Il viaggio, un soffio di follia
Lì dove finisce il conosciuto comincia la sfida
Ogni volta che lascio un porto sicuro, per fare vela verso il mare aperto, un misto di paura e curiosità abitano nel mio cuore.
C’è’ una componente importante nella mia vita, la curiosità, che mi ha guidato a lasciare ciò che era considerato sacro nella mia famiglia, lavoro, casa, affetti e gettarmi, zaino in spalla, verso un qualcosa che pur non conoscendolo mi attraeva.
Era il lontano 1989, quando dopo aver girato in lungo e in largo con ogni mezzo l’Europa, decisi che l’India sarebbe stata la mia meta.
Avevo ipotizzato un viaggio di circa un mese, ciò che non avevo previsto è che mi sarei fermato per quasi un anno, incominciando a chiarirmi ciò che stavo cercando, un sentiero, una via, per rispondere alla domanda chi sono.
L’India, il sacro, mi hanno catturato, affascinato, impaurito, portandomi a tornare in quel continente, ogni volta che potevo, tanto che anche questo articolo ha visto la nascita proprio da questo incredibile, contraddittorio paese.
Il viaggio comincia come desiderio, curiosità, una spinta irrazionale, un atto d’amore, verso ciò che ancora non conosciamo.
La mente prova a definire la destinazione, confinarla, cercando tra tante possibilità di anticipare l’imprevisto, il cuore lentamente ci conduce alla sola scelta possibile.
E quando la scelta è presa una telefonata ad un terapeuta, l’acquisto di un biglietto, il fare uno zaino diventano l’agire necessario.
La motivazione ci guida al rischio del primo passo.
La spinta affonda le sue radici nel sentirsi stretti negli abiti del quotidiano, non c’è nulla che non vada eppure è proprio il tutto che non funziona.
Non è qualcosa in particolare eppure riguarda proprio un aspetto preciso della nostra vita.
Il viaggio nasce da un sentire profondo che non si accontenta, che preme con l’imprecisa sensazione che ci sia qualcosa d’altro che ci aspetta, che attende, non lo conosciamo ancora ma percepiamo la nostra attuale scomodità.
Ci sono voluti molti anni, attraverso una ricerca che è diventata la mia vita, affrontando diverse crisi personali, intense, profonde, necessarie, approfondendo percorsi di crescita personale e professionali, apparentemente diversi, per imparare a vivere parole chiavi che oggi guidano il mio agire.
Fiducia, accogliere il cambiamento, curiosità , gentilezza.
L’amore è l’inizio del viaggio, la sua fine sta nel viaggio stesso. – D. Chopra
Il corpo, la mente sono strumenti meravigliosi quando apprendiamo come viverli, sentirli, in qualità di preziosi alleati nel nostro cammino, riscoprendo risorse che ci permettono di esplorare, apprendere.
Ognuno di noi impara a farli funzionare nel proprio contesto familiare, dove esistono precise regole, schemi, che governano il linguaggio affettivo, dandoci i limiti di come esplorare, manifestare, le proprie emozioni, offrendoci cornici dove poter dar luce al proprio potenziale.
Queste regole sono per lo più sottese, nascoste, passano attraverso il modo che i nostri genitori hanno appreso come amare, tramandando alle generazioni successive i significati.
Questi schemi governano ogni dimensione della nostra vita, personale, sentimentale, professionale, hanno a che vedere con il modo di sentirsi, stare nella vita stessa.
Ilaria è una ragazzina di 21 anni che per la prima volta vive la sua sessualità nell’estate del 2020, grazie ad un incontro con un ragazzo considerato dalla famiglia un poco di buono.
La madre la giudica e la critica per quella scelta, ma lei insiste, ha vissuto per la prima volta qualcosa che non aveva mai provato prima.
Quando la storia finisce dopo poco tre mesi, si ritrova con una sensazione di vuoto nella sua vita, che la impaurisce, portandola piano piano a chiudersi in casa.
Smette di frequentare l’università, non esce di casa, è terrorizzata che possa accadere qualcosa di drammatico a lei o alla sua famiglia.
Sua madre e suo padre cercano di sdrammatizzare dando la colpa a quello che aveva vissuto con quel ragazzo nell’estate.
Ci sono volute alcune sedute insieme per aprire piano piano le porte della sua vita e far emergere quello che le era accaduto a 16 anni, proprio mentre la sua sessualità stava emergendo, quando aveva scoperto che suo papà tradiva sua mamma con una amica di famiglia.
Questo evento l’aveva getta nel panico, mille emozioni, che con abilità ha dovuto soffocare per sostenere una madre che vivendosi fragile, si è appoggiata su di lei.
Per i restanti quattro anni si è presa carico del funzionamento della relazione tra i suoi genitori, scordandosi completamente di sé.
Quando il ragazzo è entrato nella sua vita, ha riaperto una porta socchiusa, la sessualità, e nel lasciarla ha riattivato quel vuoto già provato.
L’atteggiamento dei suoi genitori, le critiche, i giudizi, sono stati vissuti da Ilaria come un tradimento, rimettendola in contatto con quelle emozioni provate, e congelate, quando aveva scoperto il tradimento del padre.
Ci sono voluti alcuni incontri, anche con la presenza della famiglia, perché Ilaria restituisse ad entrambi i genitori, oltre le emozioni provate, quel peso preso, riconoscendo che la relazione tra i suoi genitori non la riguardava, e che non poteva essere lei il motivo per cui loro rimanevano insieme.
C’è una strana inquietudine nel mio cuore, come sapere che c’è qualcosa d’altro che per quanto lo cerco non trovo, se non rischiando di cambiare.
Ricordo il mio primo ritiro di sei giorni, negli anni ne seguiranno molti altri, in silenzio, con orari scanditi, per la meditazione, il mangiare il riposare, passaggi ardui, difficili, incerti, gioiosi, per riscoprirmi oggi in un rapporto con me stesso sicuramente improntato all’amorevolezza e amicizia.
Intraprendere un viaggio vuol dire confrontarsi con una matassa talvolta ingarbugliata, portandoci a porci domande che hanno bisogno di un tempo per trovare risposte.
Antonia e Marco, dieci anni insieme, la nascita della seconda figlia mostra gli ottimi genitori che sono riusciti a diventare e al tempo stesso danno ad Antonia la sensazione di aver perso completamente il senso dell’essere coppia.
Gli amici intorno li invidiano per quella famiglia così attenta così delicata, così unità.
Antonia diventa consapevole sempre più’ della prigione in cui si ritrova.
La paura di distruggere ciò cha anche lei ha creato, amato, i sensi di colpa verso Marco ed i figli, la fanno aspettare, tergiversare, prendere tempo, nella speranza che sia solo un momento.
Ci vorrà un anno per decidere. Decidere di farsi dare una mano.
Scegliere di diventare il miglior amico di sé stessi, nonostante le scelte che questo comporta.
Dott. Stefano Cotugno
Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
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