ll mantenimento della “stupidità” – Quarta Parte
Pregiudizi di Base: alcune ipotesi di soluzione
Siamo giunti alla parte finale di questo articolo che si è snodato complessivamente in quattro parti.
In quest’ultima sezione cercherò di presentare alcune proposte su come affrontare la problematica dei Pregiudizi di Base (PdB) sia per quanto riguarda la sfera privata che per quella sociale.
In questo ultimo articolo sull’argomento dei PdB inizialmente esporrò la metodica di soluzione dei PdB negativi su se stessi e successivamente verranno presentate alcune proposte su come affrontare i PdB di origine sociale anche se non ci sono soluzioni generali valide per tutti perché alla fine si torna sempre alla consapevolezza ed alla responsabilità individuale.
Prima di procedere vorrei però specificare che la teoria sull’origine e soprattutto la risoluzione dei PdB a livello individuale non si può applicare a quei soggetti che hanno la sfera emotiva e/o cognitiva compromessa a causa di eventi particolarmente traumatici come abusi, violenze, torture, conflitti bellici, ecc.
Riconoscimento, decisione e azione
In questo paragrafo verrà esposta, in forma ridotta per lo spazio a disposizione, la metodologià per la risoluzione dei PdB negativi su se stessi e, per una visione più completa del metodo, si rimanda al libro in cui è descritto ampiamente (Papadopoulos 2014).
Il metodo si snoda in tre fasi: fase del riconoscimento, fase della decisione, fase dell’azione.
1. Riconoscere
Come afferma Salovey,
la capacità di riconoscere un sentimento nel momento in cui esso si presenta è la chiave di volta dell’intelligenza emotiva (in Goleman 1995, pag. 64).
Facciamo un esempio: una persona s’interessa ad un’altra, ma, nella fase di corteggiamento, è assalita da PdB del tipo “Non riuscirò mai a farla/o interessare a me“, “Non sono all’altezza della situazione“, “Non valgo nulla“.
Qui l’individuo in questione dovrebbe compiere uno sforzo per riconoscere che la propria mente sta attivando un PdB molto potente ed ormai consolidato nel suo repertorio cognitivo/emotivo perché, come recita il primo assioma della Teoria Generale dei PdB, “ogni qual volta si pensa qualcosa di negativo su se stessi (riguardante la sfera emotiva e relazionale) tale pensiero è il frutto di un PdB“. (Papadopoulos 2014, pag. 39).
Si è parlato di “sforzo” perché questa fase di riconoscimento non è affatto scontata, visto che si tratta di abitudini mentali consolidate in un lungo lasso di tempo.
Questo è il passaggio più difficile: bisogna tentare e ritentare più volte prima di poterlo maneggiare efficacemente, ma basta ricordare che tutte le affermazioni di impossibilità non sono altro che autolegittimazioni razionali di un PdB che non vuole cedere il passo.
2. Decidere
Una volta che la persona è in grado di riconoscere quando un PdB viene attivato, non deve far altro che decidere se lasciar passare quel pensiero o bloccarlo.
La cosa positiva è che in entrambi i casi, sia che lo si assecondi, sia che lo si blocchi, l’individuo avrà fatto un piccolo salto evolutivo, infatti la scelta volontaria di lasciar passare un PdB è comunque un atto di volontà che rompe un atteggiamento di passività e destruttura la convinzione dell’incontrollabilità dei propri pensieri ed emozioni.
Più precisamente non si tratta tanto di controllare il pensiero quanto di osservare se stessi nell’atto stesso di pensare ed agire, riappropriandosi così della propria responsabilità e facoltà decisionale.
3. Agire
Questa fase in realtà è simultanea alla precedente, perché nel momento stesso in cui si decide di provare a bloccare un PdB, si sta già compiendo un’azione
perché anche un atto puramente mentale stampa nel proprio inconscio un’azione latente pronta a manifestarsi.
Questo è il protocollo terapeutico ridotto proprio all’osso.
