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Benvenuti a Teatro

1 cosa di noi + 1 che possiamo scoprire senza essere attori per forza


Crescita personale: RUBARE al Teatro si può?

Il teatro è forse l’unico campo dell’esperienza umana in cui sono in gioco tutte le dimensioni della persona: il corpo, la mente, la socialità, la relazione con l’altro.

Per attori e pubblico il teatro è un’esplorazione delle infinite possibilità della propria esistenza mettendola in relazione a quella di altri, reali e/o immaginari che siano e “fare teatro” o andare a teatro significa fare esperienza di situazioni, di ruoli, di emozioni, di stili e di relazioni generative, sempre.

Il che non è molto diverso dalle nostre vite di tutti i giorni, se non per una piccola differenza.

Attori e pubblico vivono per una manciata di ore in una condizione di “presenza” a sé stessi ed agli altri attivando capacità, competenze e talenti che paiono essere allenati per quel preciso momento. Competenze e talenti che paiono essere dedicati solo ed esclusivamente a quel preciso contesto.

Fuori dalla ritualità del teatro invece ritorniamo per qualche ragione ad essere stranamente orfani di quel potenziale, nuovamente in balia della “vita di tutti i giorni”, perché?

Perché attori e pubblico si sentono e sono legittimati dal contesto che ospita loro relazione ed il loro dialogo ad abbandonarsi reciprocamente gli uni agli altri, protetti dal contesto stesso, dalle sue regole e appunto dalla sua ritualità.

Ma ci sono 1 cosa + 1 che possiamo portare con noi fuori da quel contesto e che fanno parte di noi stessi, sempre, anche in ufficio o in coda alla posta.


Mettiamo i puntini sulle “i”

Mettiamo però prima di tutto i puntini sulle “i”.

Innanzitutto noi attori non siamo “gli unti del signore”, sebbene si faccia il mestiere più bello del mondo (lo so, sono di parte, non vogliatemene). Questo perché il nostro è un mestiere, e come tutti i mestieri è fondato su studio, pratica e ricerca. Il nostro è un impegno profondo nel trasformarsi in quello che in realtà tutti noi siamo: strumenti di risonanza.

Questo è quello che siamo noi attori e noi non attori: strumenti di risonanza per le emozioni nascoste fra le infinite pagine scritte e raccontate dall’uomo negli ultimi 2000 anni, anno più anno meno.

E che cosa è la nostra vita se non un cammino continuo, per alcuni forse più tortuoso ed impervio, di cambiamento e trasformazione personale?

Vivere la quotidianità non è forse essere una sorta di diapason che risuona continuamente ad eventi e stimoli esterni che prontamente trasformiamo in pensieri ed emozioni?

E’ capitato a tutti di essere in balia delle nostre emozioni o di essere iperattivati ed avere la sensazione che il “peso del mondo” iniziasse ad essere un po’ troppo per noi. Per esempio, mentre sto scrivendo sono talmente tante le cose che urlano che vogliono essere “messe a posto” che vorrei essere sordo. E detto per inciso anche questo articolo sta urlando da giorni di “essere finito”.

Non è giusto, per me e soprattutto per chi sta vivendo situazioni e momenti decisamente più impattanti del semplice “andare in vacanza”.

Credo che bisogni dare a noi stessi la possibilità di accordare il nostro diapason emotivo; è una questione di manutenzione ordinaria e di cura dello strumento musicale più affascinante che si possa imparare a suonare: noi.

Il teatro ed alcuni strumenti a disposizione degli attori sono una vera e propria cassetta degli attrezzi da cui attingere a piene mani. Tranquilli, non vi interrogo di Dizione e nemmeno di Storia del Teatro!

Pronto a scoprire 1 talento +1 che non sappiamo di avere?


uno. la sospensione del giudizio

La prima cosa che si impara nelle scuole di teatro non è “recitare” e nemmeno i “rudimenti di recitazione”… spesso prima di arrivare a pronunziare una prima vera battuta passa qualche mese. Quello che si impara come prima “cosa” è la sospensione del giudizio.

In teatro non dividiamo i buoni dai cattivi o il giusto dallo sbagliato, gli amici dai nemici… in Teatro non diamo giudizi morali su nessuno. E questo sia che si tratti di Amleto, Jack lo Squartatore o del tuo collega che arriva alle prove e non si è preparato e quindi farai notte fonda.

