La dipendenza da alcol
La subdola sostanza a portata di mano
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L’alcol etilico o etanolo, più comunemente chiamato alcol, è la sostanza psicoattiva più antica (già presente fra gli egizi ed i sumeri, in Cina ed in India fra il 7000 ed il 3000 a.C.) e diffusa al mondo, nonché una delle più pericolose e subdole con un impatto sulla popolazione globale dal punto di vista sanitario, sociale, psicologico ed economico, con una delle più alte percentuali di mortalità, in quanto si registra al terzo posto, dopo fumo e ipertensione arteriosa, fra i fattori di rischio per malattia e morte prematura (ISTISAN, 2022) (3,4).
Risalente agli Arabi e considerata da essi “meglio di ogni cosa”, dall’essere considerata un alimento in quanto ricavata dalla fermentazione di cereali ed in grado di dare un apporto calorico, tale sostanza è stata utilizzata poi con scopi medicinali e protettivi, giunta in Italia nel primo millennio a.C. ed è stata studiata nel tempo, considerandone a partire dal diciannovesimo secolo anche gli effetti collaterali di un eccessivo consumo ed evidenziando l’importanza della regolazione della sostanza stessa, di linee guida e norme tali da controllarne il consumo per evitarne gli effetti negativi. L’istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha infatti studiato e stabilito delle Linee Guida utili a comprendere le quantità giornaliere adeguate ai fini di un consumo sano ed equilibrato di alcol (3,4,7).
Inquadramento nosografico
L’alcol rientra nella categoria di farmaci sedativo-ipnotici, i quali tendono ad inibire il funzionamento cerebrale deprimendo il sistema nervoso centrale ed inducendo uno stato di rilassamento, calma, sonnolenza e disinibizione, tanto da comportarne un eventuale uso compulsivo ed eccessivo incontrollabile in stati di ansia, tensione, agitazione. Quando si verifica un abuso di alcol si è di fronte all’alcolismo, ovvero la dipendenza da tale sostanza, una reale malattia cronica, recidivante che causa una serie di problematiche sul sistema nervoso, a livello psicologico, comportamentale, sociale ed anche in termini economici e che può comportare anche stato comatoso e morte (1,3,4,13).
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM, 2013), si parla Disturbo da uso di Alcol (AUD) quando si presenta un cluster di sintomi comportamentali, fisici e psicologici, ovvero un pattern problematico di uso di alcol che comporta disagio e compromissione clinicamente significativi, manifestato da almeno due delle seguenti condizioni verificatisi entro un periodo di 12 mesi:
- La sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
- Desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza;
- Una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza (per es., recandosi in visita da più medici o guidando per lunghe distanze), ad assumerla (per es., fumando “in catena”), o a riprendersi dai suoi effetti;
- Craving o forte desiderio o spinta all’uso della sostanza;
- Uso ricorrente della sostanza che causa un fallimento nell’adempimento dei principali obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa;
- Uso continuativo della sostanza nonostante la presenza di persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza;
- Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono abbandonate o ridotte a causa dell’uso della sostanza;
- Uso ricorrente della sostanza in situazioni nelle quali è fisicamente pericolosa;
- Uso continuato della sostanza nonostante la consapevolezza di un problema persistente o ricorrente, fisico o psicologico, che è stato probabilmente causato o esacerbato dalla sostanza;
- Tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti: a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato; b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza;
- Astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti: a) la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza (riferirsi ai Criteri A e B dei set di criteri per Astinenza dalle sostanze specifiche); b) la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza.
Tale disturbo può poi manifestarsi in remissione precoce, protratta, in ambiente controllato e con gravità lieve, moderata o grave e tali elementi necessitano di essere indagati durante l’iter diagnostico.
Prevalenze
Il disturbo da uso di alcol risulta essere molto comune, complice la facile ricerca e disponibilità di tale sostanza legale e direttamente reperibile, anche da soggetti minori. Sembrerebbe che a livello mondiale il consumo di alcol risulti stimato intorno al 43%, con il primo episodio di intossicazione fra i 15 ed i 17 anni (o anche prima), fascia in cui i tassi di consumo risultano i più alti, con una prevalenza tendenzialmente più alta per persone con sesso biologico maschile rispetto a persone con sesso biologico femminile. L’Europa si presenta come paese in cui c’è il più alto consumo di alcol pro-capite ed in cui viene registrata la maggior incidenza di decessi alcol-correlati (10,1%), insieme ad una alta prevalenza di disturbi alcol-correlati (1, 2, 5, 11).