La responsabilità individuale
Nel corso della vostra vita vi sarete imbattuti in amici, conoscenti o personaggi pubblici, che consideravate come dei “rivoluzionari” incalliti, vederli ad un certo punto della loro storia perdere totalmente questa loro caratteristica e ritrovarli inspiegabilmente allineati al sistema dominante.
Alla luce dei meccanismi che ho descritto nei precedenti articoli diventa però comprensibile questa inversione di rotta di questi “irriducibili” che arrivano ad accettare passivamente, o addirittura sostenere disposizioni legislative che fino al giorno prima avevano contestato acerrimamente (ovviamente dalla mia analisi sono esclusi i casi di corruzione).
Nonostante tutte le “scusanti” che si possono addurre per un tale voltafaccia la responsabilità di questi comportamenti rimane sempre dell’individuo stesso.
Ognuno di noi, nel nostro piccolo, ha infatti il dovere di essere cosciente delle azioni che manifesta senza possibilità di scagionamento per scelte scellerate.
A scopo esemplificativo è emblematica la frase del nazista Eichmann che, nel processo del 1961 svoltosi in Israele, a sua discolpa affermò: “Ero un grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti” (Arendt 1963): possono esistere scusanti per azioni atroci come quelle?
Oltre a prevedere gli effetti delle nostre azioni su un’intera comunità bisogna considerare che anche una non azione, il silenzio, il disinteresse non sono meno dannosi: il fascismo in Italia, come tutti i regimi totalitari, si è fatto strada ed è cresciuto anche grazie agli “indifferenti” come con estrema lungimiranza aveva scritto Gramsci (Gramsci 1917).
Gli stati totalitari e i totalitarismi hanno estremo bisogno del consenso altrimenti non investirebbero così tante energie per massicce propagande mediatiche.
Uscire dalla paura
In questa seconda sezione elencherò alcune proposte di soluzione dei PdB con riferimento al contesto sociale.
La prima strategia consiste nell’uscire dalla spirale della paura che viene continuamente rinforzata da tutti i mass media.
Chi ha una certa età ricorda perfettamente come i TG di diversi anni fa seguissero una scaletta delle notizie che iniziava dalla politica interna, per passare poi alla politica internazionale, poi all’economia e in fondo si lasciava un piccolo spazio alla cronaca nera.
Ora questi rapporti sono totalmente invertiti: é come se da parte dei mass media ci fosse un piacere sadico e voyeuristico nel presentare tragedie ed approfondire nei minimi dettagli le violenze inflitte.
L’illusione dell’impotenza
Se si rimane in uno stato di paura (anche come semplice rumore di fondo emotivo non percepito coscientemente), si perde tutta la nostra capacità e convinzione di poter influire sull’ambiente e si sprofonda in una sensazione generalizzata di impotenza.
Di conseguenza si attiva uno stato emotivo depressivo che a sua volta va a rinforzare, in un circolo vizioso, lo stato di paura.
Ma veramente siamo esseri così limitati, bisognosi e vulnerabili?
Questo è ciò che alcune religioni vogliono far credere, così come anche i massi media del main stream, ovviamente pilotati dai sistemi di potere, che da anni stanno cercando di far passare come messaggio subliminale per tutti noi.
Moltissimi credono e fanno propria questa concezione di impotenza dell’essere umano; molti si stanno risvegliando e si stanno “ricordando” del loro potere innato: perché ognuno di noi ha la possibilità di scegliere, sempre.
La scelta
Ora che conosci i meccanismi di mantenimento della tua ipnosi non sei più autorizzato a trovare delle scuse per rimanerci dentro.
Parafrasando Greg Braden, pensa a cosa ti impedisce di effettuare una scelta: è qualcosa di esterno a te, oppure è una forza sottile situata nella tua mente? (Braden 2017).
Tutto parte da un’intenzione, da una decisione profonda e da una totale ristrutturazione della narrazione personale e sociale.
La sanzione e la consuetudo
Quando uno stato emana delle leggi, contemporaneamente prevede delle sanzioni per chi non le segue per cui molti le rispettano anche se non le condividono.
Ma tutte le leggi hanno valore se la maggior parte della popolazione le accetta facendole diventare consuetudine (consuetudo secundum legem).
