
Meditazione e psicosomatica
Quando la meditazione diventa terapia
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Un discorso sentito uscendo di casa mi ha dato lo spunto per il mio nuovo articolo.
Cammino per strada e sento alcuni vicini che parlano di una comune conoscente dicendo che per una sua problematica di salute questa povera donna passava tutta la giornata dormendo e piangendo. Uno dei vicini dice “non ha gli strumenti per affrontare la situazione”.
Ecco, moltissimi non lo sanno, ma proprio qui inizia il lavoro dello psicologo, e in particolar modo dello psicologo che si occupa di malattia in particolar modo cronica.
Curiosamente…
le persone percepiscono tuttora la psicologia, dopo 150 anni dalla sua nascita (la data “ufficiale” della psicologia come scienza è il 1879 con il laboratorio di Wundt), come qualcosa per “i matti”. Se vai dallo psicologo ci vai a raccontare i fatti tuoi, o ti stendi sul lettino e ti psicanalizzano, o chissà cos’altro, ma l’opinione ancora troppo comune è che se ci vai sei “matto” o disturbato, e la salute organica non c’entra niente con la psicologia. La salute fisica, nel pensare comune, è ancora una questione appunto organica e come tale va curata con farmaci o trattamenti esclusivamente medici. Da qui il corollario che se non esistono farmaci allora non può esistere cura o nessun genere di trattamento.
Tale credenza è assolutamente falsa ed inadeguata, è un retaggio culturale totalmente errato e conduce tantissime persone che soffrono ad una sofferenza continua quando potrebbero invece fare molto.
La Psicologia è la scienza che fondamentalmente tratta il pensiero e il comportamento umano in tutta una varietà di sfaccettature. E, udite udite, le sue applicazioni sono praticamente universali.
Esiste la psicologia clinica, la psicologa evolutiva, la psicologia del lavoro, la psicologia dello sport, esistono tantissime “psicologie”. Tra l’altro pochissimi sanno che anche alcuni psicologi hanno vinto Premi Nobel per la Medicina, dando importanti svolte alla comprensione del funzionamento del corpo umano e del suo modo di essere e di funzionare.
Oggi la psicologia può essere intesa quindi correttamente come parte imprescindibile in un corretto percorso di terapia anche organica, e non solo come sostegno psicologico. Vale anzi il principio che più è cronico tanto più necessita di intervento e di un percorso psicologico.
Pet quanto mi riguarda, sto fondamentalmente nel campo delle neuroscienze. Ad esempio mi occupo di meditazione da più di 30 anni, cercando di spiegare come si applica e utilizzando la meditazione nell’approccio appunto al malato cronico.
Le tecniche di meditazione (ripetiamo LE tecniche di meditazione, perchè non esiste assolutamente una meditazione migliore di un’altra ma va sempre personalizzata) offrono numerosi benefici sia psicologici che organici, effetti riconosciuti e supportati da molteplici studi scientifici.
Per comodità “dividiamo” generalmente la nostra descrizione in effetti psicologici ed organici ma va sempre ricordato che le due cose sono fondamentalmente indivisibili e che lavorare su un aspetto significa inevitabilmente e necessariamente lavorare anche sull’altro.
Effetti “psicologici”
Facendo riferimento a “meditazione” in generale, i vantaggi sono simili per tutte le tecniche che abbiano il processo alla base per cui la pratica si possa definire “meditazione”. Ci sono pratiche che puntano più ad uno scopo rispetto ad un altro, qui diamo semplicemente una descrizione in generale.
Gli effetti psicologici sono tantissimi appunto. Ad esempio si può avere riduzione dello stress (con diminuzione dei livelli di cortisolo), miglioramento della concentrazione e della memoria, aumento della consapevolezza, riduzione dei sintomi ansiosi, dei sintomi depressivi (dei disturbi dell’umore in generale, arrivando non di rado ad essere probabilmente anche migliore rispetto ad una terapia antidepressiva farmacologica), viene favorito il sonno, si hanno effetti utili nei disturbi di personalità, e migliorano anche le relazioni interpersonali aumentando compassione ed empatia. Ma ce ne sono anche tantissimi altri.
Non è poco per chi vuole stare emotivamente meglio.
Effetti “organici”
La meditazione ha quindi effetti organici ed un potenziale terapeutico a livello organico? Asssolutamente si!
La meditazione può portare a cambiamenti nella struttura del cervello, come l’aumento di materia grigia associate alla memoria, all’apprendimento, e alla regolazione emotiva. La meditazione ha diversi effetti sul sistema nervoso centrale e periferico. Ha effetti sul sistema cardiovascolare regolarizzando ad esempio la pressione sanguigna e migliorando la salute cardiovascolare generale.
Rinforza il sistema immunitario aumentando la produzione di anticorpi. Regola il metabolismo. Regola i livelli di produzione e disponibilità dei neurotrasmettitori come ad esempio serotonina e dopamina. E tantissimi altri effetti.
In tantissimi casi permette riduzione di farmaci, in tanti altri casi arriva a fungere da terapia stessa quando il soggetto è farmacoresistente o quando non esistono farmaci. Ad oggi la meditazione è anche studiata come fattore importante in epigenetica.
