
La base emotiva dell’ideale
L’importanza della paura nella formazione politica
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Nel precedente “La triade motivazionale dell’io politico“[1] ho accennato alle tre componenti motivazionali dell’agire politico, iniziando con la più nota delle sue componenti ovvero la ricerca del potere. Nell’articolo successivo “Valori e tipologie vocazionali“[2] ho ulteriormente approfondito la vocazione al potere costitutiva, secondo l’orientamento dominante della psicoanalisi del secolo scorso, proprio dell’uomo politico puro. Argomenti su cui sarà necessario tornare ma è importante ora iniziare ad approfondire le altre due componenti della triade motivazionale dell’io politico: la tensione ideale e l’identificazione simbolica ad una comunità.
In questo articolo approfondiamo la componente motivazionale della tensione ideale.
La tensione ideale
Essa rappresenta la parte nobile dell’io politico, il substrato di “passione” ovvero di sofferenza interiore che anima nel profondo il politico: rabbia, collera, indignazione, timore, paura, irrequietudine ecc. rappresentano la parte “calda” dell’io, il fuoco interiore, da tutti apprezzata in quanto elemento genuino.
Analizzando il significato dei due termini del sintagma, con tensione si intende uno: “Stato di notevole eccitabilità, o sforzo intellettuale molto intenso, accompagnato da ansiosità.“[3]Quindi l’ansia, l’angoscia, il malessere e l’irrequietezza sono elementi costanti dello stato psichico di un soggetto teso; con ideale, dal latino tardo idealis, derivazione del gr. ἰδέα (idea), si intende invece: “Che appartiene o è proprio dell’idea, intesa come entità essenzialmente mentale e spirituale contrapposta alla realtà esterna; quindi, in genere, che non ha esistenza se non nella mente, irreale, astratto“[4].
Entrambe le definizioni ci aiutano a comprendere il mondo emotivo e cognitivo del politico. Indifferentemente dall’orientamento valoriale, rappresentato spazialmente in destra, centro e sinistra, queste due definizioni ci dicono molto sul “fuoco interiore” che arde nell’io politico. Infatti, il concetto di tensione evidenzia l’intenso sforzo intellettuale causato dall’irrequietezza e non tranquillità dell’anima, da ansia e inquietudine profonda; una tensione però, qui il sintagma, non fine a se stessa ma indirizzata ad un altrove, ad un ideale, ad un qualcosa di solo immaginato, in quanto non reale qui ed ora, ma possibile in futuro più o meno prossimo se tutti avessero/manifestassero la medesima tensione/inquietudine.
In questo passaggio tra l’io e il tutti entriamo nel cuore del ragionamento politico: “se tutti la pensassero come me il mondo sarebbe migliore“; dite la verità, quante volte l’avete pensato?
L’io morale e l’immagine idealizzata della società
La sofferenza interiore viene da un contrasto tra una realtà che è e una realtà che dovrebbe/potrebbe essere. L’io politico vive interiormente questo contrasto tra ideale e realtà, tra desiderio e frustrazione, tra libertà e costrizione che si traduce in malessere e inquietudine profonda e in sforzo intellettuale ed organizzativo per rendere comprensibile l’ideale.
Questo contrasto spiega molto degli atteggiamenti politici nel loro rapporto con lo status quo (conservatori/progressisti, moderati/radicali, democratici/autoritari, reazionari/rivoluzionari) e del perché i soggetti più radicali, il cui divario tra desiderio e realtà è più marcato, intenso e distante, sono anche più propensi all’antagonismo deviante e a giustificare forme di violenza politica.
Senza toccare culture politiche e o specifiche esperienze storiche è importante assumere che la tensione ideale è una componente fondamentale della triade motivazionale in quanto indirizza l’io politico verso una immaginaria società ideale.
Sarebbe meglio dire che è l’immagine idealizzata della società, che abbiamo interiorizzato con la nostra formazione morale (cosa è bene/male, giusto/sbagliato, buono/cattivo, positivo/negativo, utile/inutile), che dà origine alla tensione interna tra idea (come dovrebbe essere) e realtà (come è).
Quanto più nitida, chiara, evidente è questa immagine, questo divario, questa distorsione; quanto più sono comprese e spiegate le sue ragioni storiche, economiche e sociali, maggiore è il coinvolgimento emotivo ovvero più intensi i suoi sentimenti di indignazione, rabbia, preoccupazione, timore, disperazione ecc. perché le cose non vanno come vorremmo che andassero o come sarebbe giusto/bene che andassero.
A guidarci, appunto, è la dimensione morale dell’io.
Cambiando la dimensione morale dell’io cambiamo il substrato di passione/sofferenza interiore. Quello che gli psicologi chiamano metanoia non è altro che il cambiamento profondo dell’individuo a seguito di un processo di conversione interiore che si verifica quando si modifica il paradigma valoriale sottostante l’immagine ideale della società. Nel dare più importanza ad altri valori rispetto a quelli a cui davamo priorità precedentemente cambia anche la nostra idea di società e il modello di vita sociale auspicato.
La lotta politica è prevalentemente lotta di valori: lotta per affermare un certo modello di società.
