L'altra verità
In questi giorni ho deciso di riordinare la mia libreria. Tra i tanti libri che mi sono capitati tra le mani, “L’altra Verità. Diario di una diversa” di Alda Merini, un libro che vi consiglio di leggere.
Alda Merini ripercorre gli anni del suo ricovero nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini, tra elettroshock e autentiche torture, un racconto duro dal quale emerge tutta la forza di questa donna.
Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 – Milano 1° novembre 2009) è una delle più grandi e amate poetesse italiane contemporanee.
Nel 2001 fu inoltre candidata al Premio Nobel per la Letteratura.
Visse in un’epoca in cui le donne erano considerate come un mero oggetto, spesso di proprietà del marito.
Ed è proprio costui che nel 1962 la fece internare nell’allora manicomio Paolo Pini di Affori dove trascorse 10 lunghissimi anni a seguito di una lieve depressione.
Sposa e madre felice talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlarne con mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio esaurimento si aggravò.
Si aprono le porte dell’inferno
La goccia che fece traboccare il vaso fu la morte della madre.
Nel 1965 la donna era soggetta all’uomo e l’uomo poteva prendere delle decisioni per ciò che riguardava il suo avvenire. Fui quindi internata a mia insaputa, e io nemmeno sapevo dell’esistenza degli ospedali psichiatrici perché non li avevo mai veduti, ma quando mi ci trovai nel mezzo credo che impazzii sul momento stesso in quanto mi resi conto di essere entrata in un labirinto dal quale avrei fatto molta fatica ad uscire.
Ed è qui che inizia il calvario di Alda Merini tra “cure” e torture, solitudine, paura, interrogativi e dubbi, abitudini e indifferenza, ma anche incontri, amori e speranza.
È in manicomio che Alda Merini conosce e si innamora di Pierre un altro degente a riprova che anche negli inferi più profondi i sentimenti più puri non possono essere fermati. Pierre è la luce nell’oscurità. Con lui, Alda Merini ritrova una sorta di “normalità”, un ritorno alla vita fatta di passeggiate nel parco (quando permesso) e confidenze.
Non durerà a lungo perché Pierre verrà trasferito in un altro ospedale. Dal loro amore nascerà una bambina che le verrà tolta subito dopo il parto.
Io l’amavo intensamente, portavo su di me i segni del suo corpo, dei suoi baci ardenti, delle sue parole sussurrate, tratte dal Giulietta e Romeo di Shakespeare. E così, rammentandole di notte, mi rinfrescavo un po’ la fantasia, e le cose oscene del manicomio mi parevano gradevoli.
Nel diario sono presenti anche alcune lettere che Alda Merini ha scritto a Pierre.
Il manicomio come rifugio
Nel manicomio arrivano pazienti donne con i sintomi più disparati, alcune realmente malate altre per lo più con sintomi lievi o “malattie” ritenute tali dalla società.
Le giornate passano lente e le notti sono infinite. Le somministrazioni di medicinali, gli elettroshock, gli abusi di ogni genere, le privazioni sono all’ordine del giorno. Eppure arriva un giorno in cui la paura di uscire è più forte di quella di restare.
Il manicomio che ho vissuto fuori e che sto vivendo non è paragonabile a quell’altro supplizio che però lasciava la speranza della parola. Il vero inferno è fuori, qui a contatto con gli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano.
L’altra Verità è un pugno nello stomaco fatto di immagini strazianti e violente.
Un libro dove emerge la bruttura di alcuni esseri umani chiamati ad aiutare gli altri ma che in realtà fanno ben altro. Sono cose già sentite ma che purtroppo accadono tuttora. Eppure Alda Merini sul finale sorprende i lettori ponendo un accento positivo su medici e infermieri. Un perdono che in pochi riuscirebbero a dare. Una comprensione e un’accettazione di quel periodo passato tra le mura del manicomio che stupiscono e sorprendono.
Vorrei poter scrivere di più, mettere nero su bianco i mie pensieri e le mie emozioni, ma credo che un libro come questo vada semplicemente letto.
Non è possibile intervenire con pareri personali o quantomeno io non riesco a farlo.
Quello che riesco a fare è semplicemente dire grazie ad Alda Merini per aver voluto condividere con noi questo spaccato di vita.
Voglio chiudere questa recensione con una sua bellissima frase:
La pazzia è solo un’altra forma di normalità che può generare poesia, quella degli spiriti tempestosi, avvolti dal vortice del loro genio creativo che attinge linfa vitale dal delirio.
Buona lettura,
Elena Galbusera
L'altra verità
Diario di una diversa
Autrice: Alda Merini
Genere: Biografia – Diario
Editore: Bur Rizzoli
Pubblicato: 7 Marzo 2007
Lingua: Italiano
Pagine: 158
ISBN: 978-8817065351
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a cura di Elena Galbusera
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