
Phubbing, quando lo smartphone ostacola l’interazione
Focus sul fenomeno che sta deteriorando le relazioni odierne
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Gli smartphone sono strumenti che si sono inseriti nella nostra vita gradualmente, a partire dal 2007, anno in cui Steve Jobs presentava al mondo il primo iPhone touchscreen senza tastiera fisica, la gamma di compiti che questi strumenti sono in grado di svolgere si è ampliata notevolmente, con l’integrazione di nuove tecnologie e software sempre più performanti. Oggi con il nostro cellulare possiamo ordinare il cibo a domicilio, guardare la nostra serie preferita e commentarla con gli amici, fare foto e video di altissima qualità, rispondere alle mail di lavoro, raggiungere qualsiasi destinazione, giocare, ascoltare musica, controllare il meteo, vedere le ultime notizie e tanto altro. Grazie alle ridotte dimensioni ed alla facilità di utilizzo, è diventato uno strumento onnipresente, è ormai impensabile non portarlo con sé ovunque andiamo.
Tuttavia, l’ampio utilizzo di questo dispositivo ha sollevato numerose preoccupazioni sulla salute mentale degli individui, con la comparsa di nuovi tipi di dipendenza, problematiche psicologiche e impoverimento delle relazioni interpersonali.
Un comportamento particolarmente interessante associato all’utilizzo dello smartphone in contesti sociali è il phubbing.
Il termine phubbing deriva dalla fusione delle parole inglesi “phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare) ed è riferito proprio al comportamento di snobbare qualcuno in un’interazione faccia a faccia per dedicarsi al proprio smartphone.
Secondo gli autori Chotpitayasunondh e Douglas (2016): “Il phubbing consiste nell’usare uno smartphone in un contesto sociale di due o più persone e nell’interagire con lo smartphone anziché con la persona o le persone presenti”.
Questo termine è stato utilizzato per la prima volta nel 2012 in una campagna pubblicitaria australiana e da allora numerose ricerche ne hanno studiato le caratteristiche e gli effetti sulla vita delle persone.
Diffusione e caratteristiche del phubbing
Questo comportamento, definito anche di “presenza assente” (essere presenti fisicamente ma con il telefono in mano che monopolizza tutta l’attenzione), è ampiamente diffuso nella società odierna, presentandosi in maniera significativa soprattutto nei paesi occidentali ed asiatici (Barbed-Castrejón et al. 2024; Davey et al. 2018) sia nei giovani che tra gli adulti (con percentuali che vanno dal 35 al 50%) (Peleg & Boniel-Nissim, 2024).
Diverse ricerche hanno riscontrato conseguenze psicologiche negative sia per chi fa phubbing (phubber) che per chi lo riceve (phubbee). Sebbene distogliere l’attenzione dall’interlocutore per dedicarsi al proprio telefono possa alleviare momentaneamente l’ansia e lo stress in una particolare situazione, potrebbero verificarsi nel lungo periodo gravi effetti negativi sulle relazioni interpersonali (Guazzini et al. 2019).
Il phubbing può accrescere la gelosia tra due partner, indebolire il legame di coppia, aumentare i tassi di depressione oltre che minare la percezione di vicinanza, fiducia e qualità della conversazione (Al‐Saggaf & O’Donnell, 2019).
È interessante notare che il comportamento di reciprocità nelle interazioni umane, porta la persona ignorata (il phubee) a comportarsi allo stesso modo, dando vita ad un circolo vizioso che oltre a deteriorare ulteriormente la relazione con l’altro, rende il comportamento del phubbing normativo o accettabile (Chotpitayasunondh & Douglas, 2016).
Ma a cosa potrebbe essere dovuto questo fenomeno?
Alla base di comportamenti di phubbing sembrerebbero esserci: dipendenza dalle tecnologie, paura di essere tagliati fuori (FoMO) e mancanza di autocontrollo (Al‐Saggaf & O’Donnell, 2019). In particolare, un uso problematico dello smartphone, la dipendenza da internet e dai social network, sono risultati essere i fattori più significativi associati a comportamenti di phubbing, indipendentemente da: genere, livelli di autostima e quantità di risorse sociali a disposizione (Arenz & Schnauber-Stockmann, 2023).
Benché il phubbing si presenti maggiormente in persone che mostrano già un utilizzo problematico con il proprio dispositivo mobile, è necessario sottolineare che proprio per la tendenza a considerarlo come accettabile, per il bisogno costante di ricevere una gratificazione immediata e per l’abitudine a svolgere più di un compito allo stesso momento, questo fenomeno si sta diffondendo sempre più, abbracciando ambiti e situazioni diverse (Al‐Saggaf, & O’Donnell, 2019).