Ma cosa succede invece se si manifesta una consuetudo contra legem, ovvero quando si presentano in massa comportamenti contrari a norme di legge che si pongono in posizione abrogativa rispetto a quelle determinate norme?
Lo stato è pronto ed eticamente in grado a recepire il diverso volere e sentire dei propri cittadini o ignora la diversa sensibilità e reagisce con norme ancora più punitive?
Il risveglio
In questo periodo storico è tempo di smettere di occultare la “realtà” per paura e per diniego e cominciare a guardarla in faccia, a cominciare dalla propria. Nel corso di questi ultimi decenni sono stati pubblicati molti libri che evidenziano come l’umanità si sia adagiata in un sonno profondo.
Si pensi per esempio al best seller “Messaggio per un aquila che si crede un pollo” di Anthony De Mello del 1987, ma quante persone leggendo quel libro hanno pensato che fossero gli altri a dormire mentre loro invece si consideravano belli svegli? Io ero uno di loro!
Ed ho impiegato anni per rendermi conto ed accettare il fatto che anche io galleggiavo in uno stato di trance permanente.
Conclusioni
Le grandi lobby, i politici ed i pubblicitari conoscono esattamente le debolezze e le rigidità al cambiamento ideologico dell’essere umano e le sfruttano per i loro vantaggi personali o commerciali.
Non hanno quindi alcun interesse a promuovere una flessibilità del pensiero e ed una evoluzione delle coscienze.
Per capire se una ideologia, una religione, una teoria scientifica o altro, è funzionale al benessere dell’individuo, basta osservare gli effetti che producono in concreto.
Per esempio se una teoria economica, anche se magari è insegnata in tante università di tutto il mondo se produce impoverimento, disuguaglianza e sfruttamento, significa che poi non è una buona teoria economica, a meno che non la si attui con l’intento di raggiungere proprio tali effetti.
Ma a quel punto la domanda torna alla gente comune: perché nonostante il proprio impoverimento si continua a credere e ad obbedire a tali “leggi” economiche?
Bisogna avere una sincerità intellettuale, sorretta da una forte autostima, per poter mettere in discussione le proprie credenze ed ideologie a cui ci si è aggrappati per anni.
Chi non è in grado di mettere in atto questo processo di “revisione mentale” ha delle debolezze più o meno nascoste che non gli permettono alcun movimento di libertà intellettuale.
Quando un bambino nasce si ritrova in una famiglia e per lui o per lei, tutto ciò che vede, i valori e le abitudini di quella sua famiglia rappresentano la “vera realtà” del mondo.
Allo stesso modo siamo cresciuti con la convinzione che la nostra sia il tipo di società migliore che possa esistere: ma è veramente così?
Forse il tempo è maturo per iniziare in massa a riflettere su questo aspetto ed assecondare senza paura il frutto di questi nuovi ragionamenti: “va dove ti porta il cuore“…
Bibliografia
Arendt H. (1963), La banalità del male, Feltrinelli, Milano 2009.
Braden G., (2017), Human matrix, Mylife, Rimini 2018.
De Mello A., (1987), Messaggio per un’aquila che si credeva un pollo, Pickwick, Milano 1995.
Goleman D. (1996), Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano 2009.
Gramsci A. (1917), Odio gli indifferenti, Edizioni Chiarelettere, Milano 2015.
Papadopoulos I., La teoria generale dei pregiudizi di base, Armando, Roma 2014.
Papadopoulos I., “Il mantenimento della stupidità: Ipotesi e riflessioni sulle cause dei comportamenti irrazionali” La Mente Pensante Magazine, Marzo 2022.
Papadopoulos I., “Il mantenimento della stupidità: Il mantenimento dei pregiudizi e la fabbrica del consenso“, La Mente Pensante Magazine, Aprile 2022.
Papadopoulos I.,”Il mantenimento dei pregiudizi in ambito sociale” – La Mente Pensante Magazine, Maggio 2022.
Watlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D., (1967), Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971.
Dott. Ivo Papadopoulos
Psicologo Clinico | Sociologo
Bio | Articoli | Intervista Scrittori Pensanti | AIIP Novembre 2023
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