere un ambiente armonico.

Molti mi hanno detto che questa mia attitudine è un po’ in controtendenza con la mia professione, spesso additata come ruolo coercitivo, di estremo controllo, quasi “punitivo”…aspetti che non condivido: spesso si confonde l’autorevolezza – giusta e necessaria – con l’autoritarismo, errato e controproducente.

Alcuni gesti contribuiscono più di altri: una pacca sulla spalla, un invito alla macchinetta del caffè, una colazione condivisa, un pensiero inaspettato.

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di comunicare notizie buone e, in alcuni casi, del tutto inaspettate, ad alcuni colleghi e colleghe: vedere i sorrisi sinceri sui volti delle Persone, persino lacrime di gioia in alcuni casi, mi hanno persuasa ulteriormente di quanto le piccole cose possano appunto avere forti conseguenze. Non parlo solo di gratificazioni economiche ma anche, e soprattutto, delle conseguenze sul lato personale, più emotivo e volto alla condivisione.

Sono fortemente convinta che un buon ambiente, volto all’ascolto e alla continua ricerca dell’armonia possa avere un impatto più proficuo sia sul contesto stesso di quell’ambiente (che si tratti di un ufficio o di casa nostra o persino della palestra dove ci alleniamo!) che sul mantenimento dell’efficacia nel tempo.

Alcuni di voi in questo momento potrebbero sorridere pensando “sì sì, certo, bello avere un bell’ambiente, ma non basta … a fine mese ci devo arrivare sereno e con un buon compenso che mi consenta di vivere dignitosamente“.

Come darvi torto, sono due lati della stessa medaglia, ma chiedetevi questo: preferireste guadagnare di più ma lavorare in un ambiente tossico oppure magari un po’ di meno ma alzarvi con il sorriso all’idea di cominciare?

Attenzione…di proposito non ho scritto “guadagnare poco” perché sono una sostenitrice del diritto ad un equo e dignitoso compenso, ma credo che un equilibrio tra i due fattori sia da ricercare continuamente.


Le piccole cose…quelle che ci ricordiamo

Mentre frequentavo l’Università ho sempre lavorato, magari solo poche ore al giorno, ma ho fatto il possibile per non gravare sul bilancio dei miei genitori prima e di mio marito negli ultimi anni. Ricordo due estati in particolare in cui sono stata animatrice in due diversi paesi.

Il primo anno è stato davvero difficile: noi animatori non avevamo strumenti, ci dovevamo inventare ogni giorno qualcosa da fare per intrattenere i bambini, non esisteva una vera supervisione né una progettualità, tutto era lasciato alla nostra buona volontà.

Nel contratto di collaborazione non era affatto chiaro quanto avremmo guadagnato al termine dell’esperienza, ma mi importava poco, volevo soprattutto fare esperienza.

Quando alla chiusura siamo stati retribuiti ho avuto (e come me i miei compagni di avventura) quasi uno shock: la cifra era molto più alta di quanto avessi immaginato…ma ciò non mi ha resa felice, per niente.

Se una parte di quel compenso fosse stata impiegata dai gestori (o da noi stessi…se ne avessimo avuto sentore per tempo) per acquistare  più strumenti e giochi per i bambini noi avremmo faticato meno, loro si sarebbero divertiti di più e ci sarebbe stata più armonia, più…equilibrio.

L’anno successivo l’impatto è stato completamente diverso: sapevo da subito che avrei guadagnato meno, ma gli organizzatori ci hanno appunto spiegato che avevano preferito investire su un’adeguata progettazione e su strumenti utili.

E hanno fatto bene.

Il nostro compenso era comunque più che accettabile e ancora oggi a distanza di quasi trent’anni ricordo quell’esperienza come una delle più belle e gratificanti! Le piccole cose che siamo riusciti a creare con i bambini hanno infuso gioia tanto a loro quanto a noi, rendendo quei giorni indimenticabili.


Non smettiamo MAI di crederci!

Concludo con un invito: non smettiamo mai di credere nel potere delle piccole cose, nella forza dei piccoli gesti.

L’insegnante che dice “bravo!” ad un allievo che a fatica è riuscito a raggiungere la sufficienza, il responsabile che si congratula con la sua dipendente e la ringrazia per il suo supporto, la persona comune che lascia qualche spicciolo nel cappello di un senzatetto, nostro figlio che ci offre una fetta della sua torta di fango appena ultimata…no, davvero, non smettiamo mai, perché le piccole cose possono scaldare il cuore di chi ci sta vicino e, di riflesso, anche il nostro.

Vi saluto con una splendida citazione tratta da un monologo di Robin Williams nel bellissimo film “Will Hunting: Genio ribelle

(…) momenti stupendi, sai? Piccole cose, così. Però…sono queste le cose che più mi mancano…le piccole debolezze che conoscevo solo io, questo la rendeva mia moglie, anche lei ne sapeva di belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci. Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono, sono la parte essenziale.


Simona Battistella Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Simona Battistella
HR Manager | Trainer
Bio | Articoli | AIIP Dicembre 2023
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