Come affrontare il phubbing
Se vogliamo mantenere sane e vive le nostre relazioni interpersonali è necessario innanzitutto prendere consapevolezza delle nostre abitudini.
Quando interagiamo con qualcuno siamo soliti avere il cellulare vicino, poggiandolo sul tavolo con lo schermo rivolto verso di noi o tenendolo in mano?
Quando arriva una notifica controlliamo immediatamente il cellulare o sentiamo il forte desiderio di vedere di cosa si tratta?
Ci capita spesso di messaggiare, commentare o semplicemente dare un’occhiata ai social o alle altre app mentre stiamo ascoltando una persona davanti a noi?
Tendiamo ad essere maggiormente distratti dal cellulare quando interagiamo con persone con le quali abbiamo maggiore confidenza (familiari, partner, amici di lunga data)?
Come ci comportiamo se la persona davanti a noi inizia ad utilizzare il cellulare?
Queste domande potrebbero aiutarci a riflettere sulla relazione che tendiamo ad avere con il nostro cellulare. Spesso ignoriamo l’altra persona senza nemmeno accorgercene, ripetendo inconsapevolmente schemi ed abitudini che si sono consolidate nel tempo.
Successivamente, una buona strategia potrebbe essere quella di mettere il cellulare in un posto difficilmente raggiungibile, che ci obblighi ad alzarci o fare un certo sforzo per controllarlo.
Per quanto riguarda le notifiche, è possibile disattivarle dalle impostazioni del telefono lasciando attive solo quelle relative alle chiamate, in questo modo resteremo disponibili in caso di emergenza e non saremo tentati da social, messaggi o email mentre ci perdiamo in una piacevole conversazione.
Spesso, quando siamo vittima di phubbing tendiamo a non comunicare all’altro il nostro fastidio o il nostro bisogno di essere ascoltati attivamente, soprattutto con le persone che conosciamo di più, ciò come abbiamo visto, può far sembrare questo comportamento accettabile e spingerci a comportamenti simili. Può essere utile, in questi casi, esprimere chiaramente il proprio dissenso, comunicare gentilmente che per noi è un comportamento sbagliato oppure decidere di comune accordo di non utilizzare il proprio cellulare per tutta la durata dell’incontro.
Stiamo vivendo rapide mutazioni nella società odierna che impongono riorganizzazione e adattamento, alcune volte potremmo sentirci sopraffatti e cadere vittima di abitudini dannose per noi e per chi ci circonda. In questa grande confusione può essere utile identificare le poche cose che davvero ci fanno stare bene e cercare di preservarle, resistendo a gratificazioni momentanee ed effimere.
Bibliografia
– Al‐Saggaf, Y., & O’Donnell, S. B. (2019). Phubbing: Perceptions, reasons behind, predictors, and impacts. Human Behavior and Emerging Technologies, 1(2), 132-140
– Arenz, A., & Schnauber-Stockmann, A. (2023). Who “phubs”? A systematic meta-analytic review of phubbing predictors. Mobile Media & Communication, 12(3), 637-661. https://doi.org/10.1177/20501579231215678
– Barbed-Castrejón, N., Navaridas-Nalda, F., Mason, O., & Ortuño-Sierra, J. (2024). Prevalence of phubbing behaviour in school and university students in Spain. Frontiers in psychology, 15, 1396863. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2024.1396863
– Chotpitayasunondh, V., & Douglas, K. M. (2016). How “phubbing” becomes the norm: The antecedents and consequences of snubbing via smartphone. Computers in human behavior, 63, 9-18. https://doi.org/10.1016/j.chb.2016.05.018
– Davey, S., Davey, A., Raghav, S. K., Singh, J. V., Singh, N., Blachnio, A., & Przepiórkaa, A. (2018). Predictors and consequences of “Phubbing” among adolescents and youth in India: An impact evaluation study. Journal of family & community medicine, 25(1), 35–42. https://doi.org/10.4103/jfcm.JFCM_71_17
– Guazzini, A., Duradoni, M., Capelli, A., & Meringolo, P. (2019). An explorative model to assess individuals’ phubbing risk. Future Internet, 11(1), 21
– Peleg, O., & Boniel-Nissim, M. (2024). Exploring the personality and relationship factors that mediate the connection between differentiation of self and phubbing. Scientific reports, 14(1), 6572. https://doi.org/10.1038/s41598-024-55560-1