Overthinking
Quando il pensiero ossessivo non ti fa vivere
Pensieri di una riflessiva cronica
Overthinking: cercando di analizzare meglio questo fenomeno sia a livello personale che psicologico, mi sono persa ad interrogarmi con domande personali e non, cadendo in questo circolo vizioso di pensieri ossessivi che mi suggerivano di scrivere altro, per non rischiare di creare il solito contenuto ripetitivo.
Parlarne non è semplice o forse non lo è per chi lo vive. Molte cose si conoscono meglio se le si prova in prima persona, ma vivendole tutti i giorni risulta leggermente complicato raccontarlo. Non perché possa far male, bensì perché fa parte della nostra routine che consideriamo normalità.
In poche parole, è come se dovessimo raccontare che tutti i giorni respiriamo, è talmente ovvio che non lo specifichiamo.
Ho cominciato a pensare di cosa parlare, come parlarne e di che cosa avrò parlato in futuro preoccupandomi di non avere più niente da dire o argomenti di cui parlare. Quando si dice la mente pensante…
Perciò è come se avessi scritto di overthinking in balia dell’overthinking!
Sono sempre stata una persona che tende a pensare molto, definendomi molto riflessiva ma come al mio solito tendo sempre a stravolgere ogni cosa. Quindi bisogna fare attenzione a non superare questa sottile linea tra la riflessività ed il pensiero ossessivo.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio l’origine ed il significato di questo fenomeno.
Cosa significa overthinking?
Dal verbo inglese “to overthink” ovvero rimuginare, l’overthinking è il rimuginio continuo che avviene quando ci troviamo di fronte a delle decisioni da prendere, impiegando più del dovuto a pensare troppo alla scelta da fare.
Questa sorta di ruminazione mentale è caratterizzata anche dall’incapacità di prendere una decisione, sovraccaricando la mente di pensieri perlopiù negativi.
Non si riesce mai a prendere una decisione. E se ci riusciamo non ne siamo mai convinti fino in fondo, attivando così questo meccanismo catalettico fatto di pensieri irrequieti, dubbi esistenziali e domande irrisolte.
Pensare troppo non è necessariamente una patologia, ma a lungo andare può diventarlo. Rimuginare è una routine pressante, logorante ma allo stesso tempo quasi piacevole a cui non ci si può e/o vuole sottrarsi, a tal punto di privarsi di uscire.
La pandemia non aiuta sicuramente ma anche se stiamo tra le mura di casa, immobili col nostro corpo, la nostra mente è tutt’altro che immobile e questo causa comunque un dispendio di energie mentali, provocando dei malesseri fisici quali perdita di sonno, ansia, mal di testa e paranoie.
Pertanto, rimanere a casa non soltanto è una privazione ma diventa anche una conseguenza, non avendo abbastanza lucidità mentale ed energie fisiche per uscire
Strategia di difesa…
Se durante l’infanzia si viene sottoposti ad un eccessivo sforzo mentale, si tenderà a crescere pensando in modo scrupoloso e spropositato, scompensando tutte le attività fisiche e creative.
Prendiamo d’esempio il disegno libero: una persona che soffre di overthinking si bloccherebbe in quanto non si sa lasciare andare.
Inizierebbe a pensare a cosa disegnare, quale colore usare, se tenere il foglio orizzontale o verticale, se usare le matite o i pennarelli, togliendosi così la libertà d’espressione.
Preferisce l’immobilità, il dubbio, piuttosto che mettersi alla prova con la creatività, scoraggiandosi per paura di non superare le proprie aspettative.
Ecco, io lo leggo un po’ così l’overthinking. Non esprimersi perché si pensa troppo alle conseguenze, a cosa potrebbero pensare di te, ai pro e i contro, alla paura di un rifiuto o semplicemente alla paura di agire. L’esempio del disegno libero è un po’ banale ma è perfetto per rendere l’idea di ciò che può essere l’overthinking se abusato nella vita di tutti giorni.
E se ci blocchiamo per fare un disegno, figuriamoci per prendere una decisione importante!
Un altro fattore molto importante può essere la timidezza, che influenza negativamente i nostri pensieri. Chi è timido solitamente tende a parlare poco, il ché può essere un’arma a doppio taglio, poiché parlando poco, si ha più tempo per pensare a cosa potrà pensare di noi la persona che abbiamo davanti.
Come vedete, l’overthinking può degenerare creandoci uno stato di confusione mentale, spendendo fin troppe energie procrastinando e avvolgendoci nella nostra dolce e sicura comfort zone, come strategia di difesa, rimanendo in balia della stessa situazione in cui ci si trova, per paura di agire.
Sicuramente agire porta ad una decisione, giusta o sbagliata che sia, ed è proprio questo a generare il pensiero ossessivo: la paura dell’ignoto e dei cambiamenti, creando sconforto e disagio a chi non sa gestire un cambiamento.
… o mania di perfezionismo?
Questi pensieri ossessivi possono essere legati anche dall’incapacità di prendere una decisione, poiché si esige la perfezione e quindi siamo sempre alla ricerca della scelta perfetta.
Vogliamo così tanto la perfezione da non riuscire a prendere una decisione, rinviando di volta in volta.
Solo al pensiero di situazioni che potrebbero verificarsi, passiamo ore o peggio ancora, giorni a rimuginare in modo da essere preparati psicologicamente qualora si dovesse verificare ciò che avevamo pensato, cercando di perfezionare o prevedere situazioni che non possiamo controllare.
Proprio per questo l’overthinking può sfociare anche in disturbi ossessivo-compulsivi, mania di controllo, preoccupazione cronica ed ansia.
Pro e contro dell’overthinking
Come per tutte le cose io credo ci siano sempre dei pro e contro. Ci sono momenti in cui sembra che il pensiero ossessivo possa essere utile per aiutarci a prendere una decisione molto difficile, però non funziona proprio così.
Pensiamo a quante occasioni avremmo potuto cogliere al volo, ma ci siamo sempre lasciati bloccare dai nostri pensieri ossessivi impedendoci di vivere una vita tranquilla. O quando alla classica e semplice domanda “come stai?” non sappiamo rispondere di getto, ma dobbiamo sempre pensare attentamente a come rispondere, in modo che la nostra risposta sia coerente con la nostra essenza. Senza omettere nulla e raccontando semplicemente la verità, senza perdersi in un banale “bene e tu?”.
Ma il pensiero ossessivo è qualcosa di più; sembra quasi trovare un problema ad ogni soluzione. E così ci troviamo fermi nello stesso punto senza aver concluso assolutamente nulla, avendo solo più ansia e preoccupazioni.
Quello che posso consigliare è di trasformare i pensieri in qualcosa di positivo e costruttivo, senza arrivare all’esasperazione.
Ma soprattutto mettersi l’anima in pace e “rassegnarsi” al fatto che non possiamo prevedere il futuro o esigere la perfezione, bensì prendere quello che la vita ci offre, e adattarci nel modo migliore possibile.
Perché alla fine di tutto, ci rendiamo conto che è totalmente inutile farci travolgere da questi insidiosi pensieri che ci rubano solo tempo, energie e sonno.
Per cui non lasciamoci comandare dai nostri pensieri, cerchiamo di distrarci, uscire, circondarci di persone che ci vogliono bene e godere di ogni attimo, in modo da aver poco tempo per rimuginare e vivere la vita nel miglior modo possibile.
Quindi ok pensare, ma non abusare.
Federica Brancato – Autrice | Email