La tensione fa la forza
Abbiamo visto che per il politico l’oggetto della propria inquietudine è la società sia nelle sue condizioni strutturali, inteso come sistema stratificato di ruoli, che nelle sue dinamiche ovvero come questi ruoli e strutture di ruoli (il sistema organizzativo più o meno complesso) interagiscono tra loro e con l’esterno.
L’io morale formatosi che determina cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è bene e cosa è male, orienta il grado di adesione alla realtà sociale. Quanto più si aderisce moralmente ad una determinata società quanto più si teme che possa cambiare e viceversa quanto più se ne avverte la distanza e l’avversione quanto più si desidera il suo cambiamento.
Paura, inquietudine, angoscia, ansia, indignazione, rabbia ecc. sono tutti elementi di psicologia politica che determinando una costante sensazione di apprensione, preoccupazione, insicurezza e paura comportando a sua volta uno stato di tensione, di difficoltà a concentrarsi, rilassarsi, di godersi la vita. Questa continua irrequietezza ovvero di tensione/agitazione emotiva spingono questi soggetti preoccupati/angosciati da una particolare minaccia/avversione a ricercare rassicurazioni nell’unirsi ad altri con le medesime preoccupazioni/angosce perché l’unione e la condivisione di una reciproca paura crea un maggior senso di sicurezza: la tensione fa la forza.
L’importanza della paura nella formazione politica
Cosa inquieta esattamente il politico? Lo inquieta tutto ciò che minaccia se stessi e la propria comunità di appartenenza. La minaccia può essere reale (personale, fisica, materiale, territoriale, economica, politica, ecc.) o simbolica (impersonale, metafisica, immateriale, culturale, spirituale, ecc.). La minaccia porta insicurezza e quindi ad un aumento di domanda di sicurezza intesa come richiesta, nella stragrande maggioranza dei casi inconscia, di rassicurazione psicologica affinché chi è preposto a decidere impedisca il verificarsi di stati indesiderati: “prevenire è sempre meglio che curare” dicevano i vecchi. Il bisogno di sicurezza è antico quanto il mondo ed è innato negli uomini come in ogni specie animale.
Sull’importanza della paura come elemento fondativo e collante della società hanno scritto i più grandi filosofi del passato come Machiavelli, Hobbes, Hegel, Nietzsche per rimanere ai padri del pensiero moderno.
Ogni epoca storica ha avuto le sue paure collettive dominanti. Fortunatamente non viviamo più nell’epoca delle streghe, anche se in alcune aree del mondo sono ancora messe al rogo, ma è opportuno capire quali sono le paure dominanti dell’epoca moderna per capire in che direzione stiamo andando.
Le paure postmoderne
L’analisi delle paure collettive è fondamentale per comprendere le priorità politiche. Oggi ad esempio si parla tanto di eco ansia: la paura della distruzione definitiva del nostro ecosistema sempre più antropizzato e depauperato: cambiamento climatico, scioglimento dei ghiacciai, deforestazioni ecc. Siamo spaventati per come abbiamo ridotto il pianeta terra. Questa paura molto attuale è stata ed è alla base dell’affermazione dei partiti cosiddetti verdi.
Analizzando il loro consenso politico diventa però evidente che continuano ad essere oggigiorno altre le paure più diffuse nella popolazione. In estrema sintesi: la paura della povertà e dell’indigenza, della disoccupazione e della deindustrializzazione; la paura di subire ingiustizie e crimini o di perdere le proprie tradizioni culturali; la paura di perdere la libertà e i diritti sociali conquistati ecc. Poi ci sono le paure trasversali come la paura dell’autoritarismo politico, della tirannide, dello scontro militare tra potenze atomiche, oggi quanto mai attuale, e potrei continuare a lungo. Spesso nel dibattito nazionale ritornano anche revival, come la paura del fascismo o, al contrario, la paura del comunismo, che hanno caratterizzato lo storico scontro tra destra e sinistra.
Dimmi che paura hai e ti dirò per chi voti.
Se prestate attenzione alla comunicazione politica essa è tutta intrisa di preoccupazioni per le sorti di ciò che vorremmo salvaguardato, di allarmismo e incitamento all’azione, utile a creare coesione e serrare i ranghi, e di accuse di negligenza/incompetenza se non di vera e propria demonizzazione dell’avversario.
Una continua e martellante comunicazione delle ragioni della minaccia incombente, della necessità di farvi fronte uniti, affinché vi sia un sentire e un’organizzazione comune per dare risposte condivise e organizzate alle proprie e altrui inquietudini.
Nei processi socializzativi ed organizzativi abbiamo il salto propriamente politico simbolico. L’obiettivo politico è realizzare una società libera dall’angoscia e a questo servono i simboli e strutture di socializzazione e organizzazione specifiche.
Ma di questi temi finalizzati a promuovere una identificazione ad una comunità simbolica parleremo nel prossimo articolo.
Note
[1] https://lamentepensante.com/triade-motivazionale-dell-io-politico/
[2] https://lamentepensante.com/valori-e-tipologie-vocazionali/
[3] https://www.grandidizionari.It/dizionario_italiano/parola/t/tensione.aspx?Query=tensione
[4] https://www.treccani.It/vocabolario/ideale/
Dott. Paolo lombardi
Sociologo politico
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