Una delle cose che mi ha appassionato sin dall’inizio facendo ricerca erano le regressioni tumorali indotte da tecniche meditative, aspetto importantissimo della psicooncologia ma tuttora ancora oggi poco seriamente approfondito e valutato. Poi sono passato più per esigenze cliniche ospedaliere al dolore cronico e al malato cronico in generale, utilizzando e insegnando in ambito universitario tecniche di meditazione da me stesso codificate appositamente per la cronicità quali la Harmony e la Analogic Meditation. Sono stato sempre particolarmente attento ai pazienti farmacoresistenti o con patologie considerate generalmente ingestibili se non inguaribili.
In un mio vecchio articolo di psicocooncologia ho citato, e qui riporto, un importante studio del 1987 in cui si dava concreta evidenza che una tecnica di Meditazione Trascendentale praticata da soggetti per 5 anni era stata in grada di migliorare notevolmente lo stato generale di salute dei pazienti e che i costi ospedalieri per malati di cancro erano stati del 55.4 % in meno rispetto ad un gruppo di controllo, oltre che dell’87 % in meno per malattie cardiologiche, del 30.4 % in meno per malattie infettive, per il 30,6 % in meno per disordini mentali e addirittura l’87,3 % in meno per malattie del sistema nervoso. Insomma, una … terapia ad ampio spettro, tra l’altro con costi contenuti.
Personalmente, mi permetto di dire che soffrendo di un problema neuropatico, avendo provato farmaci di ogni genere, non ho MAI trovato niente di meglio che tecniche di meditazione mirate per il dolore.
Quali tecniche per il paziente?
Ci tengo ancora a specificare che ho citato la MT nello studio del 1987 ma ricordo che tutte le tecniche di meditazione sono ottime e che ogni tecnica di meditazione va individualizzata e scelta in base alle condizioni, agli scopi e alle preferenze del paziente, senza preclusioni. Non esiste che la meditazione A è meglio della B a prescindere. Thich Nhat Hanh ad esempio diceva: “Non c’è un’unica via per la meditazione. Ogni tecnica ha il suo valore e può portare alla pace interiore. L’importante è quella che risuona con te e praticarla con costanza”.
Le tecniche di meditazione da me codificate sono ad esempio praticabili dai pazienti preferibilmente in seduta in quanto più specifiche e sempre individualizzate per il malato e le sue problematiche personali, e sono inserite in un percorso di comprensione e di auspicata personale risoluzione per il paziente ove ritenuto possibile.
Dato l’impegno richiesto offrono prospettive diverse e il paziente necessita di essere seguito in modo particolare, diversamente da altre tecniche che possono più comodamente essere praticate quotidianamente a casa propria (quanto realmente il paziente che le pratica ha una reale ed efficace conoscenza e comprensione di cosa sia la meditazione?). Io personalmente preferisco seguire molto attentamente il paziente fondamentalmente per due motivi: il primo è che così sono realmente sicuro che il paziente stia effettivamente praticando (molti pazienti sono “pigri”, molti pazienti dicono di avere già praticato tecniche di meditazione per un tempo indefinito poi chiedendo loro di mostrare cosa abbiano praticato si scopre che non hanno praticato meditazione ma qualche ciarlatanata, oppure che hanno effettivamente praticato ma non erano tecniche efficaci), e il secondo è che in una pratica seria ci possono essere vizi di pratica o effetti collaterali molto spesso sottostimati o ignorati che possono o impedire un progresso funzionale o obbligare ad una interruzione o di quella tecnica o della meditazione stessa.
Anche ai medici ai quali sono state insegnate la Harmony e la Analogic era stato espressamente esplicitato di porre particolare attenzione al paziente nella sua unicità e problematica, fosse per un tumore, un mal di testa, un esame medico potenzialmente doloroso o un’estrazione dentale, perché OGNUNO è diverso da tutti gli altri.
Conclusioni…o inizio?
Le conclusioni di questo articolo sono valide solo per questo articolo, avendo potuto accennare con mio enorme piacere ad alcuni vantaggi delle tecniche ed avendo dato una velocissima “spolverata” all’argomento per ricordare che la meditazione non dovrebbe essere un percorso opzionale bensì possiamo affermare necessario per la salute dell’individuo e che dovrebbe essere integrato in ogni terapia in particolar modo cronica o con una diagnosi ed una prognosi sconosciute o peggio ancora infauste.
I nuovi inizi vorranno essere nuovi articoli dedicati all’utilizzo della meditazione in tutta una serie di patologie, in particolar modo croniche, accennando alla ricerca scientifica ed ai risultati ottenuti e cercando di spiegare al grande pubblico lil significato e la reale utilità di queste tecniche.
Sono sicuro che la nostra vicina di casa…forse avrebbe molti più strumenti affidandosi ad un percorso psicologico mirato al suo caso.
E no, lo psicologo non è il dottore dei matti. E la psicologia della salute, anzi per dirla come diceva il mio professore di fisiologia all’ Università, “la psicosomatica è una cosa seria”.
Bibliografia:
– Mahony A. https://www.neuroscienze.net/the-use-of-meditation-in-cancer-treatment/
– Orme-Johnson D. Medical care utilization and the trascendental meditation program. Psychosom Med 1987; 49: 493-507.
Dott. Alessandro Mahony
Psicologo
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