Lascia il freno a mano delle tue emozioni
Come liberarsi dai blocchi emotivi e tornare a respirare di Alessia Romanazzi
A firma della psicologa e psicoterapeuta Alessia Romanazzi, il saggio tenta di rispondere a una domanda cruciale che, a un certo punto della vita, si è soliti porsi, senza trovare una risposta soddisfacente ed esaustiva: “perché mi sono bloccato?”.
C’è chi non riesce più a studiare, chi si trova impantanato in una relazione dalla quale non riesce a sganciarsi, chi mantiene un lavoro in cui non si riconosce ormai da tempo, chi si rifugia nostalgicamente nel passato per il timore di affrontare il futuro…
Il blocco, vissuto come un doloroso momento di stagnazione, può presentarsi in qualsiasi momento e a qualsiasi età, ma spesso si colloca in momenti di passaggio essenziali, che segnano tappe specifiche di svincolo da una fase all’altra della vita (per esempio, tra l’adolescenza e la giovane età adulta), oppure in occasione di eventi soggettivamente importanti (un lutto, una rottura relazionale, una promozione sul lavoro). Soltanto osservando l’intera storia che compone la nostra esistenza, lungo una linea del tempo, possiamo capire cosa sia successo e come sia insorta la crisi attuale.
Premessa: la vita come videogioco a livelli
All’interno del saggio, viene riformulata, con un’efficace metafora ludica, la teoria dello sviluppo psicosociale di Erikson: la vita viene proposta come un videogioco, di quelli particolarmente complessi e articolati, i cui livelli corrispondono alle fasi della vita, ossia Infanzia, Adolescenza, Giovane età adulta, Età matura/anziana; ciascun livello, come in ogni videogame che si rispetti, presenta un’importante missione da compiere, uguale per tutti – anche detta “compito evolutivo” – diversificata in una serie di sfide da portare a termine al fine di passare al livello successivo.
La missione dell’infanzia, forse la fase più complessa e delicata di tutta la vita, che darà un’impronta decisiva al modo con cui affronteremo quelle future, riguarda lo sviluppo di una base sicura, necessaria per sviluppare la fiducia in sé stessi e negli altri, il senso di sé, l’esistenza dei limiti.
Si tratta di una missione condivisa con chi si è preso cura di noi, di solito i nostri genitori, e pertanto si parla di sistema di attaccamento quale insieme di modalità affettive, comunicative e comportamentali che contribuiscono alla formazione di un legame specifico tra infante e caregiver di riferimento.
Attraverso le relazioni primarie costruiamo una mappa mentale che contenente notizie relative al nostro modo di essere (sono bravo? sono inadeguato?), alle capacità di muoverci davanti ai nostri bisogni (sono autonomo? Quando riesco a esserlo?) e come reagisce l’altro (è disponibile? In che modo reagisce?). (p.60).
La missione dell’adolescenza, una delle fasi più critiche, riguarda la conquista di una maggiore indipendenza sul piano socio-relazionale e la formazione di un’identità personale, da raggiungere separandosi dalla famiglia d’origine, distanziando l’immagine del bambino che si è stati, nel tentativo di mantenere un buon equilibrio tra autonomia personale e dipendenza familiare.
Impariamo a costruirci da soli nuovi nidi, a mantenerli e a decidere chi li condividerà con noi. (p.103)
La missione del giovane adulto potrebbe essere definita come “diventare genitori di se stessi”; in altri termini, in questa delicata fase di svincolo, il giovane impara a svolgere funzioni adulte mature, come assumersi la responsabilità di sé e delle proprie scelte, impegnarsi in un’attività lavorativa, creare una propria famiglia esterna al nucleo d’appartenenza, eventualmente progettare la nascita di un bambino.
Il giovane adulto è colui o colei che si domanda «cosa voglio?» e prova a generarlo. (p.126).
L’equilibrio tra doveri e bisogni rappresenta la missione stabilizzante dell’età adulta, che va orientativamente dai trentacinque ai cinquant’anni; viene spesso mal rappresentata come la fase grigia del nichilismo esistenziale, che si porta via tutta la vitalità e l’immaginazione, per una vita svuotata all’insegna del puro dovere.
In realtà, scrive la dottoressa Romanazzi:
la stabilità dovrebbe avere a che fare con l’equilibrio tra le due parti: doveri e bisogni, serietà e leggerezza (p.198).
Infine, la missione principale dell’età matura/anziana – dai 50-60 anni in poi –, consiste nel fare un bilancio onesto di quanto si è riusciti a fare nella vita. La grande sfida riguarda l’accettazione di sé e della morte, intesa non soltanto come morte fisiologica ma come fine metaforica: la fine della propria identità di lavoratore, con l’inizio della pensione, la fine di una fase del ciclo di vita, con l’uscita dei figli dal nido, la fine del corpo giovane e scattante di una volta, la fine dei progetti di vita precedenti.
In questa fase, risulta essenziale:
generare una nuova fase personale e familiare, tener conto di alcuni limiti e capire cosa si può comunque realizzare (p.204).
