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La Teoria James-Lange

Comprendere le Emozioni attraverso la Fisiologia

Image by gratisography on Pexels.com


Riesci a immaginare di essere terribilmente arrabbiat*? Cosa accadrebbe se improvvisamente tutti i segni fisici della rabbia svanissero? Sarebbe difficile restare arrabbiati, non è vero?

Allo stesso modo, immaginatevi di provare un’ansia estrema durante un primo appuntamento. Cosa accadrebbe se improvvisamente scomparissero sudore e battito cardiaco accelerato? Probabilmente vi sentireste completamente diversi. Fino alla fine del diciannovesimo secolo, questo concetto sembrava bizzarro perché gli studiosi credevano che le emozioni fossero esclusivamente il risultato di attività mentali.

Pensavano che le emozioni derivassero dalle situazioni e che poi il corpo reagisse. Tuttavia, James e Lange hanno sfidato questa idea, introducendo una prospettiva innovativa: proviamo emozioni perché i nostri corpi reagiscono fisicamente alle situazioni. Ad esempio, ci sentiamo tristi perché piangiamo, non il contrario.


L’origine della Teoria James-Lange

Alla fine del XIX secolo, due figure influenti, lo psicologo americano William James e il fisiologo danese Carl Lange, hanno proposto in modo indipendente una teoria che avrebbe rivoluzionato la comprensione delle emozioni.

William James, il filosofo che ha introdotto il pragmatismo, ha influenzato significativamente il campo della fisica, in particolare le teorie di Albert Einstein, Bertrand Russell e Niels Bohr. Carl Georg Lange, un medico danese, ha sviluppato concetti simili sulle emozioni in modo indipendente. Di conseguenza, oggi ci riferiamo a questa teoria come la teoria James-Lange.

In sostanza, questa teoria ha sfidato l’idea prevalente che le emozioni fossero puramente stati mentali e ha suggerito invece che fossero intimamente legate alle nostre reazioni fisiche.

Ad esempio, William James (1884) scrisse:

i cambiamenti corporei seguono direttamente la percezione del fatto eccitante, e il nostro sentire gli stessi cambiamenti mentre avvengono è l’emozione.

È la nostra interpretazione che conferisce alle emozioni la loro qualità soggettiva – la sensazione di paura, gioia, rabbia o tristezza che proviamo.

La teoria James-Lange sembra semplice a prima vista, ma un’analisi più approfondita rivela complessità. Gli studiosi l’hanno infatti interpretata in diversi modi.


La Prospettiva Convenzionale: emozione come percezione dei cambiamenti corporei

La visione standard della teoria James-Lange suggerisce che le emozioni siano semplicemente le sensazioni dei cambiamenti corporei. Quando incontriamo uno stimolo che scatena una risposta emotiva, i nostri corpi reagiscono con vari cambiamenti fisiologici come aumento del battito cardiaco e sudorazione. Tuttavia, queste risposte corporee non sono solo sottoprodotti delle emozioni; sono la causa effettiva di esse. Ad esempio, se incontriamo un orso nella foresta e il nostro cuore inizia a battere più velocemente, il nostro cervello interpreta questa risposta fisiologica come paura. Questa visione implica che gli stati emotivi manchino di intenzionalità; non sono diretti verso nulla nel mondo, rendendoli stati non cognitivi. Tuttavia, ciò non è sempre vero.


La Prospettiva Cognitiva: Appraisal ed Emozioni

Sebbene la teoria James-Lange abbia fornito preziose intuizioni sulla connessione tra il corpo e le emozioni, ha ricevuto critiche per non considerare appieno il ruolo della cognizione nelle nostre esperienze emotive. In risposta, sono emerse teorie alternative come la teoria di Cannon-Bard e la teoria dei due fattori di Schachter-Singer, le quali suggeriscono che le emozioni siano più complesse di quanto la teoria James-Lange implichi. Queste teorie propongono che i cambiamenti fisiologici, la valutazione cognitiva e le esperienze emotive interagiscano dinamicamente per produrre i nostri stati emotivi.

In breve, le emozioni coinvolgono la valutazione di un oggetto, rendendole intrinsecamente intenzionali. Abbiamo paura dell’orso perché valutiamo l’animale come pericoloso. Questo contraddice la visione standard che riduce le emozioni alle sensazioni corporee e introduce un aspetto cognitivo alla teoria James-Lange.

