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Trovare il coraggio di Dire “NO”!

C’è chi dice No – Vasco Rossi Docet 1987


Da appartenente alla “generazione X”  cresciuta a pane e Vasco Rossi non potevo non scrivere un articolo che almeno in parte lo prendesse in causa.

Album del 1987 contenente canzoni che hanno cresciuto più di una generazione, “C’è chi dice no” parla del NON fare, del coraggio di NON agire (“io non ci sono, io non mi muovo”).

Mi è sempre rimasta impressa la grinta incredibile che il cantante esprime in questa hit: mi trasmette coraggio, voglia di agire!


Posso scegliere?

Nella nostra vita scolastica e professionale, in quella famigliare e nelle nostre amicizie incontriamo spesso persone che non sanno dire di no.

In alcuni casi le confondiamo con gli altruisti, con coloro che pensano prima agli altri che a sé stessi, ma…attenzione! C’è una grande differenza.

Gli altruisti SCELGONO di essere “abneganti”, di rinunciare a qualcosa per donarlo ad altri che ritengono più bisognosi, scelgono di regalare il proprio tempo, le proprie conoscenze, in alcuni casi parte dei propri averi ad altre persone. Spesso sono fortemente empatici e questa attitudine li guida nel capire – sapendosi immedesimare negli altri, riuscendo a “mettersi nei panni di” – con cosa e come gratificare chi ci sta di fronte in un determinato momento, a volte metaforicamente altre realmente.

Coloro che non sanno dire no…non lo scelgono.


Non dire “No” e il circolo vizioso

Queste persone  entrano in un circolo vizioso da cui spesso non riescono più ad uscire. Si comincia in modo naturale con un “mi dai la tua merendina? Oggi l’ho dimenticata” a cui rispondiamo un sereno “certo, io non ho fame, tieni pure”.

È capitato a tutti almeno una volta nell’intervallo alle scuole elementari e magari anche da più grandi. Una volta, due volte…e senza quasi accorgercene siamo giunti a “Oggi che merendina mi offri?” o magari, nei casi già più complessi “Beh? Oggi niente merenda? Che storia è questa??”.

Alcuni lettori a questo punto staranno pensando “beh, mica ero così fesso…una volta ok, ma poi basta”, ma altri si riconosceranno nell’esempio “Già, è cominciata proprio così…ed è peggiorato senza che me ne rendessi conto”.

Ho iniziato da un esempio scolastico, ma è facilmente trasferibile in altri contesti. Il genitore che non riesce a negare nulla ai propri figli e li vede crescere egoisti, pretendere sempre di più senza offrire nulla in cambio. La collega disponibile che si ferma in ufficio fino alle 20, rinunciando all’uscita con le amiche, perché per l’ennesima volta la vicina di scrivania le ha chiesto di finire quella relazione al posto suo, perché non può proprio rinunciare a quell’appuntamento con il ragazzo di turno, come tutti i venerdì sera…

Parlo di “circolo vizioso” proprio perché non si tratta di favori sporadici, bensì di persone egoiste che approfittano della bontà d’animo di qualcun altro per puro tornaconto personale, portando l’altro in una spirale di concessioni che con le proprie forze non riesce a fermare.


Da vizioso a virtuoso

Come trasformare questo circolo vizioso in circolo virtuoso?

Per rendere una comunicazione il più possibile “efficace” occorre avere un equilibrio tra emittente e ricevente: se in un dialogo tra amici una persona parla per l’80% del tempo e l’altra solo per il 20% c’è un evidente squilibrio.

In alcune situazioni si tratta di uno squilibrio sano: pensiamo al rapporto docente-discente oppure a quello genitore-figlio. Quando invece è squilibrio insano una parte dovrebbe sforzarsi di tacere ed ascoltare di più, l’altra di contro dovrebbe agire il cambiamento comunicando al dirimpettaio, nel modo più educato e garbato possibile, che ha bisogno di parlare, di dire qualcosa di importante, chiedendo quindi la parola.

Ci vuole sicuramente coraggio e una buona dose di fermezza, ma anche questo è “dire no”. “Carlo, ti ho ascoltato e ti ringrazio per aver condiviso con me queste riflessioni. Ora, per cortesia, ho davvero bisogno che tu mi ascolti, grazie”.

Interrompere un ciclo è un atto di coraggio, è decidere di agire, è scegliere di voler intraprendere un’altra strada, quella che riteniamo migliore, più sana per noi.


