La mia prima maratona
Sette lezioni di vita che ho imparato
Amo correre. Lo faccio da quasi 10 anni per passione, perché mi rilassa, mi fa sentire libera e mi distrae dalla frenetica vita londinese.
Il mio sogno di correre una maratona è iniziato dopo aver corso la mia prima mezza maratona di 21 km nel 2017. Si dice che la mezza maratona rappresenti una distanza ideale per un runner, perché non è né troppo facile né troppo difficile, è una sfida considerevole ma non estrema, che stanca ma che non sfinisce. Una maratona è un’altra cosa: è un percorso più lungo di ciò che pensiamo, richiede un allenamento intenso e faticoso, e alla fine lascia completamente stremati.
E finalmente è arrivato il momento tanto atteso: il 21 marzo di quest’anno ho corso la mia prima maratona, anche se l’ho dovuto fare virtualmente a causa del Covid, da sola e in totale auto-sostentamento per le strade di Londra, ma posso dire che è stata un’esperienza incredibile. È stato il risultato di 5 mesi di duro lavoro, sudore e dolore, ma anche il frutto di tanta determinazione, disciplina e resilienza.
Durante questi mesi di allenamento ho imparato sette lezioni importanti sulla vita.
Pianifica gli obiettivi
“Un obiettivo senza un piano d’azione è solo un sogno“, ecco perché è molto importante impostare un programma dettagliato legato a un periodo di tempo specifico ogni volta che abbiamo in mente un obiettivo personale o professionale.
Nel mio caso è stata una tabella precisa che prevedeva corse in salita, sessioni di velocità, allenamenti lunghi e lunghissimi, workout funzionali. Una road map specifica e mirata può aiutarci a raggiungere la nostra destinazione più velocemente ed efficacemente, e mantenerci concentrati sulle nostre priorità dicendo no alle cose che non sono così importanti. In dettaglio, più l’obiettivo è SMART (specifico, misurabile, raggiungibile, rilevante e legato ad una scadenza) più esso potrà essere facilmente trasformato nel risultato desiderato.
Suddividi i tuoi obiettivi, un passo alla volta
42 km rappresentano un percorso molto lungo, e se non vengono scomposti in piccoli mini-obiettivi raggiungibili possono farci facilmente sentire intimiditi e sopraffatti, e possiamo poi rischiare di mollare (o infortunarci nel bel mezzo dell’allenamento).
Sia durante il mio allenamento che durante la maratona ho diviso ogni percorso in diverse tappe, al fine di creare passaggi attuabili (e soprattutto mentalmente accettabili) per raggiungere il mio obiettivo finale.
Il supporto esterno è importante
Avere il supporto delle persone intorno a noi è vitale quando abbiamo a che fare con grandi progetti personali o lavorativi, che si tratti di un aiuto da parte di un professionista o semplicemente del supporto psicologico di amici e familiari.
Prima della maratona ho deciso di contattare un personal trainer (che mi ha poi seguito durante l’intero allenamento fino al giorno della gara) per aumentare la mia performance e forza muscolare, e mantenere alta la mia motivazione durante i momenti più duri. Chiedere aiuto è un segno di coraggio e ci rende più forti, non più deboli.
I momenti più difficili possono essere i più gratificanti
C’è sempre una ricompensa dall’altra parte di ogni sfida nella vita.
A volte diamo il nostro meglio quando siamo messi sotto pressione al lavoro o nella vita privata, e le difficoltà ci spingono davvero al limite; è proprio allora che la nostra fiducia può aumentare e possiamo sentirci davvero orgogliosi del nostro lavoro.
La mia preparazione si è svolta durante il periodo invernale, e devo ammettere che dovermi svegliare la domenica mattina per correre 30 km quando fuori era ancora buio e le temperature erano gelide ha messo a dura prova la mia determinazione e autodisciplina. Ora, ripensando a come ho gestito quei momenti davvero faticosi sento un forte senso di gioia e orgoglio.
Non mollare (neanche quando è l’unica cosa che vuoi fare)
Dopo aver corso 30 km il corpo inizia a possedere minori scorte di glicogeno e sentiamo parecchia stanchezza (e negatività a livello mentale). A quel punto l’unica cosa che vorremmo fare è fermarci e tornare a casa. Quel momento, in cui proviamo il livello di dolore più alto e siamo tentati di smettere, rappresenta l’occasione perfetta per andare avanti.
Churchill disse che “è il coraggio di continuare che conta”: la resilienza è la capacità di ogni essere umano di trasformare le difficoltà in opportunità, sostenere il cambiamento, restare motivati e riprendersi durante o dopo un evento difficile.
Riposa
È bello lavorare sodo, ma dobbiamo anche “giocare” sodo. Durante l’allenamento per una maratona i giorni di riposo sono importanti tanto quanto i giorni di allenamento, e servono per dare al nostro corpo il tempo per riprendersi dagli sforzi e poi tornare ad essere più forte il giorno successivo.
A volte si pensa che lavorare duramente senza fermarsi sia il segreto del successo, ma la realtà è che se prendiamo delle pause, alla fine otteniamo risultati migliori, nello sport come nella vita. Solo chi recupera sufficientemente può ottenere il massimo delle prestazioni.
Sii positivo e goditi il viaggio
Avere una visione positiva della vita aumenta la nostra motivazione e fiducia in noi stessi, e questo a sua volta ci aiuterà a realizzare i nostri sogni e obiettivi più facilmente e ad avere una maggiore soddisfazione nel lavoro e nelle relazioni.
Inoltre è fondamentale vivere l’esperienza del presente e non focalizzarci solo sulle preoccupazioni del passato o i risultati del futuro: quando eliminiamo tutto ciò che è esterno al momento presente, la nostra produttività e concentrazione aumentano. Io mi sono goduta ogni singolo minuto di questa maratona con il sorriso sulle labbra, perché alla fine il viaggio è più importante della destinazione.
Questo ho imparato durante i 5 mesi di allenamento pre-gara e durante il giorno dell’evento. E dopo una preparazione di 21 settimane, 1.170 km e 2 paia di scarpe consumate, ho finalmente completato la mia prima maratona in 4 ore, 19 minuti e 40 secondi.
Michela Forconi – Life and Performance Coach | Email |