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Perché studiare latino e greco (non) è inutile

Perché studiare latino e greco (non) è inutile Recensione di Roberta Favorito

Image by Chris Lawton on Unsplash.com

Il libro della scrittrice Andrea Marcolongo, laureata in Lettere classiche, è un inno e un ritorno ad apprezzare la scuola, un’istituzione che deve rappresentare il luogo per eccellenza, dopo la famiglia, che ha il compito e la responsabilità di formare, prima di ogni altra cosa o esigenza, personalità differenti e menti libere, in grado di pensare criticamente.

Quello che viene insegnato nei licei classici è faticoso, si studia il latino e il greco: lingue morte e anche così complicate come spesso si sente dire? Forse no, perché ciò che l’autrice vuole trasmettere al lettore, far comprendere fino in fondo, è ben altro: la fatica diventa sempre meno, quasi scompare, e smette di essere l’unico sostantivo da associare allo studio del latino e del greco, se si pensa veramente al potere intrinseco di queste due lingue antiche.

Latino e greco appaiono anacronistiche oggi, in un contesto storico caratterizzato dall’intelligenza artificiale, dalla frenesia, da tempi veloci, rapidi e sempre più tecnologici, mirati ad esaltare ciò che è al di fuori della persona, al fare/produrre, guadagnare e “performare”, dunque non troppo, anzi poco, all’essere, sempre meno a coltivare animi e spiriti liberi e critici! A. Marcolongo, a tal proposito, invitando a non dimenticare i valori dell’umanità, scrive: “Prendete tutto il valore accumulato nelle lingue antiche e sperperatelo se serve. Quella antica è l’unica ricchezza che più si spende più aumenta. Arricchiti di un’eredità millenaria, continuate il cammino paziente intrapreso nei secoli da chi vi ha preceduto. E trasmettetelo a vostra volta”. La conoscenza rende “ricchi” e donandola agli altri neanche si rischia l’impoverimento, chi riceve il sapere acquisisce dei beni intangibili inestimabili.  Un’utilità che non passa da una produzione, un profitto o altre logiche di mercato/materialistiche.

L’intenzione dell’autrice è divulgare la voce della “sapienza”, la ricchezza della conoscenza, in questo piccolo testo, nella forma, ma grande nel suo messaggio, pieno di verità e profondità nel contenuto e nella sostanza che racchiude; adatto e facilmente comprensibile, perché ben scritto, leggibile sia dai ragazzi che dagli adulti più grandi. Si rivolge, infatti, anche ai genitori poco inclini a dar fiducia ad una scuola che va controcorrente, che non soddisfa le richieste del mercato del lavoro, come può essere un liceo classico; genitori spesso impauriti da pregiudizi senza fondamento, in una amara e triste svalutazione del sapere antico da parte di “consiglieri” poco affidabili, perché non sufficientemente informati.  Afferma, difatti, la scrittrice:” Fin dal primo giorno in cui esitanti abbiamo messo piede al liceo, tutti non fanno che aprire il becco e consigliarci, con la malcelata pietà di chi la sa lunga, di cambiare strada e di dedicarci a qualcosa di più utile e moderno- peccato che, nella maggior parte dei casi, nessuno abbia chiesto un parere a questi uccellacci del malaugurio e a questi profeti della morte del mondo antico”.

L ’autrice, attraverso questo libro, si pone l’obiettivo di mostrare la meraviglia del nutrire lo spirito e la personalità a chi vorrà godere delle sue pagine, così amabili e da cui si evince competenza e professionalità, espresse con parole alla portata di tutti, capaci di arrivare a chiunque; Andrea Marcolongo scrive anche articoli culturali sul giornale francese Le Figaro.

Amare il mondo antico e le sue lingue vuol dire appropriarsi intimamente di un tempo di qualità:” […] più tempo trascorrerete in compagnia degli antichi Greci e Latini, più in realtà ne state guadagnando”. Con questa affermazione, l’autrice ci comunica uno dei vantaggi che deriva dallo studio dei classici, perché ciò che riportano tutte le commedie o tragedie fa parte, sì, di un tempo ormai trascorso e molto lontano, ma pur sempre applicabile, in ogni momento e periodo storico. Un   bagaglio di saperi gioie e dolori, sentimenti e vissuti a cui far riferimento durante la vita, per percorrere un sentiero con un sostegno efficace, che possa fungere come una sorta di “manuale di istruzioni della vita”; un compendio di insegnamenti utili ad affrontare qualsiasi esperienza:” […] una specie di Tripadvisor dell’esistere”, dice Andrea Marcolongo.

Nella parte finale del suo testo, non dimentica di sottolineare, evidenziare e menzionare, sapientemente, quello che la Grecia e la Roma antica ci hanno donato, senza l’esigenza di far “toccare con mano” questa magnifica eredità, ovvero una straordinaria cultura, in tutte le sue vesti più raffinate: le arti uniche, diverse tra loro e la filosofia, con poeti e letterati; insieme agli studi scientifici, dalla geometria, l’astronomia, fino ad arrivare all’ingegneria; la medicina in ultimo, di certo non per ordine di importanza. La bellezza dell’”inutile”, insomma, che forse, di davvero inutilizzabile ha ben poco, come crede anche Nuccio Ordine, che intitola un suo libro L’ utilità dell’inutile (Prima edizione Bompiani, 2013), affermando quanto segue: “Tra le tante incertezze, tuttavia, una cosa è certa: se lasceremo morire il gratuito, se rinunceremo alla forza generatrice dell’inutile, se ascolteremo unicamente questo mortifero canto delle sirene che ci spinge a rincorrere il guadagno, saremo solo in grado di produrre una collettività malata e smemorata che, smarrita, finirà per perdere il senso di sé stessa e della vita”.

Buona lettura!
Roberta Favorito

Perché studiare latino e greco (non) è inutile

Valutazione
5/5

Autore: Andrea Marcolongo
Illustratore: Giovanna Giuliano
Editore: Mondadori
Genere: saggistica
Anno: 16 Maggio 2023
Lingua: Italiano
Pagine: 96
ISBN: 978-8804775119

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