In Italia è stato stimato un consumo di almeno una bevanda alcolica nel 2019 pari al 66,8% nella popolazione di 11 anni e più, con una percentuale del 20,2% di popolazione che consuma giornalmente bevande alcoliche, del 46,6% che consuma occasionalmente e del 30,6% che consuma alcol fuori dai pasti (Istat, 2019). In generale sembrerebbe che 8,6 milioni di consumatori di alcol siano a rischio di sviluppare una dipendenza in tal senso, con la fascia di popolazione compresa fra i 16 ed i 17 anni come la più a rischio ed un pericolo maggiore per persone con sesso biologico maschile rispetto a persone con sesso biologico femminile (22,6& vs. 9,4%) (3,4,11,5).
La dipendenza da alcol: cause e conseguenze
L’eziologia dell’alcolismo si presenta come multifattoriale e coerente con il modello bio-psico-sociale: una serie di fattori bio-genetici, fisiologici, psicologici, sociali ed ambientali concorrono nel determinare lo sviluppo di tale malattia cronica. Sesso biologico maschile, età precoce, storia familiare di alcolismo, presenza di altri disturbi psichiatrici, stile di vita stressante, traumi infantili, difficoltà di regolazione emotiva, caratteristiche temperamentali con bassa autostima o legate all’ambiente familiare o sociale, alterazioni neurochimiche nella produzione di neurotrasmettitori e modifiche strutturali delle connessioni neurali delle aree coinvolte nei meccanismi di rinforzo e ricompensa possono incidere negativamente sullo sviluppo di tale disturbo, originando il circuito dopaminergico della dipendenza (1,11,14,4,3,12).
Le conseguenze riscontrabili con un uso cronico di alcol sono molteplici e pericolose. Oltre alla complessa gestione delle probabili ricadute, il disturbo da uso di alcol comporta una serie di compromissioni quotidiane, come sopra detto, come ridotta produttività, malfunzionamento interpersonale, disagi psicologici e finanziari, abbandono scolastico, comportamenti rischiosi, possibili incidenti stradali, violenze ed abusi, maltrattamenti, atti criminali, traumi fisici (4,3,1,14,12,8).
Le problematiche che il disturbo comporta possono a loro volta essere correlate ad ulteriori patologie psico-fisiche in comorbilità:
- patologie psichiatriche, come disturbi dell’umore, delirium, dello spettro schizofrenico, suicidio, demenza, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbi della personalità antisociale e borderline;
- patologie neurologiche, quali sindrome da astinenza con allucinazioni, delirium tremens, epilessia; intossicazione acuta con amnesie e coma; patologie da carenze nutrizionali come la Sindrome di Wernicke-Korsakoff con una carenza di tiamina ed una serie di sintomi complessi (confusone, paralisi dei nervi oculari e difficoltà di coordinazione dei muscoli, grai problemi di apprendimento e memoria), neuropatia ottica; anche demenza alcolica, idrocefalo normoteso, trauma cranico, encefalopatia epatica, rimpicciolimento cerebrale, deficienza di materia bianca con successive conseguenze su processi implicanti la memoria, l’attenzione, l’apprendimento, le funzioni motorie, l’autocontrollo e il decision making;
- patologie cardiovascolari (come ipertensione arteriosa, aritmie, ictus);
- patologie epato-gastroenterologiche (quali epatopatia alcolica, cirrosi epatica, epatite, malattie da reflusso gastro-esofageo, gastrite cronica);
- patologie dismetaboliche (come diabete mellito, dislipidemie);
- patologie dermatologiche (come psoriasi);
- patologie dell’apparato endocrino-riproduttivo (quali ridotta fertilità, ritardo pubertà);
- disturbi e disfunzioni sessuali e del ciclo mestruale;
- disturbi del sonno;
- deficit del sistema immunitario;
- patologie odontoiatriche;
- tubercolosi;
- HIV/AIDS;
- tumori (,ome a testa, collo, laringe, faringe, colon, mammella, retto, esofago, cavità orale, fegato);
- problemi perinatali (quali aborto spontaneo, nascita prematura, ritardo della crescita, Sindrome Alcolica Fetale – FAS);
(11,4,3, 7,14,12).