Si tratta di una sorta di presa di coscienza di come il nostro lavoro in teatro, la nostra stessa esistenza in quel luogo, derivi da una sorta di responsabilità collettiva: un sistema di relazioni che abbiamo la responsabilità di curare e di far crescere evitando che imploda.

Come ci alleniamo a questo?

Ci alleniamo a questa consapevolezza considerando la possibilità di espandere i nostri obiettivi individuali e personali in una ottica più ampia: dove non esistono un “tu” ed un “io” separati, ma un “noi” unito.

Ci alleniamo a comprendere i termini essenziali del comportamento e dell’atteggiamento dei nostri personaggi, la loro storia e la nostra fino al momento in cui ci si incontra per esempio: il fulcro del nostro lavoro su palco. Abbandonare la paura di “essere come loro” per via di un giudizio morale sulle loro azioni ed i loro pensieri li rende solo più vivi, non ci rende come loro, neanche per un istante.

Allo stesso modo possiamo iniziare a comprendere che un capo arrogante o un collega “ostico” non sono nient’altro che rappresentazioni di un pensiero semplicemente diverso dal nostro: un pensiero che a priori non può essere giusto e non può nemmeno essere sbagliato.

Il che ovviamente non ci obbliga ad accettarli nelle nostre vite, ci mancherebbe pure. Quello che ci regaliamo è invece una visione più ampia della situazione e della cornice in cui siamo inseriti, delle sue regole e delle sue architetture di relazione. Architetture che non è detto che non si possano modificare.

E’ un modo per  mettere nero su bianco limiti e possibili fratture del contesto che ci ospita… guardandolo “dal di fuori”.

Provate anche voi… vi va?

Facciamola facile e vediamo subito come iniziare questo allenamento alla consapevolezza.

Eccovi uno dei primi esercizi che ci fanno fare a scuola! Bastano carta e penna, un amico se proprio non volete farlo da soli e… un timer da cucina, facile no? Pronti?

  • prendete carta e penna e trascrivete questo breve dialogo: una copia per voi ed una per il vostro compagno di giochi

A: Ciao
B: Ciao
A: Come è andata oggi?
B: Hmmmm niente di che… tu?
A: Ne vuoi un po’?
B: No grazie
A: [nome]?
B: Sì?
A: (pausa) No, Niente
B: …

  • Su dei foglietti scrivete le “coppie” quelle più disparate che vi vengono in mente [i.e. “marito e moglie”, “padre e figlia”, “madre e figlio”, “capo e segretario”, “collega buono e collega cattivo”, “Romeo e Giulietta”, “Achab e Moby Dick”, …], non ponete limiti alla vostra fantasia.
  • Settate il timer da cucina su 10 o 13 minuti, mettete in foglietti in centro al tavolo e… via!
  • Se giocate in due a turno tirate a sorte uno dei foglietti e provate a rispondere a queste domande:

Dove sono?
Cosa sta succedendo intorno a loro?
Quanti anni hanno?
E’ mattina o sera? o Pomeriggio?
Cosa è successo a ciascuno di loro prima di adesso?
Cos’è che “A” vuole ottenere da “B” con quelle parole? [“tu” ed “io”]
E  “B”,  cosa vuole ottenere da “A” con quelle parole? [“tu” ed “io”]
La scena nel suo complesso cosa ci racconta? E come collaborano A e B al “risultato” finale? [“noi”]
Che cosa provano l’uno nei confronti dell’altro?
Cosa succede dopo?

  • Giocate almeno 3 turni
  • Se giocate in due allo scadere del tempo scambiatevi i lavori e provate per ciascuna delle coppie che avete estratto a trovare uno “scenario” comune che soddisfi entrambe le posizioni
  • Se giocate da soli invece… avete notato come la vostra capacità di rappresentazione e di immaginazione sia molto più potente di quanto possiate immaginare? E di come i vostri stereotipi e giudizi morali innati hanno modificato “la scena” a seconda del vostro stato d’animo?
  • Riprendete la “scena” che più vi piace ed aggiungete ulteriori dettagli oppure cambiatela completamente!

Alla fin fine…

Il fatto che abbiate provato a “vedere le cose” in modo diverso, magari anche antitetico alle vostre credenze ed ai vostri valori può solo aver messo in evidenza due cose:

  1. Voi siete sempre rimasti voi stessi, con i vostri valori e le vostre credenze e difficilmente cambierete idea
  2. Avete conosciuto un altro mondo che incredibilmente non vi ha “inglobato” ma vi ha dato una ulteriore opportunità di conoscenza di voi stessi, del vostro rapporto con un contesto diverso, di quello che può essere funzionale o meno al vostro obiettivo.

