Lo sport come prescrizione terapeutica
L’importanza dell’attività fisica per il benessere psicofisico
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Lo stress emotivo e quello fisico condividono entrambi un comune denominatore che si riflette in ambo i casi in un incremento dei livelli di cortisolo nel sistema neuroendocrino. Un circuito rispetto al quale i livelli di cortisolo subiscono un notevole cambiamento che a seconda delle rispettive modalità di autoregolazione psicocorporea risulterà adattiva o al contrario disfunzionale. Eppure i medesimi livelli di questo ormone, nel momento in cui il nostro organismo inizia una qualsivoglia attività fisica, possono risentire di un sostanziale cambio di rotta. Infatti sia che si tratti di una semplice corsa o di una passeggiata sono in grado di apportare in maniera concatenata numerosi effetti sul nostro benessere (Pitkala K. H., Poysti M. M., 2013).
Ad esempio nonostante la presenza della fatica e della stanchezza a dispetto di altre situazioni una sana attività fisica promuove una modificazione circa il nostro umore, il quale rispetto a quando si è iniziata una semplice attività risulta di gran lunga migliore. Determinando così un benessere psicofisico in grado di chiamare in causa molteplici fattori tra di loro connessi e che evidenziano quella condizioni in cui lo stress sembra schierarsi dalla nostra parte. Favorendo quell’omeostasi che prende il nome di eustress.
In qualità di un nostro alleato quotidiano lo sport mette in risalto numerosi e affascinanti meccanismi fisiologici capaci di fare apprendere a chi desidera praticarlo un nuovo cablaggio ma ancor più un nuovo dialogo tra il corpo e la mente (Surtess P. G., Wainwright N. W. J., 2010).
Grazie al contributo di diversi autori, sotto il profilo neurobiologico durante l’attività fisica il cortisolo a distanza di un paio d’ore dalla fine dello sforzo non solo ripristina i livelli iniziali ma al contempo, proprio a seguito della contrazione muscolare avvenuta in precedenza, promuove la secrezione di endocannabinoidi, (McPartland J. M., Guy G. W., Di Marzo V., 2014) che dal sangue periferico giungono sino al cervello. Inducendo il rilascio di alcuni neurotrasmettitori tra cui la dopamina, la serotonina e non ultimo il fattore nervoso di derivazione cerebrale (BDNF).
Viceversa in corso di stress psichico e/o emozionale questo ormone dello stress se da un lato tende a mantenere alti i suoi livelli dall’altro, qualora la situazione stressante si prolunghi, risente di una modifica rispetto al suo ritmo circadiano. Che modificando la propria autoregolazione determinerebbe l’esclusivo rilascio della serotonina a discapito sia degli endocannabinoidi, del BDNF che della dopamina stessa.
L’attività fisica infatti riflette i suoi risvolti positivi sia a livello somatico che a livello psichico e le medesime emozioni altro non sono che il linguaggio segreto del nostro corpo che troppo spesso ci dimentichiamo di abitare e tramite il quale siamo guidati nel nostro modo di stare al mondo. Nello specifico una salutare attività corporea induce la modulazione centrale di tre neurotrasmettitori fondamentali come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina, nondimeno apporta sostanziali cambiamenti sia circa i fattori di crescita che di plasticità cerebrale (IGF-1) (Allegra J., Ezeamama A., Simpson C., Miles. T., 2015).
Inoltre sostanziali miglioramenti avvengono in maniera simultanea a più livelli, poiché non solo si assiste ad un reclutamento vero e proprio di più parti bensì ad un rimodellamento sincronico di circuiti differenti. Tra cui quelli basali – talamo – corticali e quelli che coinvolgono il sistema limbico. Pertanto l’insieme di questi cambiamenti molecolari e cerebrali indotti dall’attività sportiva, sono utili a confermare gli effetti positivi sulle nostre emozioni e il concetto di reclutamento di più parti nel medesimo momento (Siegel, J. D. 2001).
Le principali connessioni
A sostegno di quanto appena descritto sin qui, sono stati identificati almeno cinque circuiti di connessione tra la corteccia e i gangli della base e la via talamo corticale. Nello specifico infatti due connessioni riflettono una tipologia strettamente motoria; la prima di tipo esecutivo associativo e un’altra ancora di tipo emozionale. Nondimeno uno spunto di riflessione chiama in causa quella sottocorticale capace di rapportare l’ippocampo e l’amigdala.
Quest’ultima in quanto struttura chiave delle emozioni rispecchia anatomicamente e fisiologicamente, il collegamento tra le aree corticali emozionali (come la mediale prefrontale mPFC) e lo striato, un’unione vera e propria che avviene tramite l’amigdala, che funge da interfaccia tra la corteccia e lo striato. In definitiva si può quindi confermare come la connessione corteccia – amigdala – striato costituisca un circuito fondamentale per la valutazione del contenuto emozionale degli stimoli e per la successiva organizzazione del comportamento, che necessita di coerenti programmi motori implementati nei circuiti corticobasali (Cho Y. T., Ernst M., Fudge J. L., 2013).
