
Il mantenimento della “stupidità” – Terza Parte
Il mantenimento dei pregiudizi in ambito sociale
Alla fine della seconda parte dell’articolo “Il mantenimento della stupidità” ho ipotizzato che la percentuale di persone che si adegua ad una determinata propaganda è elevata perché le tecniche di “persuasione” dei sistemi di potere si vanno ad intrecciare con determinati meccanismi psicologici individuali.
È bene quindi sottolineare che il successo di una propaganda è data dalla collusione fra tecniche di “condizionamento” e psicologie individuali.
Non essendo uguali tutti gli individui i sistemi di potere sanno perfettamente che non tutta la massa risponderà come loro desidererebbero, ma normalmente la percentuale di oppositori strenui è irrisoria e può essere tollerata dal sistema che, anzi, può ostentare una parvenza di “democrazia” perché finge di dare spazio alle opposizioni.
Questa terza parte si concentra quindi su questi meccanismi psicologici e nel redigere questo lavoro ho ripreso in parte alcune cause di invarianza dei pregiudizi su se stessi descritti precedentemente (Papadopoulos 2022, 2014), a cui ho aggiunto alcuni meccanismi di mantenimento degli stessi specifici per la sfera sociale.
È sufficiente la presenza di solo uno o due meccanismi sotto elencati per l’attivazione di una “mistificazione cognitiva”.
Le credenze inamovibili
Ogni persona fin dalla tenera età inizia ad incamerare (dalla famiglia e dalla scuola) dei valori e delle credenze o dei Pregiudizi di base (PdB) che l’accompagneranno per lungo tempo.
I pregiudizi, possono essere anche positivi, ma di questi non ci occuperemo perché non sono fonte di problemi.
Con l’uscita dall’adolescenza ogni individuo ha con se un bagaglio di credenze e valori più o meno stabili.
Queste credenze vanno dalla visione delle relazioni uomo-donna alle concezioni sulle diversità di razza, dal tifo per una squadra di calcio al genere musicale assunto come prediletto, dall’adesione ad una teoria “scientifica” alla pratica yoga, dalla fede religiosa alle ideologie politiche.
Tutte queste concezioni sono difficilmente modificabili per diversi motivi che ora andremo ad illustrare.
Il ruolo sociale
Come i PdB su se stessi non possono essere facilmente modificabili per il mantenimento della propria identità e come le usanze e le credenze di un clan difficilmente possono essere abbandonate per salvaguardare la propria appartenenza ad esso, allo stesso modo un ruolo sociale che esige l’assunzione di determinate prassi, ideologie o credenze, non possono essere messe in discussione perché ciò determinerebbe la perdita di tutta una serie di vantaggi primari e secondari.
Un politico di un partito, per esempio, non è più un semplice essere umano ma è il politico di quel determinato partito: senza quel ruolo il Sé di tale persona andrebbe in frantumi e con esso tutti i vantaggi economici e di potere ad esso connessi.
Per questo motivo difficilmente si opporrà o metterà in evidenza le prassi non coerenti del suo partito.
Ma con il prolungamento nel tempo di una tale situazione sarà sempre più faticoso distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è, tra realtà oggettiva e realtà soggettiva, perché è estremamente stressante convivere con una dissonanza cognitiva generata da se stessi; perciò l’inganno, si trasforma in autoinganno e tali soggetti baseranno la propria vita su di un falso sé che non può essere più abbandonato.
Di esempi di questo tipo ne abbiamo avuti e ne abbiamo tanti nel nostro circo parlamentare.
La negazione
Cosa potrebbe succedere se si dovesse iniziare a subdorare che una ideologia politica, una fede religiosa, una credenza o la fiducia in uno stato sono state disattese o tradite?
Moltissime persone attiverebbero immediatamente dei meccanismi di negazione ed autoinganno che vanno a svantaggio della verità: di fronte ad un evidente fallimento di una credenza in cui si è avuto fede per anni, si continuerebbe quindi a propagandarla come la migliore, magari non più in senso assolto ma in quello relativo, ovvero la si riterrebbe come la migliore possibile in quel momento.
Tutto questo meccanismo “fraudolento” si attiva per non dover ammettere di essere stati dei “creduloni”, degli ingenui o degli sprovveduti, ovvero degli “stupidi”.
L’orribile specchio
Il processo della negazione appena descritto non rimane però confinato solo all’interno dell’individuo, ma si esteriorizza soprattutto con quelle persone che cercano di portare prove ed esempi concreti delle varie mistificazioni.
Il suono delle parole di una tale persona non devono arrivare alla propria anima, devono essere messe a tacere perché metterebbero in evidenza la propria incoerenza, la propria falsità, la propria debolezza e per questi motivi bisogna attaccare, screditare, allontanare quella persona per farla tacere e poter così dormire sonni tranquilli.
