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Bullismo e Cyberbullismo: come cambia la neurologia

Un’analisi sull’impatto del bullismo sul cervello umano

Image by rdne stock on Pexels.com


Il cervello è uno strumento straordinario che si è sviluppato su necessità primarie come quella della sopravvivenza per la conservazione della specie e, come nel caso della neocorteccia, su necessità evolute come quelle della comunicazione e della qualità della vita. Per questo motivo quello che succede in questa zona importantissima che si trova fra le orecchie, ha i suoi perché. Le reazioni al pericolo percepito, oggi, possono essere così intense da un punto di vista neuro fisiologico, come era ieri, l’avvicinarsi minaccioso di un animale feroce per un nostro antenato solo nella foresta.

E forse ti sembra difficile da credere, tuttavia la reazione di un ragazzo alla vista dei bulli può generare la stessa reazione dell’antenato di fronte alla tigre con le zanne a sciabola, e se vissuta ripetutamente, può generare panico all’idea di incontrarli di nuovo sulla propria strada e un livello tale di stress da desiderare di scomparire o voler lasciare la scuola e isolarsi dagli altri.

Cerchiamo di capire meglio. Durante l’adolescenza, la corteccia prefrontale, che è la parte del cervello coinvolta nella pianificazione, nella valutazione delle esperienze, nei processi decisionali e nel controllo delle emozioni, sta vivendo una vera e propria “rivoluzione”. Si stanno generando infatti una maggiore connettività tra le diverse parti della corteccia prefrontale e una crescita delle sinapsi, che sono le connessioni tra i neuroni.

I ragazzi imparano a pensare in modo più complesso, a prendere decisioni più ponderate e a gestire meglio le proprie emozioni. Tuttavia, questo processo può rendere gli adolescenti più inclini a comportamenti impulsivi e a volte possono avere difficoltà a controllare le loro emozioni, poiché la corteccia è impegnata in questa importante fase della crescita a svilupparsi e affermarsi completamente.

Secondo le statistiche Istat la percentuale di ragazzi che subisce frequentemente bullismo, fra gli 11 e i 17 anni è del 19,8% cresce a 22,5 % fra gli 11 e i 13 anni. Soprattutto durante l’adolescenza, quando un ragazzo è vittima di bullismo, ci possono essere cambiamenti neurologici ed emotivi.

Liquidare quindi questo tema con un semplice “dovrà imparare a difendersi”, far finta di non vedere, alzare le spalle e consigliare di far finta di niente, o provare imbarazzo per un figlio “debole” è un grave errore da parte dei familiari. Lo è anche quando l’insegnante evita di prendere una posizione chiara e ufficiale a difesa della vittima. L’assenza di figure di riferimento importanti, in questi casi, è tanto dolorosa quanto gli atti di bullismo stesso. Dopo, quando le conseguenze diventano visibili e percepibili, questi adulti chiedono e si chiedono come mai i ragazzi non ne hanno mai parlato con loro.


Come mai i ragazzi non chiedono esplicitamente aiuto a genitori e insegnanti?

Ci sono diverse ragioni per cui i giovani bullizzati possono avere difficoltà a raccontare la loro esperienza agli adulti di riferimento:

  1. Paura delle conseguenze: il giovane potrebbero temere che raccontare lo metterà in una situazione difficile, che potrebbe portare a ulteriori problemi con i bulli o con i compagni. Potrebbe preoccuparsi che i suoi genitori non siano in grado di gestire la questione, reagiscano in modo negativo o troppo invasivo.
  2. Paura del giudizio: il giovane può temere che i suoi genitori lo giudichino o lo rimproverino per non saper gestire il problema in autonomia o per aver contribuito in qualche modo alla situazione.
  3. Paura della preoccupazione dei genitori: Alcuni giovani vogliono proteggere i propri genitori dallo stress e dalla preoccupazione, quindi evitano di raccontare loro situazioni difficili in generale.
  4. Vergogna o imbarazzo: Il bullismo può far sentire i giovani vulnerabili e imbarazzati. La paura di una reazione dell’altro che confermi il senso di inadeguatezza, il senso di aver qualcosa che non va, la paura delle emozioni di vergogna, possono rendere più difficile la condivisione.
  5. Paura dell’isolamento sociale: Alcuni giovani temono che se i loro genitori interverranno, potrebbero essere isolati socialmente dagli amici o dai compagni di scuola in generale.
  6. Insicurezza e mancanza di consapevolezza: Alcuni giovani potrebbero non rendersi conto di quanto sia importante raccontare ai genitori la loro esperienza di bullismo o potrebbero non essere sicuri di come farlo.

Per affrontare queste sfide, è importante che genitori e educatori siano istruiti ed educati sul tema. Inoltre è importante che creino un ambiente aperto, accogliente e privo di giudizio in modo che i giovani si sentano a proprio agio nel raccontare le loro esperienze.