Ok… ci vuole un po’ di allenamento e non è così immediato… ma provare a giocare anche con personaggi e contesti più complessi che male può farvi?

Quello che avviene in scena, e quello che avviene tutti i giorni è solo un gioco di rappresentazione: dall’atto breve del “buongiorno amore!” al più ridondante “C’è del marcio in Danimarca”! Un gioco molto serio, pieno di regole e trabocchetti, ma pur sempre un gioco.


+ uno. la serenità

Lo ammetto, il titolo di questo articolo è stato un patetico tentativo di click bait. Anche il “+1” non è un vero talento, quanto piuttosto una risorsa di tutti, il più delle volte sopita e sedata dalla nostra corsa perpetua all’inseguimento del mondo.

Lavorare in teatro mi ha insegnato ad essere “presente”, a dare il giusto nome alle emozioni ed ai sentimenti dei miei personaggi e quindi anche ai miei, a non avere vergogna di essere rabbioso; insofferente; rancoroso; innamorato e melenso; pauroso; incerto; felice in mezzo ad infelici; etc… etc…

La famosa “presenza scenica”, quella magia che ci permette di essere contemporaneamente presenti a noi stessi ed agli altri mentre stai lavorando su palco alla fin fine non è una magia. Che cos’è allora? E’ quella che io chiamo serenità.

Io la chiamo serenità, altri autori ben più qualificati di me la chiamano “intelligenza emotiva” o “consapevolezza del sé”, ed ovviamente hanno ragione. Ma in teatro siamo abituati ad asciugare, a portare le cose alla loro essenza, per cui direi che “serenità” può riassumere bene il concetto.

In teatro sei sereno perché in quel preciso momento non importa quanto tu sia triste, preoccupato o felice. Quello che importa è invece che tu percepisca di essere al tuo posto, di essere “giusto” per quel momento e per quella situazione… anche qui… senza giudizio.

Come ci alleniamo a questo?

E’ difficile da spiegare, vero? Allora proviamo con un esercizio davvero davvero semplice che spero possa aiutarti.

  • Prendete carta e penna ed un timer da cucina… settate il timer su 3 minuti.
  • In centro, in alto scrivete questo, maiuscolo e stampatello: “QUI ED ORA…”
  • Fate partire il timer
  • Iniziate a scrivere, come volete, senza ordine ma solo seguendo il flusso del vostro pensiero come vi sentite, che cosa provate “qui ed ora”, adesso!
  • Non preoccupatevi di ortografia e grammatica e “senso”… semplicemente lasciate traccia nero su bianco cosa vi succede “qui ed ora”… (qui ed ora sono stanco… qui ed ora non capisco il senso di quello che sto facendo… qui ed ora fa freddo… qui ed ora mi piace stare qui… qui ed ora ho notato una macchia sul tavolo che prima non c’era… ).
  • Quando il timer suonerà:
    • rileggi quello che hai scritto, con attenzione, con calma, senza fretta
    • ti riconosci in quello che hai scritto?
    • hai notato quanto tu sia davvero in risonanza con il mondo fuori da te senza che spesso tu te ne renda conto?
    • hai notato come “qui ed ora” tu sia un calderone in ebollizione?

Questo esercizio non ti insegna ad essere “sereno”, ma ti può aiutare ad iniziare ad esserlo nella misura in cui puoi iniziare a riconoscerti come “presente” all’adesso, al qui ed ora e non ad un passato che ormai è passato o ad un futuro che ancora ha da venire. Questo esercizio ti può insegnare che sei “presente” anche quando la tua mente razionale sembra dimenticarlo mentre invece la tua mente emotiva continua a risuonare come un diapason… pulita, limpida, consapevole.

Che dire a questo punto?

Nulla se non… Sipario!


One more thing

Giusto per fare una citazione poco poco famosa…

Vi lascio un consiglio di lettura, un articolo della mia collega Athena Libanore che parla di Teatro come cura per la nostra psiche, buona lettura!


Massimo Chionetti Autore presso La Mente Pensante Magazine
Massimo Chionetti
HR Trainer | Consultant | Attore
Bio | Articoli | Video Intervista
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