L’importanza di abbandonare la propria “versione della storia”
Costruire un presente e un futuro in cui i giudizi altrui non ci condizionino più
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La storia è sempre stata menzognera.
Per ogni piccola o grande guerra che viene combattuta non è mai stata scritta un’unica versione della storia.
Così ogni parte ci tiene a far sapere al resto del mondo quali sono le sue giustificazioni, quali affronti ha dovuto subire e le ragioni che l’hanno spinta ad agire in difesa di un bene più grande.
Ciò non vale solo per i grandi conflitti che attanagliano il mondo, ma anche per quelle piccole “guerre” quotidiane che ognuno di noi combatte.
Quando le nostre aspettative vengono disattese, le speranze si trasformano in delusioni, i nostri comportamenti prendono direzioni inaspettate e non siamo più ciò che il mondo si aspettava da noi.
Non siamo neppure ciò che noi stessi pensavamo di essere.
È a questo punto che ci sentiamo in dovere di rivelare agli sguardi esterni ciò che abbiamo subìto. Sappiamo che “gli altri” potrebbero disapprovare il nostro vissuto e giudicarci e, quindi, ci confidiamo per far sapere loro che si sbagliano, che meritiamo la loro compassione, non il loro disprezzo.
Alcuni di noi più di altri sono bravi a raccontare e raccontarsi storie, adducendo sempre una valida motivazione per giustificare i comportamenti e le scelte sbagliate commesse.
Nella porzione di storia che decidiamo di raccontare siamo “i buoni”, quelli che hanno sofferto e che meritano di essere accolti, compresi, giustificati, amati.
“I cattivi” diventano, racconto dopo racconto, più cattivi, perdendo quei connotati positivi che pur gli riconoscevamo quando facevano parte delle nostre vite.
Scriviamo la nostra versione della storia, incuranti del fatto che potrebbe non corrispondere ad una realtà meno rassicurante.
È una versione che ci fa star bene anche mentre ci fa star male e poco importa se, a qualche chilometro di distanza, qualcun altro potrebbe raccontare una versione della stessa storia in cui siamo noi i colpevoli.
Così due persone che hanno condiviso un pezzo importante di vita insieme (non mi riferisco solo alle ex coppie, ma anche ad amici e familiari, il cui rapporto si è deteriorato nel tempo) si allontanano irrimediabilmente.
Abbandonano definitivamente la via del dialogo e, supportate dalle fazioni che abbracciano la loro “versione”, sono pronte a perpetrare comportamenti sempre più scorretti e infantili quando, casualmente o necessariamente – si pensi a due genitori che si fanno la guerra per ogni questione riguardante la cura e l’educazione dei figli – si ritrovano sullo stesso campo di battaglia.
Non ci accorgiamo dell’assurdità del nostro comportamento perché veniamo incitati dai sostenitori della nostra causa, che spesso intravedono nella nostra sofferenza la loro e ci spingono a generalizzare. Ci convinciamo, dunque, che ciò che ci è successo era inevitabile per l’assenza di valori nel nostro tempo, perché gli uomini o le donne sono inaffidabili, perché viviamo in una società profondamente egoista in cui non c’è spazio per rapporti sinceri di amicizia, fratellanza o amore, e così via….
Recitiamo così bene la parte che abbiamo deciso di raccontare da dimenticarci che quello che è realmente accaduto potrebbe esserci di insegnamento e aiutarci a diventare persone migliori.
Anziché prendere le distanze dagli errori che abbiamo commesso e addebitarli ad altri, dovremmo accettare la realtà che abbiamo vissuto, le emozioni che abbiamo provato, le scelte compiute e le inevitabili conseguenze.
Addentrandoci nella sofferenza causata dalle nostre azioni, potremo comprenderne le ragioni più intime, accogliere le nostre debolezze, curare le ferite anziché nasconderle.
Smettendo di manipolare il passato e abbandonando ogni forma di vittimismo, avremo il tempo di scrivere una storia diversa.
La consapevolezza che abbiamo acquisito potrebbe aiutarci a liberare le nostre decisioni da ogni forma di condizionamento dai giudizi e dalle opinioni altrui.
Ciò ci darebbe l’opportunità di proiettarci verso un presente e un futuro diversi, in cui siamo realmente artefici del nostro destino e della nostra felicità.
Pensavo che la mia versione della storia avesse bisogno di essere ascoltata, che dovessi giustificarmi, spiegare e difendermi. Ma sono arrivata a capire che il mio valore e la mia verità non sono definiti dalle opinioni o dai punti di vista di qualcun altro. […] Quindi la mia versione della storia non ha più importanza. Ciò che conta è il presente e il futuro che sto costruendo. Una vita in cui sono la star, la regista e la scrittrice. Una vita in cui sono libera di raggiungere i miei obiettivi, una vita in cui essere felice e sempre me stessa.*
Eliana Romeo
Scrittrice | Giurista | Mediatrice familiare
Bio | Articoli | Video Intervista Scrittori Pensanti
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