Ipotizzo che questo sia il meccanismo che più di ogni altro “costringe” le persone a rimanere sulle proprie posizioni ideologiche.
La battaglia relazionale
Collegato alle motivazioni precedenti si innesta quell’orgoglio personale che impedisce alle persone di ammettere un proprio errore e riconoscere migliore un altro punto di vista. Come insegna uno dei cinque assiomi della comunicazione, ogni transazione relazionale si svolge su due livelli: quello del contenuto e quello della relazione (Watzlawickk e coll. 1967).
In una transazione “comunicativa” dove si oppongono due contenuti diversi, la vera battaglia si snoda a livello della relazione, perché se “vince” il mio contenuto è come se io acquisissi un una posizione dominante “up” rispetto all’altra persona, il mio ego si gonfierebbe ed il mio senso di identità ne uscirebbe rafforzato.
Generalmente si crede che le persone che difendono a tutti i costi il proprio punto di vista siano persone forti e di potere, ma di fatto chi non riesce a mettere in dubbio qualsiasi propria credenza dimostra una debolezza psicologica e caratteriale.
La ridondanza
Come per i PdB un evento o un concetto reiterato a lungo nel tempo generalmente assume un valore di verità indipendentemente dalla sua reale oggettività.
In Italia si parte dall’assunto che un fatto è reale quando è stato comunicato nei TG nazionali.
È tipica l’espressione: “Eh, ma l’ha detto il TG!”.
A nulla sono valse le diverse ricerche di diversi organi nazionali ed internazionali che hanno evidenziato un problema di “oggettività” dei mass media italiani.
Di fatto, quando una stessa notizia o opinione, viene reiterata costantemente in tutti i canali mediatici nazionali, prima o poi, verrà ad assumere uno status di verità indipendentemente dalla sua oggettività.
Questo è il principio su cui si basa il marketing: se un determinato prodotto viene propagandato costantemente e pervasivamente, prima assume un valore di “familiarità” e conseguentemente di “qualità”, perché in genere si associa la familiarità alla bontà.
La sindrome di Roma
Con la frase “Sindrome di Roma” intendo parafrasare la vera “Sindrome di Stoccolma” che si verifica quando una vittima si innamora del proprio carnefice. Ovviamente non si tratta di masochismo, ma di una strategia di sopravvivenza emotiva ad una situazione insopportabile.
Nel nostro caso la “Sindrome di Roma” ha come carnefice “i palazzi del potere” mentre le “vittime” si possono distinguere in tre categorie: nella prima rientrano quelle persone che per paura (anche non ammessa a se stessi) si adeguano a delle scelte o imposizioni di uno stato che in una situazione normale non accetterebbero mai.
Nella seconda rientrano quelle persone che di fronte ad uno stress (piccolo o grande che sia) capitolano per stanchezza e mancanza di energia, per la troppa burocrazia o per la mancanza di tempo sufficiente per preparare e far valere i propri diritti.
Nella terza ed ultima rientrano invece quelle persone che sopraffatte dalla paura (anche in questo caso non riconosciuta) si alleano e agiscono come il proprio “carnefice”.
Lo Stato “Buono”
I bambini piccoli rispetto ai propri genitori si approcciano con un pregiudizio di base molto importante e necessario alla loro sopravvivenza fisica ed emotiva: “I miei genitori non mi potranno mai fare del male”.
Purtroppo questo pregiudizio ha spesso delle conseguenze nefaste perché pur venendo disatteso questo pregiudizio i bambini, per salvare l’immagine buona interiorizzata del genitore, negano questa dura verità ed impiegano molti anni prima di rendersi conto ed accettare la vera natura di chi si occupava di loro.
Allo stesso modo questo processo si può applicare all’idea ed all’aspettativa che il cittadino ha verso il proprio stato: “Lo stato opera sempre per il mio bene e tutela il suo suo popolo”.
In quelle rare volte in cui alcune verità riescono a venir a galla, possono essere talmente sconvolgenti per chi si è fidato per anni dello stato che a volte preferisce dar credito alle campagne mediatiche denigratorie e mistificatorie atte a negare quelle verità scomode emerse.
Non porterò esempi di tradimento di questa aspettativa perché potrei cadere in una sorta di dicotomia ideologica da stadio, ma è sufficiente che ogni singolo lettore, si riferisca alla sua vita personale, educativa, professionale, fiscale ed economica per rintracciare in tutti questi ambiti un tradimento di qualche genere.
Bibliogfafia
Papadopoulos I., La teoria generale dei pregiudizi di base, Armando, Roma 2014.
Papadopoulos I., Il mantenimento della stupidità, La Mente Pensante Magazine, marzo 2022 –
Watlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D., (1967), Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971.
Dott. Ivo Papadopoulos
Psicologo Clinico | Sociologo
Bio | Articoli | Intervista Scrittori Pensanti | AIIP Novembre 2023
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