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Non basta diventare grandi per essere adulti

Come smettere di essere figli e prendere in mano la nostra vita

Non basta diventare grandi per essere adulti

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Non basta diventare grandi per essere adulti” è un libro che mi ha colpito sin dal titolo, contenente un’affermazione con cui oggi mi trovo perfettamente d’accordo.

Non era così da bambina, quando mi era facile pensare che età anagrafica e “adultità” andassero di pari passo.

Crescendo ed entrando anch’io nel mondo dei grandi, mi sono accorta che questo passaggio non è così automatico e che al contrario sono sempre di più coloro che invocano la loro giovinezza interiore per giustificare l’immaturità e l’irresponsabilità delle loro decisioni.

Io stessa mi riconosco poco nella mia età anagrafica, mi rendo conto che il mio percorso verso l’età adulta non è ancora completo e, quando possibile, mi rifugio nel confortevole ruolo di figlia, pur essendo io stessa madre.

La prima domanda che viene da porsi di fronte all’affermazione che dà il titolo al libro, è cosa debba intendersi per adulto.

Per Emily Mignanelli, “Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre”.

E ancora: “Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente, riconoscendone la verità dei sentimenti passati che, se non ascoltati, diventano presenti, futuri, eterni.”

Chi invece non ha elaborato in profondità il dolore vissuto durante l’infanzia – perché si è sentito umiliato, poco amato, ignorato, abbandonato, eccessivamente responsabilizzato – rischia di essere rimasto un “bambino ferito travestito da adulto”, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere ed incapace di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.

Il percorso suggerito dall’autrice è esplicitato nel sottotitolo del libro: “Come smettere di essere figli e prendere in mano la nostra vita”.

Smettere di essere figli è un’espressione forte, ma non viene utilizzata dall’autrice in senso negativo.

I nostri genitori non sono i capri espiatori dei nostri errori, hanno fatto del loro meglio ma non sempre il loro meglio ha coinciso con quello di cui avevamo bisogno. Per cui occorre distaccarsi dai copioni del passato, spesso anche allontanandoci da ciò che ci è stato insegnato sull’amore e sulla vita, per diventare sempre più noi stessi.

È un percorso sicuramente non facile, ma importante e necessario.

Essere adulto significa essere in grado di assumersi le responsabilità delle proprie scelte e diventare la guida intima della propria vita, non orientandola più ai desideri altrui e al bisogno di sentirsi accettato.

In questo percorso verso l’adultità, l’autrice ci propone diversi esercizi di archeologia interiore, volti alla ricerca della verità e della consapevolezza.

Raggiungere la verità e la consapevolezza ci aiuta non solo ad essere adulti migliori ma anche genitori migliori.

La verità è sempre una forma di guarigione e liberazione, per cui l’invito dell’autrice è di non nasconderla anche quando pensiamo che questo possa servire a proteggere i nostri piccoli dal dolore.

La consapevolezza ci aiuta a non riproporre ai nostri figli gli schemi educativi ricevuti, che fanno parte del nostro vissuto e che rischiamo di applicare come automatismi nei momenti di stress, anche quando vorremmo discostarcene.

Gli spunti di riflessione che possono trarsi dalla lettura di questo libro sono tantissimi.

In particolare, mi ha colpito la regola universale per cui “il bambino non vuole mai essere abbandonato e cercherà sempre di creare un legame stabile e duraturo con gli adulti che lo crescono”, soccorrendoli quando percepisce la loro difficoltà e assumendosi carichi che non gli appartengono. I genitori accettano di trasferire i propri carichi sul figlio, non per cattiveria ma per stanchezza o perché è più semplice spingere il bambino nella direzione in cui vorrebbero che andasse facendo leva sul suo senso di colpa o sul suo bisogno di compiacere.

Ciò purtroppo ha effetti a lungo termine sul bambino che ha la sensazione che la gioia e la tristezza del proprio genitore dipenda dal suo essere “bravo”. Può portare persino il bambino a credere che la violenza fisica o verbale subita sia stata colpa di un suo comportamento sbagliato.

“Non basta diventare grandi per essere adulti”, è un libro che certamente tutti i genitori dovrebbero leggere, ma che consiglio anche a chi non è genitore, perché ognuno di noi è stato figlio e ha un’eredità comportamentale ed emotiva con cui deve fare i conti per poter diventare un adulto consapevole.

Buona lettura!
Eliana Romeo

Non basta diventare grandi per essere adulti

Valutazione
5/5

Autrice: Emily Mignanelli
Editore: Feltrinelli
Genere: Crescita personale, saggio sulle dinamiche familiari
Anno: 7 ottobre 2021
Pagine: 131
ISBN: 8807895781

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