L’importanza delle canzoni d’amore
Riflessioni sull’impatto delle canzoni romantiche sulla nostra idea di amore
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L’ascolto di una canzone ha dato spunto a una interessante discussione da cui sono scaturite alcune riflessioni sulla musica e sull’amore.
La persona che condivideva con me l’ascolto del brano sosteneva – con il cinismo tipico della nostra età e del nostro tempo – che le canzoni dovrebbero smetterla di raccontare l’amore come hanno sempre fatto sinora, spingendoci a ricercare invano un amore eterno, totalizzante, senza fine.
La ricerca del vero amore ci fa sentire inadeguati, sbagliati, facendoci credere che la fine di un amore sia un nostro fallimento.
Non sarebbe meglio se l’amore fosse descritto nelle canzoni per quello che è nella realtà? Qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi è destinato a finire e in ogni caso è destinato a mutare nel tempo?
Comprendo le ragioni di questa domanda, a cui ritengo tuttavia di dover rispondere “no”.
Nelle montagne russe delle emozioni, inevitabilmente, l’amore ci porta in alto verso vette inimmaginabili e poi ci precipitare in basso, ci fa sentire vivi e allo stesso tempo impauriti e disorientati. Non potrebbe essere diversamente perché l’amore non è amore se sottoposto a condizioni, limiti, ragionamenti opportunistici.
Ma che amore sarebbe un amore che ti fa dire “ti amo finché dura”?
Concordo che i testi delle canzoni dovrebbero liberarsi da quelle parole che spingono a credere che l’amore sia possesso.
Tutti quei “sei mio” o “sei mia”, “non vivo più senza te”, alimentano la parte sbagliata dell’amore, quella che oggettifica la persona amata e fa ritenere che sia amore un sentimento non sano, che si può tramutare in violenza.
Non credo, invece, che le canzoni debbano incentivare il cinismo e il disincanto. A quello ci pensa già la realtà.
L’amore celebrato nelle canzoni – almeno in quelle che mi piacciono – non teme il tempo e lo spazio, la razionalità e le insidie della quotidianità.
Ci fa sentire immensamente grati alla vita per la fortuna di essere amati ma ancor più per quella di poter amare e condividere le bellezze del mondo e della vita con la persona del cuore.
È un amore che non sminuisce, non sfrutta le debolezze per avere ragione, ci aiuta a tirar fuori potenzialità che neppure pensavamo di avere, è un amore che costruisce e non demolisce, dove le parole sono ponti e mai lame affilate.
L’amore inneggiato in alcune delle più belle canzoni del nostro tempo potrebbe sembrare utopistico e forse lo è, ma senza utopie tutto è fermo, cupo, sbagliato. Le utopie sono direzioni verso cui muoversi, indicano strade da percorrere che profumano di sogni e di immensità, anche quando si limitano ad avvicinarci a orizzonti impossibili da raggiungere.
Ecco perché la musica, come ogni altra forma d’arte, deve puntare in alto ed elevarci.
Questo non vuol dire che bisogna rifiutare ciò che non è perfetto perché l’amore reale non lo è: ci saranno discussioni, dubbi, incertezze, momenti in cui tutto sembra essere finito, ma non bisogna mai perdere di vista verso cosa l’amore dovrebbe protendere, come certe poesie in musica, belle e senza tempo, ci ricordano.
Ho visto tanti miei coetanei rinunciare all’amore, delusione dopo delusione, e accontentarsi di una convivenza o di un matrimonio alla cui base non vi è l’amore (se non quello per i figli), ma esigenze di sicurezza e solidità e la paura della solitudine.
La strada per l’infelicità a volte è un viale tranquillo e lineare, a cui si giunge dopo mille delusioni, quando si è troppo stanchi per sperare ancora e per mettersi in gioco, sapendo che perdere è più facile che vincere. Così si compiono scelte importanti per sbaglio, abitudine e rassegnazione.
Ma la musica no, non può parlare di questo.
Le canzoni devono tradurre i nostri sentimenti in musica. Devono farci pensare quella canzone parla proprio di noi, di quello che abbiamo vissuto o che stiamo vivendo adesso.
Sono tantissime le canzoni che parlano della fine di un amore, di quel senso di vuoto e della sofferenza che inevitabilmente un amore finito genera.
Ma sono altrettanto tante quelle che cantano l’amore e la bellezza di innamorarsi, di credere che tutto sia possibile, anche che due persone possano amarsi per tutta la vita.
Quando amiamo, crediamo che quella storia funzionerà
Sappiamo che la separazione e il divorzio sono delle possibilità, ma questo non deve spingerci ad amare di meno o con riserva, anzi è un incentivo in più a dimostrare ogni giorno l’amore, evitando che al suo posto subentri l’abitudine e la noia.
E se un giorno quella storia dovesse finire, sarà stato meglio affrontare la delusione e la sofferenza che ne conseguiranno, piuttosto che aver investito tempo e vita in una relazione tiepida e incapace di emozionarci.
A quattordici anni la mia citazione preferita era “Voglio la favola” (erano i tempi di Pretty Woman); venticinque anni dopo, nonostante sia profondamente cambiata, continuo ad amare quella citazione.
Auguro a me stessa e a tutti voi di vivere una favola moderna, senza principi a cavallo e principesse da salvare, in cui il lieto fine è solo l’inizio di un ballo scoordinato in cui i due partecipanti a volte si pesteranno i piedi per sbaglio, perché, come spesso accade, i loro tempi non coincidono. Pian piano impareranno ad aspettarsi, a cercarsi, a ritrovarsi, a rialzarsi dopo ogni inevitabile caduta.
Nello strano ballo della vita, la favola sarà viversi giorno dopo giorno, passo dopo passo, al ritmo di una canzone d’amore romantica e senza tempo.
E anche se la musica dovesse all’improvviso fermarsi, lasciando spazio al silenzio e alla paura, l’esserci l’uno per l’altra sarà la risposta ad ogni domanda.
Eliana Romeo
Scrittrice | Giurista | Mediatrice familiare
Bio | Articoli | Video Intervista Scrittori Pensanti
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