La crisi evolutiva
È proprio nel passaggio da un livello all’altro che spesso ci si trova a vivere un doloroso momento di blocco, quella che gli psicologi definiscono “crisi evolutiva”. Nel lungo viaggio della propria vita, infatti, può capitare di sentirsi bloccati in una certa fase, a causa di alcuni nodi mai sciolti appartenenti ai livelli precedenti, o può succedere di impantanarsi per il timore di quello che ci attende nei livelli futuri, o, ancora, di fermarsi per la difficoltà di portare a termine le sfide della fase di vita presente.
Poniamo un esempio di blocco in fase adolescenziale, tratto dal saggio:
“Se prendo la patente – metafora del diventare grandi e dell’essere alla guida della propria vita – sarò in grado di cavarmela da sola nel mondo degli adulti?” (p. 26).Magari credo di non esserne capace e finisco per farmi bocciare più volte all’esame.
Il blocco costituisce, quindi, una rappresentazione personale dello scontro interno – e pertanto inconsapevole – che vede frapporsi due parti di noi, una che spinge in avanti per proseguire in una certa direzione, e un’altra che non ne trova vantaggio, ne ha paura e frena.
Nel libro, ampio spazio viene dedicato all’esplorazione delle fattezze di tale crisi, con i ventenni che tirano il freno a mano del treno diretto verso l’adultità, i trentenni, ingrigiti dai panni adulti, che vivono nel malinconico ricordo dei tempi passati, i cinquantenni e sessantenni che nutrono una profonda paura della morte, che cela in realtà il timore di non aver vissuto a pieno la propria vita…
Sassolini psicologici
In uno degli ultimi capitoli, la dottoressa Romanazzi lancia qualche sassolino ai lettori, per offrire nuovi spunti di riflessione su come migliorare l’ascolto e la comunicazione tra le diverse parti di sé, il cui conflitto genera effettivamente quella fastidiosa sensazione di blocco all’interno di una gabbia emotiva, da cui è difficile uscire.
Risulta molto interessante l’accento posto sull’ascolto della narrativa, ossia della storia che ognuno tende a raccontarsi, con particolare attenzione alle parole e agli aggettivi usati, alle immagini evocate e alle emozioni associate.
Se non riesco più a studiare, come racconto le mie difficoltà di apprendimento e su cosa si focalizza il mio discorso? Su quali problematiche e su quali obiettivi da raggiungere pongo l’accento? Sulla figura che ci faccio oppure sul fatto che gli altri vadano avanti e io no, o, ancora, sulla faccia che farà mio padre? (p.220).
Altrettanto utile appare l’analisi dei propri sogni, per le informazioni preziose che il loro significato soggettivo cela; similmente, viene consigliato l’uso delle serie tv per mettere a fuoco e dare voce a tutte quelle emozioni che tendiamo a nascondere, in quanto sui vari personaggi proiettiamo diverse parti di noi e li viviamo in virtù dei nostri personalissimi schemi relazionali.
Conclusioni
I blocchi mettono a fuoco i problemi che ci attanagliano nel profondo e che temiamo di esplicitare ad alta voce, i nodi che ci fanno sentire costretti (p. 219).
Ma quindi esistono davvero i blocchi emotivi? La risposta è facilmente intuibile: il blocco di per sé non esiste, perché non si è mai davvero fermi in una stasi, ma si può vivere la sensazione frustrante di essere bloccati, fermi e impantanati, a livello relazionale, scolastico, lavorativo.
L’invito è ad abbracciare una visione più gentile e meno giudicante dei propri impantanamenti, a non reputarli più come un segnale di incapacità, ma come un urlo che arriva dal profondo, da quelle parti di noi messe a tacere da tempo. Con le parole della dottoressa, è necessario iniziare a considerare i blocchi come vitali, “non come segni di stagnazione e fallimento, ma come forme di cura e recupero di parti di sé” (p.
Un libro consigliatissimo, dal grande valore divulgativo, ricco di messaggi e nozioni psicologiche, resi fruibili dalla penna scorrevole della dottoressa Romanazzi, un saggio appassionante, disseminato di aneddoti, ricavati da storie cliniche reali, e scenari pratici tratti dalle avventure dei protagonisti delle serie tv contemporanee.
Buona lettura!
Annamaria Nuzzo
Lascia il freno a mano delle tue emozioni
Come liberarsi dai blocchi emotivi e tornare a respirare
Autrice: Alessia Romanazzi
Editore: Cairo
Genere: Psicologia /Self Help
Anno: Marzo 2023
Pagine: 256 p., Brossura
ISBN: 978-8830902763
Ultime Recensioni
Recensione a cura della
Dott.ssa Annamaria Nuzzo
Psicologa Clinica | LMP Library Editor
LMP Magazine Ultimi Articoli
Lascia il freno a mano delle tue emozioni
Autrice: Alessia Romanazzi
Editore: Cairo
Genere: Psicologia /Self Help
Anno: Marzo 2023
Pagine: 256 p., Brossura
ISBN: 978-8830902763