Possibili alternative

Beh, oggi niente merendina?” “No, Graziella, non posso più regalarti ogni giorno la mia merenda: i miei genitori smetteranno di darla anche a me se non facciamo un po’ a ciascuno”. È un inizio, non scatenerà stravolgimenti e difficilmente l’egoista accetterà questo buono scambio ma forse almeno capirà che chi gli sta di fronte non è poi così indifeso, così “calpestabile” come pareva inizialmente (fermo restando che nessuno deve essere ritenuto “calpestabile” e quanto più ci si sente forti quanto più è importante trovare il modo per intervenire e supportare chi sta subendo affinché il circolo si interrompa).

Chiaro è che quanto più queste inversioni di rotta avvengono quando il circolo vizioso è appena abbozzato e non pienamente consolidato, quanto più i risultati saranno apprezzabili in tempi piuttosto rapidi.


La mia esperienza personale

Alcuni giorni fa mia figlia mi ha espresso uno dei più bei ringraziamenti che un genitore possa mai ricevere. “Mamma, grazie per tutte le volte che mi hai detto “no”, grazie per non avermi viziata ed avermi insegnato a guadagnarmi la fiducia e il rispetto”.

Con la mente sono tornata al primo grande “no” che le ho trasmesso: aveva pochi mesi, la stavo svezzando e lei, abituata ad addormentarsi pochi minuti dopo la poppata, in braccio, non ne voleva sapere di addormentarsi nel suo lettino. La prima volta ha pianto per oltre mezz’ora (ed io pure, nell’altra stanza, sforzandomi di non cedere, di resistere per il suo bene), la seconda meno di venti minuti e in pochi giorni ha smesso del tutto, addormentandosi serena abbracciata al suo peluche preferito.

Vi ho raccontato questo episodio (che sono certa possa suscitare sentimenti contrastanti) per trasmettervi un messaggio: saper dire no non è facile, non è una passeggiata, non è indolore, ma se ci concentriamo sui benefici che quello sforzo può portare saremo in grado di trovare energie che neanche pensavamo di avere.


Dire “No” sul lavoro?

In ambito lavorativo le dinamiche non sono poi così diverse: sicuramente dire di no ad una collega di pari grado può essere meno complesso che farlo con la propria responsabile, ma non è comunque impossibile. Siamo guidati da un leader o da un boss?

Nel primo caso quasi sicuramente un nostro “no”, detto con educazione e motivando con dati oggettivi, sarà accolto o, quantomeno, ascoltato e valutato con attenzione.

Se il nostro responsabile è il classico boss autoritario, quello che non si vuole mettere in discussione, quello che impone le sue idee senza ascoltare quelle degli altri…beh, chiaramente la questione si complica, ma se ci rendiamo conto che quel task in più siamo certi di non poterlo portare a termine, se non a discapito di altri compiti assegnati, è nostro dovere comunicarlo, nel modo più educato e professionale possibile. Qualora la reazione del boss non fosse quella che ci saremmo augurati, potremmo passare al “piano B”: “Va bene, do priorità al task C e mi impegnerò il più possibile per far avanzare anche A e B, perché sono certa che per Lei sia importante la qualità con cui porto a termine le attività”.

È un esempio, non è una soluzione che andrà sempre bene, dipende sempre molto dal contesto in cui ci troviamo. A volte il task in più è assegnato senza sapere davvero che la persona è già molto oberata, pertanto è sempre opportuno condividere le informazioni affinché chi ce li assegna possieda tutti gli elementi necessari (capita spesso quando abbiamo più referenti cui rispondere)


Dire “no” o dire “si” è una scelta

Ricordiamo che dire “no” o dire “sì” è comunque una nostra SCELTA, pertanto l’invito che porgo è quello di valutare sempre con attenzione i pro e i contro, gli elementi in nostro possesso e, soprattutto, le conseguenze che quella scelta avrà per noi e per chi ci sta vicino.

Ultima, ma non meno importante considerazione, impariamo a chiedere aiuto: non vergogniamoci delle nostre fragilità, non temiamo di passare per “deboli”, perché la vera forza sta nel non arrendersi, nel non dare per scontato, nel sapere che c’è sempre qualcuno disposto a tendere una mano per aiutare a rialzarci.


Simona Battistella Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Simona Battistella
HR Manager | Trainer
Bio | Articoli | AIIP Dicembre 2023
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