In quest’ultimo caso occorre specificare che i neonati sottoposti ad alcol durante la gravidanza possono sviluppare gravissime conseguenze a lungo termine (abuso di sostanze, deficit cognitivi, di apprendimento, attenzione, iperattività, nelle funzioni esecutive, disturbi motori) e sono inoltre potenzialmente sottoposti ad un grave cluster di disturbi denominato Spettro dei Disordini Feto-Alcolici (FASD), una serie di complicanze che comportano irreversibili disabilità mentali, comportamentali, sociali e fisiche. Tale spettro comprende la Sindrome Feto-Alcolica (FAS) e la Sindrome Feto-Alcolica parziale (pFAS), disturbi dello sviluppo neurologico correlati all’alcol (ARND), difetti di nascita correlati all’alcol (ARBD) (4).
Inoltre nei casi più letali una massiccia quantità di alcol, sia in un soggetto che ne fa uso abituale che in un soggetto che ne fa uso occasionale può comportare un’escalation di reazioni che vanno dall’euforia, alla letargia, alla confusione, allo stupore, fino al coma ed alla morte. Da alcuni studi del 2019 sembrerebbe che circa 168.000 persone in tutto il mondo siano morte a causa di un disturbo da uso di alcol (3,1).
Alcolismo: come intervenire? Prevenzione e trattamento
Effettuare una corretta psicoeducazione a partire dalla scuola su quelli che sono i pericoli e gli effetti collaterali dell’assunzione di alcol potrebbe apportare un grande aiuto nel comprendere e prevenire eventuali gravità. È inoltre possibile sollevare possibili situazioni a rischio evidenziabili anche nei primi accessi ospedalieri attraverso esai del sangue e test di screening sui quali concentrare eventuali analisi ai fini diagnostici, come l’Alcohol Use Disorder Identification Test (AUDIT) (3,4,11,7,12,6).
In caso di diagnosi già riconosciuta è importante contenere la sindrome da astinenza del soggetto in un percorso di disintossicazione per poi procedere con il trattamento terapeutico, con successivo mantenimento a lungo termine dell’astinenza stessa, per poter prevenire o sostenere le ricadute. L’intervento da selezionare necessita di essere multidisciplinare, formato dunque dalla terapia farmacologica assieme alla psicoterapia.
Nelle possibili terapie farmacologiche possono essere utilizzati farmaci ad azione di avversione-interdizione, come disulfiram, e farmaci anti-craving, come acamprosato, naltrexone, GHB, benzodiazepine, baclofene, bupropione e nalmefene per ridurre il consumo ad alto rischio (12,7,6,11,3,4).
Bibliografia
1. American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association.
2. Ceccanti M, Iannitelli A, Fiore M. (2018). Italian Guidelines for the treatment of alcohol dependence. Riv Psichiatr, 53(3): 105-106.
3. Dorjee R. (2020). Clinical and psychobiological aspect of alcohol addiction. Unpublished master’s thesis. Università degli studi di Padova, Padova, Italia.
4. Jeremic M. (2022). Effetto dell’alcol: la relazione tra l’uso di alcol in gravidanza e lo Spettro dei Disordini Feto-Alcolici (FASD). Unpublished master’s thesis. Università degli studi di Padova, Padova, Italia.
5. Scafato E et al. e il gruppo di lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol). Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto 2022. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2022. (Rapporti ISTISAN 22/1).
6. Vassallo G., Ferrulli A., Caputo F., Antonelli M., Leggio L., Mirijello A et al. (2013). Il trattamento farmacologico della dipendenza alcolica. Italian Journal on Addiction, 3,1.
7. https://medicoepaziente.it/2022/disturbi-da-uso-di-alcol-recenti-acquisizioni/
8. https://www.cdc.gov/alcohol/faqs.htm#moderateDrinking
9. https://www.ipsico.it/sintomi-cura/dipendenza-da-alcol-alcolismo/
10. https://www.istat.it/it/archivio/244222
11. https://www.istitutobeck.com/psicoterapia-disturbi-psicologici-terapie/la-dipendenza-da-sostanze/dipendenza-da-alcol?sm-p=2086513020
12. https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/argomenti-speciali/sostanze-stupefacenti-e-intossicanti-per-uso-ricreativo/alcol
13. Dipendenza Alcolica – Ministero della Salute
14. https://www.stateofmind.it/alcool/#definizione-di-alcolismo
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, Dott.ssa Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata
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