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La violenza nelle relazioni di coppia

Non normalizziamo ciò che normale non è!


Disclaimer: In questo articolo parleremo di violenza nella coppia esercitata dall’uomo contro la donna: non perché la violenza da parte delle donne sugli uomini non esista e non sia degna di eguale attenzione, ma semplicemente perché i dati statistici indicano un’incidenza significativamente più elevata dei casi in cui è l’uomo ad agire violenza sulla donna all’interno del rapporto di coppia.

La violenza di genere: sappiamo davvero cos’è? Proviamo a capirlo insieme con alcune domande.

Con “violenza di genere” si fa riferimento ad ogni atto di violenza, basato sull’appartenenza ad un genere, che comporta o può comportare danni, sofferenza fisica o psicologica per la vittima (Declaration on the elimination of violence against woman, Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 1993, New York).

Dati statistici: In Italia, si stima che il 32% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni abbiano subito una violenza fisica o sessuale maschile nella loro vita.

La violenza fisica e sessuale sono certamente le forma di violenza di genere maggiormente conosciute e che ricevono più attenzione e sdegno.

Le diverse forme di violenza

Ma è estremamente importante essere consapevoli che non sono le uniche forme di violenza che una donna può subire: oltre alla violenza fisica o sessuale le donne subiscono anche violenza psicologica ed economica; nel primo caso la donna è sottoposta a continue umiliazioni, svalorizzazioni, intimidazioni, minacce, coercizione, e tentativi di controllo da parte del partner; nel secondo caso, le viene negato o limitato l’accesso alle proprie disponibilità economiche o a quelle della famiglia.

Mi rivolgo adesso soprattutto alle giovani donne, chiedendovi se è normale che:

  • il tuo partner ti dica come vestirti?
  • voglia o debba approvare la tua scollatura o la tua minigonna?
  • debba concederti il permesso di uscire da sola o con le amiche?
  • ti dica che non vali niente, che devi stare zitta?
  • esiga che sia tu ad occuparti delle faccende domestiche perché sei femmina?
  • sia lui a decidere se puoi o non puoi lavorare? O dove e come devi lavorare?
  • deve decidere se, e quanto alcol puoi bere?
  • deve autorizzarti a socializzare con altri uomini?

E ancora…pensi che uno schiaffo sia accettabile? Solo uno magari…e se succede o succedesse cosa ti diresti? Che te lo sei meritata forse…era nervoso perché il lavoro va male…ma non succederà più perché lui ti ama.

Risponderò io: la risposta a tutto quello che ti ho chiesto è NO! NON È NORMALE! E quindi non devi sentirti in dovere di tollerarlo!

Limitare la libertà personale

Il tentativo di controllo sulla tua vita, la limitazione della tua libertà personale, è violenza! Non sarà scenica come uno stupro, ma è violenza; ed è altrettanto tossica, dannosa, e pericolosa.

“ma perche’ tante storie per un po’ di gelosia? Perché dovrebbe essere pericoloso che il tuo partner decida come devi vestirti?”

Perché il fenomeno della violenza di genere è un’escalation!

Pensiamo alle cause basandoci sulle ricerche scientifiche: ad esempio, una ricerca sulla violenza di genere (Hagemann-White e colleghi, 2010), ha individuato dei fattori specifici alla base del fenomeno: la disuguaglianza di genere, gli stereotipi di genere, i concetti tradizionali e rigidi della mascolinità e della femminilità che associano la prima al controllo e alla dominanza e la seconda al prendersi cura della famiglia e alla vulnerabilità, sono fattori che concorrono all’attuazione e alla perpetrazione della violenza di genere, nonché al fatto che essa sia socialmente tollerata e considerata accettabile dalle vittime stesse.

Se la ricerca ci ha mostrato che alla base di uno schiaffo c’è “solo” uno stereotipo culturalmente appreso, come può non farci allarmare un uomo che dice alla propria partner come vestirsi, o come quando e dove può uscire?

