
Piantare i semi della creatività
Funambolismo neurale
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La creatività è come il giardinaggio: dopo aver piantato un seme (o aver innestato un’idea) non ci rimane altro da fare che attendere per scoprire cosa nascerà, quale sarà il colore e la forma che assumeranno le foglie, quanto la pianta si estenderà in altezza e in larghezza. Ma quali sono i meccanismi che sottostanno il processo creativo? Quali sono le strutture che consentono alla nostra mente di produrre una varietà così ampia di idee imprevedibili e nuove? Il cervello umano, da sempre, possiede la feconda capacità di mescolare continuamente vecchi concetti per crearne di nuovi, immaginando oggetti e scenari imprevedibili, magici e non esistenti.
Quando si pensa ad una persona creativa, o alla creatività come concetto generico, si immagina l’artista o una forma d’arte comunemente intesa come pittura, scultura, musica e via dicendo. Tuttavia, la creatività è molto più di questo: è applicabile a qualsiasi cosa, in quanto qualsiasi situazione della vita è affrontabile in modo creativo. In tal senso, quando parliamo di creatività ci riferiamo ad un atteggiamento mentale, a qualcosa di simile al problem solving, ossia l’uso di strategie diversificate per arrivare alla soluzione di un problema. Infatti, il cervello umano non ha la facoltà di creare qualcosa di nuovo da zero, ma si avvale sempre di conoscenza pregressa e la trasforma scomponendola e ricomponendola in modi nuovi e inaspettati, attraverso una stratificazione di significati.
Alla base della creatività sembrerebbe esserci un tipo particolare di pensiero, chiamato pensiero divergente (DT). Tale atteggiamento cognitivo è definito come la capacità di pensare molte e differenti possibili soluzioni, anche inusuali e originali, di fronte a una determinata domanda, questione, compito o problema (Runco, 1986). A contrapporsi a quest’ultimo c’è poi il pensiero convergente, basato sull’inferenza logica, sulla scelta di un’opzione che viene valutata come più conveniente da perseguire a fronte di un problema. Sappiamo che ogni essere umano possiede la capacità di pensare in modo divergente in quanto qualità del nostro sistema cerebrale, tuttavia, sembrerebbe che alcune persone più di altre riescano a farne buon uso. Ma da cosa dipende?
Parrebbe che le persone con personalità più aperte alle nuove esperienze siano maggiormente creative, in quanto accumulano più oggetti sui quali lavorare. Come detto, il nostro cervello non produce idee dal nulla, ma si avvale di materia prima esperienziale, la scompone in minimi termini e la abbina in modi nuovi e diversi. Maggiori sono gli oggetti incapsulati nella nostra memoria anche attraverso l’esperienza, più ampio è il ventaglio di opzioni che abbiamo. Coerentemente, sembrerebbe anche che frequentare persone di altre culture renda le persone più creative, in quanto costringe la mente ad allenare il pensiero divergente, ad adattarsi e ad esplorare nuovi territori. Implementando la nostra esperienza concreta con relazioni e culture diverse dalle nostre, la nostra capienza e potenziale immaginativo aumenta, consentendoci la creazione di oggetti più particolareggiati e unici. A tal proposito, è molto interessante soffermarsi sull’unicità dell’oggetto creativo: di fatto, ogni cervello è diverso e, proprio per questo, non esistono due persone che possiedono la stessa identica materia prima e che hanno lo stesso modo di utilizzarla.
Essendo la creatività una funzione del cervello umano, essa è allenabile come un muscolo. Più tempo dedicheremo a esercitarla, maggiore sarà il suo sviluppo e la sua finezza funzionale. A livello corticale, essa non risiede in un luogo univoco e preciso, ma si crea quando varie regioni cerebrali comunicano tra loro. A tal fine, due network neurali risultano assolutamente cruciali: la Default Mode Network e la Executive Control Network. La DMN si attiva quando lasciamo vagare la mente, quando non proviamo a controllare il pensiero e fantastichiamo. Questa rete neurale è stato dimostrato essere scarsamente collegata con il network cerebrale deputato all’attenzione, probabilmente perché possiede un tipo di funzionamento connotato da spontaneità, caoticità e associazioni casuali. Per questo motivo, la Default Mode Network è definita una task-negative network, ossia una rete neurale che si disattiva in alcuni compiti goal-oriented, orientati al risultato. Al contrario, la Executive Control Network si attiva quando cerchiamo di controllare ciò che pensiamo e cerchiamo di valutare se ciò che pensiamo sia valido, come quando ci orientiamo al raggiungimento di risultati, oppure quando abbiamo bisogno di ritenere e manipolare informazioni nella nostra memoria di lavoro. Bene, sembrerebbe che nelle persone creative queste due reti siano maggiormente connesse e sinergiche.
Prendiamo ad esempio i bambini per spiegare come la sinergia tra queste due reti neurali e il loro utilizzo equilibrato sia in realtà la chiave per la produzione di un processo creativo prolifico. I bambini fanno utilizzo preferenziale, e quasi esclusivo, della Default Mode Network. Se ci troviamo ad osservare un oggetto creativo di un bambino, ci rendiamo subito conto che è stato prodotto senza pensarci troppo, spesso con risultati poco o per nulla soddisfacenti. Se da un lato è quindi vero che quando si abbandona il controllo di sé, facilitando l’attivazione della Default Mode Network, anche attraverso il sonno o altre pratiche che ce lo consentono, allora abbiamo maggiore facilità ad essere creativi; tuttavia, è altrettanto vero che, allo stesso modo, va allenata la Executive Control Network. Quest’ultima serve, in particolare, per bilanciare l’attività della DMN, in modo tale da essere capaci di scartare le idee peggiori e riconoscere quelle che vanno portate avanti al fine di produrre un oggetto nuovo e creativo di senso e che rispetti delle regole estetiche. In questo modo, dal funzionamento bilanciato e sinergico di queste due reti neurali, riusciamo a canalizzare la creatività che, altrimenti, produrrebbe solo confusione.
Come abbiamo detto in precedenza, la Default Mode Network da cui dipende l’accuratezza del nostro pensiero divergente è allenabile. Prova tu stesso!
- Alternative Uses Task: prendi un oggetto casuale e prova a pensare a 10 nuovi e diversi modi di utilizzarlo.
- Divergent Association Task: scrivi una prima parola e successivamente scrivine un’altra che non sia collegabile alla prima, andando avanti e creando una catena associativa di parole tra loro non convergenti.
Bibliografia
“The Mind Explained“, Netflix Serie
“Il Pensiero divergente: la capacità di pensare con originalità”, Articolo di State of Mind
Dott.ssa Alice Tentor
Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche
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