Sul piano anatomico – funzionale possiamo dunque concludere che lo striato costituisce un nodo fondamentale di interconnessione tra i circuiti motori, cognitivi ed emozionali che vengono implementati nell’organizzazione del comportamento (Wang Z., Myers K. G., Guo Y., 2013).
I disturbi psichici in rapporto allo stress e alla dimensione cerebrale
Nel panorama dei disturbi psichici le radici epigenetiche e neurobiologiche giocano un ruolo fondamentale, nel promuovere l’equilibrio psicosomatico del proprio organismo. Nondimeno lo squilibrio tra fattori ormonali e psichici sembra evidenziare quel connubio in grado di sfociare in un quadro psicopatologico, rispetto al quale l’ormone dello stress ricopre un notevole ruolo (Gold P. W., 2015). Quest’ultimo infatti, principale ormone della risposta allo stress, induce un rapido rilascio del glutammato, soprattutto nell’ippocampo, nella corteccia prefrontale e nell’amigdala, le quali all’unisono preparano una risposta comportamentale reclutando il sistema neurovegetativo e l’asse ipotalamico-ipofisario-surrenale (Joshi S., Mooney S. J., Kennedy G. J., 2016). Andando più nel dettaglio, ciò che frena il rilascio del glutammato è l’attivazione degli endocannabinoidi, i quali si confermano quali naturali regolatori rispetto alla produzione di glutammato e che come sopra accennato sono prodotti dall’attività fisica. Purtroppo nel momento in cui lo stress si cronicizza si assiste ad un indebolimento dello smaltimento del glutammato, con conseguenze disfunzionali sia di tipo tossiche che inerenti la normale omeostasi (Harrison N. A., Cercignani M., Voon., 2015).
A livello cerebrale ciò che colpisce è come in alcune aree del cervello tale disquilibrio possa portare ad un’ipertrofia ippocampale delle cortecce mediali prefrontali e non ultimo ad un’ipertrofia dell’amigdala (Vaidya V. A., Terwilliger R. M., Duman R. S., 1999).
Tali cambiamenti innescano inoltre alterazioni comportamentali, correlate a deficit cognitivi e cambiamenti nell’umore, portando all’esordio di un disturbo depressivo e/o di un disturbo d’ansia. Entrambi i disturbi riflettono un insieme di alterazioni dei circuiti e dei neurotrasmettitori, i quali a lungo termina possono sfociare in assenza di piacere, blocco della neurogenesi e della plasticità cerebrale (Miller A. H., Raison C. L., 2016).
Pertanto l’integrità psicosomatica racchiude in sé la dimensione sia psichica che biologica, le quali nei quadri depressivi riflettono un’infiammazione a livello sanguigno, in cui l’aumento della proteina C- reattiva e delle citochine IL-1β, IL-6 e TNF-α influenzano col passare del tempo la scarsa motivazione circa la novità, alterando oltremodo l’ippocampo e la sostanza nera (Lindegard A. J., Jonsdottir I. H., Borjesson M., 2015).
Nei correlati biologici della depressione si assiste ad una iperattività del sistema dello stress (nella forma melanconica) e ad una scarsa attività dello stesso sistema nella forma diversa, ossia quella tipico (Rosso G., Albert U., 2012).
Nel primo caso il glutammato, la noradrenalina, le citochine e il cortisolo plasmatico risultano in eccesso e in coerenza con l’eccessiva attività di tale sistema si riscontra inoltre un’iperattività dell’amigdala e una ipoattività delle cortecce prefrontali che la controllano, provocando un blocco nella neurogenesi ippocampale (McEwen B. S., Bowles N. P., Gray J. D., 2015). Come accennato in precedenza una buona attività fisica induce la modulazione centrale di tre neurotrasmettitori fondamentali come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina, nondimeno apporta sostanziali cambiamenti sia circa i fattori di crescita che di plasticità cerebrale (IGF-1). Pertanto un buon trattamento multidisciplinare non può escludere la prescrizione di una sana attività fisica!
Bibliografia
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Cho Y. T., Ernst M., Fudge J. L., (2013), “Cortico-amygdala-striatal circuits are organized as hierarichical subsystems through the primate amygdala”, in Journal of Neuroscience: 14017-14030
Gold P. W., (2015), “The organization of the stress system and its disregulation in depressive illness”, in Mol Psychiatry: 32-47
Joshi S., Mooney S. J., Kennedy G. J., (2016), “Beyond METs: types of physical activity and depression among older adults”. In Age Ageing, 103 – 109
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Dott. Cristi Marcì
Psicologo Psicoterapeuta a indirizzo Psicosomatico e Operatore Perinatale
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