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Insegnare e apprendere nel mondo contemporaneo: il ruolo del Content and Language Integrated Learning [CLIL]

Le potenzialità della metodologia CLIL nella didattica

Image by National Cancer Institute on Unsplash.com


IL CLIL (Content and language integrated learning) è un metodo di insegnamento innovativo che si struttura e si sviluppa coerentemente con i molteplici cambiamenti che stanno coinvolgendo la didattica fin dagli ’80 del Novecento, quando la didattica di taglio oggettivistico ha perso il suo dominio.


Dalla didattica oggettivista al costruttivismo: un cambiamento epocale

Il taglio oggettivistico si basava su un’organizzazione scientifico-razionale, ma soprattutto sull’idea che l’intelligenza fosse unica con apice nel pensiero logico-deduttivo (La didattica di taglio oggettivistico domina fino agli anni ’50 e si basa sul comportamentismo di Burrhus F. Skinner e sulla scienza cognitiva, con Skinner fra gli altri come caposaldo), sulla base anche del neopositivismo che vedeva la conoscenza implementabile in una macchina come se fosse un computer. Ma i computer non possono fare tutto, serve un insegnante, e quale insegnante? Così negli anni ’80 la didattica oggettivistica cede il posto a quella costruttivista. Il costruttivismo riprende il comportamentismo e il cognitivismo rimuovendo tuttavia la cieca fiducia nell’oggettività, ma traendo invece come conclusione il fatto che non esista un’unica intelligenza o una realtà oggettiva ma che ogni individuo sulla base dell’esperienza dà un suo senso a ciò che vede.

Per questo, alcuni studiosi come George A. Kelly parlano di costrutti, e nel suo caso specifico di alternativismo costruttivo. L’impostazione didattica si muove allora, dalla fenomenologia di Husserl, il pensiero di Nietzsche, e dalle premesse che ho citato poc’anzi, verso una nuova era. Quella che non vede i comportamenti umani e di conseguenza l’insegnamento come strutturato sequenzialmente, con valutazioni sempre oggettive e spiegazioni causali, ma che si apre a nuove idee. La didattica costruttivista abbandona l’immagine dell’insegnante come fornitore di fredde informazioni e soprattutto l’idea di una conoscenza chiusa e conclusa. La conoscenza si svolge attraverso forme di collaborazione sociale e forme di confronto.

Questo cambiamento è fondamentale in quanto consente di seguire i ritmi della società contemporanea, tremendamente piena di cambiamenti, fluida ed estremamente liquida, come la definì il sociologo Zymunt Bauman. Dobbiamo essere sempre pronti a elaborare nuove modalità di insegnamento e di conseguenza di apprendimento.


Il CLIL: una metodologia per la didattica del futuro

Tra i metodi di apprendimento più coerenti con questo nuovo clima vi è sicuramente il CLIL. Veicolare l’apprendimento integrando contenuti disciplinari in lingua straniera è un’idea che nasce fin dagli anni ’70 per rafforzare naturalmente la conoscenza di una L2. Il CLIL non si limita, tuttavia, a fare ciò. Se il nuovo sistema educativo ha superato l’idea di know what, cioè semplicemente possedere le conoscenze dichiarative come concetti, idee, nozioni, è perché è diventato fondamentale il know how, ovvero il sapere fare, ma anche il know why, ovvero saper essere. Usando la metodologia CLIL è possibile favorire proprio l’evoluzione di un sapere più completo che si muove in questa nuova triade. Posto il know what, la conoscenza della materia, il know how diventa bilingue e il know why si tinge di tantissimi altri colori.

Nell’attuazione della metodologia CLIL forse più che in qualsiasi altra attività scolastica, sono indispensabili alcune qualità richieste al docente. Prima tra tutte, è fondamentale naturalmente che si sia in grado di lavorare in squadra: è chiaro che tanto il docente di disciplina quanto il docente di lingua devono diventare due risorse alla pari in grado di cooperare, poiché si compensano a vicenda.

Per aiutare gli studenti, quindi, è fondamentale prima di tutto che si realizzi questo lavoro di squadra. Da qui il professore deve essere in grado di avviare i discenti verso una serena conoscenza della materia, tenendo conto dei loro bisogni e del modo in cui loro stessi conoscono, alla luce per esempio della cosiddetta tassonomia di Benjamin Bloom. Essa è usata dalla psicologia dell’educazione per definire le fasi dell’apprendimento degli studenti e realizzare per obiettivi un processo educativo il più possibile adeguato a loro. Seguire la tassonomia di Bloom, aggiornata poi da Lorin Anderson nel 2001, significa per il CLIL corrispondere a una delle quattro C, la cognizione, ovvero attivare la capacità cognitiva (cognition) degli studenti. Nella progettazione del CLIL si deve infatti tenere conto del Quadro didattico delle quattro C (The 4C’s Teaching Framework): contenuto, cognizione, comunicazione e cultura.


Il ruolo del docente CLIL: facilitatore, collaboratore, guida

Nel corso della lezione è quella della comunicazione la funzione principale del docente, non solo perché trattandosi di uno studio che serve ad arricchire la conoscenza della lingua la comunicazione è il fiore all’occhiello, ma anche in quanto il compito di incoraggiare gli studenti a partecipare attivamente alla comunicazione e di intervenire principalmente per fornire supporto anche proprio a questa missione, è fondamentale. Per fare ciò il docente deve diventare, si dice, un facilitatore, realizzando quello che nel 1976 tre psicologi (Jerome Bruner, David Wood, Gail Ross) definirono per la prima volta scaffolding. In inglese significa letteralmente “impalcatura”: figura chiave è quindi quella del tutor che affianca nell’apprendimento e nella scoperta un soggetto apprendente.

L’ipotesi di partenza è che l’apprendente sia in possesso di alcune abilità di base, chiamate abilità inferiori, e nella sua azione il tutor deve prevedere che queste abilità vengano combinate per raggiungere un’abilità superiore, mediante la risoluzione di un problema più o meno complesso in cui il docente funge da impalcatura, come teorizzato fra gli altri da Jerome Bruner.

Con scaffolding intendiamo quindi quelle strategie di sostegno e di guida ai processi di apprendimento che consentono di svolgere un compito anche se non si hanno ancora le competenze per farlo in autonomia. All’inizio soprattutto del percorso CLIL è bene che questa impalcatura sia sempre più forte, per poi lasciare spazio al cosiddetto “fading”, ovvero “dissolvenza”. Quella strategia comportamentale che consiste nella graduale attenuazione di uno stimolo, cioè di un prompt, fino alla sua completa eliminazione. I prompt, quindi gli stimoli, sono un preciso compito del docente verso gli studenti.


Prof.ssa Silvia Argento Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Prof.ssa Silvia Argento
Docente e scrittrice
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