L’ascolto empatico, il sostegno e l’orientamento sono fondamentali per aiutare i giovani a superare il bullismo. Inoltre, è essenziale promuovere la consapevolezza del bullismo nei giovani e insegnare loro ad affrontarlo in modo efficace.


Bullismo: i cambiamenti neurologici

Per quanto sembri incredibile che uno o più ragazzini prepotenti possano causare conseguenze simili, queste sono da considerare molto seriamente. L’intervento di professionisti esperti e formati per elaborare queste esperienze dolorose è necessario, si evidenzia da quanto segue che un semplice discorso empatico e una pacca sulla spalla, per quanto utili nell’immediato non possano offrire un valido supporto.

Ecco cinque modi in cui il comportamento dannoso influisce sulla neurologia:

  1. Stress cronico: Il bullismo cronico può causare stress prolungato, che può influire negativamente sul funzionamento del sistema nervoso. Si possono presentare tutti i sintomi del trauma che conducono a risposte emozionali, mentali e comportamentali alterate.
  2. Cambiamenti chimici: Il bullismo può alterare la chimica del cervello, causando fluttuazioni nei livelli di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina. La serotonina che è associata alla felicità, concentrazione e calma, e la dopamina associata alla motivazione e all’essere produttivi, parte del “sistema della ricompensa”, sono fondamentali in una crescita equilibrata e serena.
  3. Ipervigilanza: Le vittime di bullismo possono sviluppare un costante stato di allerta, che mette sotto pressione il sistema nervoso. La protezione del gruppo decade o è insufficiente. La minaccia costante di essere “intercettati” e derisi o picchiati è una sensazione che assomiglia molto alla prigionia.
  4. Problemi di concentrazione: L’ansia e il trauma da bullismo possono rendere difficile la concentrazione e l’apprendimento, influenzando il funzionamento cognitivo. Questo avviene perché il continuo allarme delle parti del cervello che gestiscono paura e minaccia si differenzia attraverso percorsi diversi dalla gestione cognitiva delle esperienze e la inibisce.
  5. Impatto a lungo termine: I cambiamenti neurologici dovuti al bullismo possono avere conseguenze a lungo termine sulla salute mentale, portando a disturbi come l’ansia e la depressione se l’esperienza non è elaborata.

Stati emozionali negativi

Il bullismo può scatenare una serie di emozioni negative nelle vittime. Vediamo quali.

Le vittime di bullismo vivono con la paura costante delle aggressioni fisiche o verbali. L’incertezza di non sapere cosa trovare là fuori e la minaccia delle aggressioni generano ansia. L’esposizione continua a esperienze negative, la mancata accettazione sociale e l’isolamento generano tristezza e senso di perdita. Possono sviluppare anche molta rabbia nei confronti dei bulli, delle persone che non intervengono o delle autorità che evitano di prendere una posizione netta. Anche vergogna e imbarazzo insieme al senso di colpa, sono frequenti.

A lungo termine, il bullismo può contribuire allo sviluppo della depressione, con sentimenti di tristezza prolungata, perdita di interesse per le attività e isolamento sociale. Sentirsi deboli e impotenti deriva dalla perdita di autostima e dalle continue critiche all’identità. L’isolamento sociale, sentirsi diversi e separati dagli altri favorisce il senso di solitudine.

A volte, quando il periodo di esposizione è prolungato, la tensione costante associata al bullismo può causare stress cronico, che può influenzare la salute fisica e mentale. Questo può condurre a un senso di fallimento e inadeguatezza. Inoltre la vittima può sentirsi confusa riguardo alle ragioni per cui è bullizzata, riguardo alle emozioni che prova e che non sa distinguere, riguardo al perché di ciò che gli sta succedendo e riguardo a come affrontare la situazione.

Queste emozioni negative possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere delle vittime di bullismo. È importante riconoscere queste emozioni e cercare il supporto necessario per affrontare il problema del bullismo e le sue conseguenze.

Il bullismo può cambiare una vita. Facciamo in modo che questo cambiamento sia in consapevolezza partendo dai genitori e dalle scuole. Torno da poco dalla città di Bra, dove ho partecipato come speaker a un festival dedicato ai giovani in cui il cyber bullismo è stato un tema centrale. I momenti più ricchi sono stati quelli di partecipazione delle scuole e dialogo diretto con i giovani. C’è tanto lavoro ancora da fare.

Nel Coaching individuale ho potuto aiutare giovani a sviluppare autostima grazie a una specializzazione per interventi professionali con giovani e giovanissimi. La velocità con cui questi acquisiscono e integrano i vari strumenti di aiuto e prevenzione è sorprendente. Poter trattare immediatamente un’esperienza negativa può evitare la patologizzazione di problematiche fisiche e mentali nella crescita e la convinzione positiva derivata dall’esperienza che ci sono soluzioni efficaci per ogni problema.


Teresa Burzigotti Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Teresa Burzigotti
NLC Master Coach e Teaching Trainer
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Giugno 2024
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