Il lavoro in Italia: Quo Vado e la parodia del posto fisso
Checco Zalone: ironia sullo status quo Italiano
Avete già visto il film Quo Vado?
Se non lo avete ancora fatto, al termine di questa lettura capirete perché sarebbe interessante vederlo.
Luca Pasquale Medici, vero nome di Checco Zalone, è oggi un comico, showman, attore, cabarettista, imitatore, cantautore, musicista, sceneggiatore e regista italiano. Nel 2015, a soli 37 anni, dopo già un acclamato successo, esplode e ci fa divertire con il film Quo Vado. E’ diventato subito record incassi film italiani: il secondo nella classifica dei film che hanno incassato maggiormente in Italia, subito dopo Avatar (si conti che al quarto posto troviamo Titanic ed al terzo posto ancora un film di Zalone “Sole a catinelle“).
Cosa fa Checco Zalone in Quo Vado?
Il film di Checco Zalone ironizza sullo status quo dell’italiano medio, il mantra di vita e la massima ambizione insita nella cultura italiana: il posto fisso, in particolare la sua costante ricerca e la sua relativa conservazione.
Un’esilarante parodia in cui Checco Zalone prende in giro il lavoro statale, quello assicurato ed ottenuto con una piccola raccomandazione, con annesse ambizioni e il forte attaccamento ad uno stipendio fisso mensile a vita. E lo fa con una comicità, una sottigliezza ed una capacità unica.
Il modo in cui descrive l’ambizione che viene inculcata già da piccoli (“E tu Checco cosa vuoi fare da grande?” “Io voglio fare il posto fisso”); la venerazione nei confronti di coloro che sono impiegati alle dipendenze dello stato; l’attaccamento e gli adempimenti che possono essere messi in atto per mantenere il privilegio.
Sì, perché questo è il lavoro che viene considerato “sacro” dal grande attore compartecipante del film Lino Banfi.
Perché è importante il posto fisso in Italia?
Partiamo dal presupposto che a parlare di questa tematica producendo un film è stato un uomo del Sud Italia.
Un laureato in giurisprudenza, la cui famiglia lo avrebbe voluto vedere “affermato nel posto fisso” o a fare l’avvocato.
Proprio lui, proprio un italiano ha sradicato e preso in giro le convinzioni della cultura nazionale, andando oltre e portando avanti quello che forse all’inizio era giudicato da tanti suoi cari solo un sogno, il suo sogno: far ridere le persone.
Per farlo ha dovuto rivoluzionare le antiche convinzioni, sradicarsi e costruirsi un avvenire completamente diverso da quello che la sua famiglia desiderava per lui.
Con questo non intendiamo che tutti debbano fare questo percorso, ma forse Luca Medici ha ironizzato su ciò che ha provato in primis sulla sua pelle: ci ha messo coraggio, impegno ed uno studio minuzioso per realizzare una parodia simile.
In realtà ha voluto proprio far emergere un argomento ricorrente nella nostra mentalità italiana. E l’ha saputo fare in maniera eccellente: lo dimostrano gli incassi e le milioni di persone che l’hanno visto. Luca Medici, con la sua incredibile bravura e dote, ha dimostrato che puoi fare qualcosa di diverso, puoi credere in te e nelle tue capacità, puoi andare oltre un prototipo, uno standard di vita che ci hanno inculcato.
In Italia, forse più che in altri paesi, dal dopoguerra la corsa al posto fisso è diventata un obiettivo da dover raggiungere per forza, un’ambizione di vita. Come se raggiungere la vetta massima della vita fosse proprio questo.
In questa direzione, per molti anni, è andata la nostra nazione, perdendo di vista le sfaccettature del fare altro. Cosa? Quello che credi di saper fare.
La corsa al posto fisso e alla certezza economica che nel film viene descritta con ilarità, è una rappresentazione classica e tradizionalista della cultura del nostro Paese.
Immaginiamo Luca Medici se avesse minimamente acconsentito all’aspirazione inculcatagli: sicuramente non sarebbe diventato il grande artista che oggi è.
Morale della favola?
A volte lasciare l’idea di un posto fisso, anche se inculcato dalle nostre tradizioni, società e famiglie, può essere la nostra rivelazione.
Fare ciò che ci piace, sfruttando i nostri talenti, non rappresenterà la strada più facile ma è sicuramente quella che ci porta ad essere più autentici.
Si vive lavorando e non si lavora vivendo. Ricordiamolo.
Ad ognuno le proprie priorità, ad ognuno i propri sogni, ad ognuno il credere in se stessi e nelle proprie capacità anche quando è più semplice scegliere la via più semplice: quella seguita da tutti.
Ilaria Campana
SEO Copywriter | Consulente Web
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