
Il Sistema 0: La Mente Invisibile che ci porterà ad Una Crisi Cognitiva?
Come L’Intelligenza Artificiale ha cambiato il nostro modo di pensare
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Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia è una presenza costante. L’accessibilità a sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) sta trasformando radicalmente la nostra esperienza quotidiana, influenzando non solo le nostre abitudini in termini di comportamenti, ma anche il modo in cui pensiamo, ragioniamo e percepiamo la realtà intorno a noi e noi stessi.
Il premio Nobel Daniel Kahneman ci ha insegnato che il nostro cervello può usare due strade per processare le informazioni:
- Una strada è quella “veloce”, cioè un modo di processare le informazioni che opera inconsciamente e automaticamente con minimo controllo volontario (il Sistema 1)
- Una seconda strada è quella “lenta”, che viene selezionata nel momento in cui ci troviamo di fronte ad attività mentali impegnative e complesse, che richiedono coscienza, focalizzazione, e ragionamento (il Sistema 2).
Tuttavia, la moderna invasione della tecnologia su larga scala ha messo in luce la necessità di estendere questo “sistema binario”. Questa necessità è stata resa esplicita e concretizzata nell’articolo articolo apparso su Nature Human Behaviour intitolato The case for human–AI interaction as system 0 thinking.
Il gruppo di ricerca coordinato dal professore Giuseppe Riva dell’Università Cattolica di Milano ha suggerito l’aggiunta di un terzo sistema di pensiero: Il Sistema 0. Se il Sistema 1 è intuitivo e veloce e il Sistema 2 lento e razionale, il Sistema 0 non è altro che la forma di pensiero basato sull’IA. Questo Sistema si configura come un sistema cognitivo esterno alla nostra mente, che funziona da supporto, intervenendo – in linea di principio, dovendo intervenire – per compensare ai limiti cognitivi intrinseci dell’essere umano.
Quali sono le caratteristiche del Sistema 0?
Essendo questo sistema data driven e primariamente basato su macchine, si tratta di un metodo di processamento di informazioni “veloce” in grado di processare numerosi dati in frazioni di secondo. Tuttavia, esiste una caratteristica fondamentale che lo differenzia dai nostri sistemi biologici: nonostante il grande bagaglio di conoscenza che è in grado di processare ed acquisire, si tratta di un sistema privo di coscienza. Questo significa che un sistema di IA può “conoscere” molte più informazioni di un essere umano, ma non ne ha consapevolezza. Per esempio, un modello di linguaggio avanzato può rispondere a domande su emozioni, filosofia o etica, senza avere un’esperienza soggettiva del mondo.
Questa distinzione tra conoscenza e coscienza ha una implicazione molto importante: in quanto esseri umani coscienti e consapevoli, rimaniamo necessari ed indispensabili. In altri termini, il Sistema 0 dovrebbe essere affiancato da un cervello umano per poter funzionare al meglio e dare effettivamente il massimo.
Come interagiscono questi tre sistemi?
L’idea di base avanzata nell’articolo è che il Sistema 0 pre-processi le informazioni prima che queste arrivino al Sistema 1 ed al Sistema 2, fungendo in un certo senso da filtro o imbuto. Il grande vantaggio di questa interazione tra sistemi è la massimizzazione di pensiero di diversa natura ed una ottimale integrazione di pensiero analitico, intuitivo e computazionale.
Quali conseguenze potrebbe portare sulle nostre capacità cognitive?
Non esiste una vera e propria risposta a questa domanda al momento. In quanto esseri umani siamo cognitive misers (avari cognitivi), cioè, tendiamo al risparmio energetico quando possibile. Ecco, quindi, che abbiamo la responsabilità di non cedere alla tentazione di affidarci troppo al Sistema 0, non mettendo da parte la nostra capacità di pensiero critico, di ragionare in modo autonomo ed avere idee innovative. La tecnologia nasce per facilitarci la vita, per permetterci di dare maggiore valore al nostro tempo ed alla nostra vita. Non nasce quindi con l’intenzione di sostituirci, darci modo di scappare dai nostri compiti e/o dalle nostre responsabilità. In altri termini, dobbiamo mantenere un ruolo attivo e di co-costruttori del pensiero per non diventare degli zombie.
Cosa fare ad oggi per non diventare zombie?
Se vogliamo cercare di rispondere a questa domanda da un punto di vista tecnico, è necessario incrementare la trasparenza dei sistemi di IA, in modo tale che il loro percorso di ragionamento sia chiaro ed accessibile. Solo ripercorrendo il suo percorso logico di ragionamento possiamo coscientemente valutare quanto proposto dall’IA e determinare se siamo d’accordo, se non lo siamo, e se la sua risposta è corretta o presenta degli errori. Se vogliamo cercare di rispondere prendendo da un punto di vista psicologo, è necessario prevedere percorsi di educazione digitale: se serve una patente per andare in macchina, perché non dovrebbe servire un patentino per poter accedere a determinati strumenti? Educare le persone su come navigare in questo nuovo ambiente cognitivo è di fondamentale importanza per evitare i rischi di un’eccessiva dipendenza da questi sistemi ed un impoverimento delle proprie abilità cognitive, evitando quindi di diventare degli zombie.
Dott.ssa Giulia Brizzi
Psicologa e Dottoranda di Ricerca in Psicologia
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