E se stai pensando che questa è gelosia e che la gelosia è elemento insito e fondamentale dell’amore, anche qui la risposta è NO!

C’è differenza tra gelosia e possesso: la gelosia, quella sana per la coppia, non si manifesta con il controllo. Il possesso, insano e pericoloso, si manifesta, invece, puntualmente con il controllo, che pone le sue radici sull’oggettificazione della donna; ovvero: tu sei mia, tu mi appartieni, posso controllarti”.


Strumenti di contrasto alla violenza di genere: lavorare con l’uomo violento

Nel momento in cui si verifica un atto di violenza la priorità è sempre la tutela, la protezione e la cura della vittima, sotto ogni punto di vista (fisico, psicologico, sociale, economico).

Tuttavia, se come società ci limitassimo a prenderci cura delle vittime, staremmo soltanto fronteggiando il problema una volta che questo si è già manifestato.

Cosa si può fare in aggiunta? si puo’ e di deve prevenire!

La prevenzione può avere molte facce: interventi psico educativi rivolti ai giovani adolescenti; educazione sessuale; educazione al consenso e al rispetto; interventi mirati allo sviluppo di capacità comunicative funzionali e modalità relazionali improntate sul rispetto reciproco; destrutturazione degli stereotipi di genere.

C’è però anche un altro ambito nel quale possiamo intervenire per fronteggiare la piaga della violenza sulle donne: lavorare ad un livello psicologico-educativo sull’uomo violento o maltrattante.

So che con quest’ultima frase potrei aver generato in voi sentimenti di sdegno, disapprovazione, rabbia.

Ma mettiamo da parte per un minuto il nostro istinto e facciamo una brevissima riflessione pratica: un uomo che ha commesso un reato di violenza contro una donna e che è stato condannato, sconterà la sua pena in carcere. Bene. È giusto così. Ma dopo? Dopo che succede? Quando avrà scontato i suoi anni e uscirà dal carcere cosa pensate che succederà?

Trattamenti rieducativi

La detenzione come mera punizione (legittima ovviamente) non muta positivamente la personalità, le credenze, la cultura, il sistema di valori del detenuto.

Per cui, è verosimile che l’uomo che sta uscendo dal quel carcere sia lo stesso uomo violento che in quel carcere ci è entrato anni prima; ne consegue che molto probabilmente continuerà ad agire violenza contro le donne.

Al contrario, sottoporre quell’uomo ad un trattamento rieducativo professionale che lo porti all’assunzione di responsabilità di ciò che ha fatto, a mettere in discussione il suo sistema di credenze disfunzionali ed irrealistiche sull’amore, sulle relazioni di coppia e non, sui ruoli di genere, a destrutturare gli stereotipi attorno ai quali è cresciuto e vissuto, a sviluppare empatia verso la vittima, riduce sensibilmente il rischio di recidive.

Non dobbiamo occuparci degli uomini violenti perché se lo meritano; dobbiamo occuparcene per abbattere, o almeno ridurre, la possibilità che altre donne divengano loro vittime.

Dobbiamo occuparcene perché noi tutti, come società, meritiamo uomini migliori.

E non è con la sola condanna che li avremo. 

Rieducare un uomo che è stato violento equivale a proteggere una o più donne, e costituisce a tutti gli effetti una forma di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.

Se ti riconosci in questo articolo, se pensi di essere vittima di violenza, se sei certa di essere vittima di violenza, chiama il numero 1522, rivolgiti al Centro Anti-violenza più vicino a te; chiedi aiuto ad un amico, un parente, alle Autorità, o ad un Professionista.

Se ce la fai denuncia; se non riesci a denunciare nessuno ti giudicherà negativamente: sappi, però, che da quel ciclo di violenza in cui ti senti intrappolata puoi uscire.


Dott.ssa Ilenia Caggiu Autrice de La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Ilenia Caggiu
Psicologa Clinica e Forense | Mindfulness Educator
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