Tuttavia, da questa prospettiva cognitiva emergono due problemi. In primo luogo, non tutte le emozioni sembrano derivare da una valutazione cognitiva. Ad esempio, le rane si spaventano di fronte a un manichino che assomiglia a un serpente, e i neonati reagiscono quando vedono uno stimolo visivo semplice, composto dalle linee essenziali del volto umano (ad esempio, occhi, bocca e contorni del viso). Questi tipi di stimoli possono suscitare una risposta emotiva senza valutazione cognitiva.

In secondo luogo, la teoria James-Lange non implica necessariamente la presenza di un oggetto specifico per suscitare emozioni. Potremmo sentire qualcosa solo a causa della percezione dei cambiamenti corporei. Questo presenta una sfida perché le emozioni senza oggetto sembrano emergere senza valutazione cognitiva.


La Prospettiva Ibrida: l’emozione che nasce da riflessi e valutazioni cognitive

Una terza prospettiva derivante dalla teoria James-Lange suggerisce che le emozioni possano iniziare come risposte istintive agli stimoli ambientali e la transizione dall’istinto all’emozione coinvolge una valutazione cognitiva. Quando avviene una valutazione cognitiva, le emozioni diventano intenzionali e non funzionano più come riflessi ciechi.

Alcune emozioni sono risposte istintive senza valutazione cognitiva, derivanti da riflessi istintuali, anche in situazioni prive di oggetti, ma alcune emozioni (e.g., la vergogna) richiedono una valutazione cognitiva. Tuttavia, la teoria James-Lange non sembra includere una separazione così chiara tra sensazione e pensiero, suggerendo che le emozioni siano più che puro istinto.


Oltre la Teoria James-Lange

Queste prospettive sulla teoria James-Lange sembrano semplificare eccessivamente le sue complessità, in particolare trascurando l’aspetto mentale delle emozioni già presente in essa. Inoltre, la teoria James-Lange ha influenzato significativamente la nostra comprensione delle emozioni, enfatizzando l’interazione intricata tra i nostri stati fisici e mentali. Sostiene che non siamo semplicemente recipienti delle nostre emozioni; contribuiamo attivamente a plasmare le nostre esperienze emotive.

La teoria ha stimolato una vasta ricerca che approfondisce l’impatto dei segnali corporei sulle nostre emozioni. Gli studi dimostrano che manipolare stati fisiologici, come attraverso espressioni facciali o postura corporea, può influenzare realmente le nostre esperienze emotive. Ad esempio, assumere un sorriso forzato può indurre un umore più positivo, mentre assumere una postura afflosciata può amplificare i sentimenti di tristezza.


Emozioni nel contesto della vita

Attualmente, numerosi studiosi considerano la teoria James-Lange obsoleta, semplicemente un reperto storico nel campo della psicologia. Tuttavia, rappresenta un frammento cruciale del puzzle emotivo. Nonostante i suoi limiti, la teoria James-Lange serve come un promemoria che i nostri corpi non sono osservatori passivi nella nostra esistenza emotiva; plasmano attivamente ciò che proviamo.

Comprendere la teoria James-Lange può darci la capacità di regolare meglio le nostre emozioni. Coltivando consapevolezza delle nostre reazioni fisiche, possiamo riconoscere i segni iniziali dell’emozione e adottare misure proattive per gestire le nostre emozioni prima che prendano il sopravvento.

Se sei interessat* a esplorare la neurofisiologia delle emozioni, abbiamo a disposizione un capitolo di un libro (In inglese) gratuito per te -> Neurophysiology of Emotions.


Per approfondire…

James, W. (1884). What is an Emotion? Mind, Vol. 9, No. 34, pp. 188-205.
Oggiano, M. (2019). LE ORIGINI DELL’EMOZIONE NELL’UOMO E NEGLI ALTRI ANIMALI. Gli stimoli chiave come elicitor delle famiglie emotive (Tesi per Laurea Triennale in Discipline Psicosociali). Uninettuno University, Roma, Italia. DOI: 10.13140/RG.2.2.26525.26080.
Southworth, J. (2014). William James’ theory of emotion. The University of Western Ontario (Canada).


Maurizio Oggiano Autore presso La Mente Pensante Magazine
Maurizio Oggiano
Trainer | Researcher | Project Manager
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