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Contro la violenza: 25 Novembre tutto l’anno

Sentirsi sicuri di camminare da soli…

Image by Nadine Shaabana on Unsplash.com


Alcuni mesi fa mi ha morsa un cane.

Stavo concludendo un bel giro in mountain bike in solitaria quando ho visto una signora con a fianco un meticcio di taglia media.

Sembrava tranquillo, quindi mi sono limitata a rallentare, son passata più lontano possibile da cane e padrona ma, quando quasi non ci stavo più pensando il cane mi ha rincorsa e mi ha azzannata dietro il ginocchio.

Se avessi avuto la gamba tesa temo che il danno sarebbe stato ben peggiore, ma avendola piegata me la son cavata con “solo” tre piccoli buchi. La proprietaria era costernata, non era mai capitato prima che attaccasse qualcuno e, essendo in una strada sterrata poco frequentata, non aveva pensato di legarlo. Le ho creduto, ho percorso tante volte quella strada con la mia cagnolina e anche io la lasciavo libera, seppur con l’accortezza di richiamarla sempre appena mi accorgevo dell’arrivo di qualcuno, con o senza cane.

Eppure non basta.

Da quella disavventura la tengo sempre legata, anche solo per brevi tratti, per evitare che capiti ad altri la mia stessa sfortuna.


Cambio di prospettiva

Da quel giorno non è stato più lo stesso. Una semplice passeggiata, una corsa mattutina…sono diventati momenti di stress

E se incontro di nuovo un cane aggressivo? E se fa del male alla mia cagnolina? E se…?

Tutti questi “e se?” mi stanno privando del piacere che per anni ho sempre provato nel praticare sport e stare all’aria aperta.

Mi sono sentita nel mio piccolo violata, privata di una parte importante della mia libertà personale.

Non ho mai subito aggressioni diverse da quella che ho appena descritto, ma da quando mi è capitato a volte mi chiedo “e se fosse stata una persona?” Se mi ha fatto stare così male una piccolezza di questo genere…come si possono sentire le persone vittime di violenza?

Mi si è gelato il sangue nelle vene.

Ho capito che se la vicenda col cane mi ha portata a cambiare prospettiva, a guardare (purtroppo…) con sospetto anche i cani in apparenza tranquilli… chi subisce violenza da una persona dello stesso o altrui sesso, come potrà ricominciare a guardare con fiducia altre persone?


Attenzione a non generalizzare

Quando si parla di violenza fisica e/o psicologica nella maggior parte dei casi si pensa a quella perpetrata da un uomo verso una donna, ma attenzione a non darlo per scontato.

Ho sempre avuto un’opinione contrastante nei confronti della Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne (che si celebra appunto ogni 25 di novembre), al di là del fatto che essendoci ormai giornate mondiali per gli eventi più disparati si rischia di toglierle il valore che dovrebbe avere (in pochi conoscono infatti la storia delle sorelle Mirabal, tre donne estremamente coraggiose che proprio in quella data furono massacrate dagli agenti del servizio segreto militare nella repubblica dominicana per aver osato sfidare il dittatore Trujillo).

Non dovrebbe più essere necessario nel 2024 dedicare una giornata a un tema come questo, ma purtroppo i fatti di cronaca ci dicono il contrario…quotidianamente sentiamo notizie di violenze contro le donne, i bambini, gli omosessuali, gli uomini…

No, non sono impazzita. Ho anche scritto “contro gli uomini” perché esistono donne dotate di una malvagità tale da usare i propri figli contro i padri, o semplicemente da sfruttare proprio l’essere appartenente del “gentil sesso”, contando sul fatto di essere sicuramente credute in caso di qualsiasi tipo di denuncia dovesse palesarsi da un’eventuale parte lesa di sesso maschile.

Nel 1994 il film “Rivelazioni – Sesso è potere“, raccontava proprio la storia di un’insospettabile Demi Moore che, respinta da Michael Douglas nel tentativo di sedurlo, gli giurava vendetta e lo accusava di averla violentata.

Chiaro, questi casi sono infinitesimali rispetto a quelli di violenze perpetrate da mariti gelosi contro le mogli, o da fidanzati che non sono stati in grado di accettare la parola “fine” pronunciata dalla loro fidanzata… ma non dimentichiamoli comunque…sempre di violenza si tratta, sicuramente anche quella pur non lasciando segni evidenti esternamente…ne lascia di spesso indelebili internamente. Un articolo interessante su Guidapsicologi.it dal titolo “Violenza psicologica: e se la vittima è un uomo?

Spesso in questi casi tendiamo a pensare “io non lo farei mai, non potrei mai infliggere dolore volontariamente a nessuno”.

Probabilmente è vero… ma un esperimento controverso di oltre 60 anni fa ci comunica che non è così scontato…


L’esperimento Milgram

Nel 1961 lo psicologo statunitense Stanley Milgram condusse un esperimento che consisteva nello studio del comportamento di persone cui veniva ordinato di effettuare azioni in netto contrasto con i propri principi e valori morali, con l’obiettivo di rispondere ad un’annosa domanda legata ai crimini perpetrati in epoca nazista:

È possibile che quelle persone stessero semplicemente rispettando degli ordini impartiti?

I 40 partecipanti, tutti di sesso maschile e di differente estrazione sociale, avevano un’età compresa tra i 20 e i 50 anni ed erano divisi in due gruppi, quello degli “allievi” (complici degli scienziati organizzatori) e quello degli “insegnanti” (soggetti ignari). Agli insegnanti, chiusi in stanze da cui potevano solo in alcuni casi vedere e/o sentire gli allievi, era data la possibilità di somministrare fino a 30 scosse elettriche di crescente intensità agli allievi ogni volta in cui avessero sbagliato le risposte ai quesiti che loro ponevano. Gli scienziati pressavano gli insegnanti, anche qualora volessero smettere di infliggere scosse, dicendo loro che era necessario concludere l’esperimento. In realtà gli allievi non subivano alcuna scossa, ma avevano il compito di fingere che ciò accadesse, simulando in modo credibile condizioni di dolore crescente. Il grado di obbedienza dell’insegnante era misurato in base a dove decideva comunque di fermarsi (le scosse erano di ben 30 gradi di intensità diversi) nonostante le insistenze degli scienziati.

I risultati sono stati clamorosi: tra gli insegnanti che non potevano né vedere né sentire le reazioni degli allievi, ben il 65% ha concluso l’esperimento, assestando quindi una scossa potenzialmente molto dolorosa, mentre tra chi poteva sentire e vedere i lamenti degli allievi la percentuale scendeva solo al 40%.

Cosa ne emerge? Che quando un soggetto accetta la definizione di una certa azione imposta da un’autorità arriva persino a considerare un’azione distruttiva non solo come ragionevole ma addirittura come “oggettivamente necessaria“.

Agghiacciante…vero?


Violenza: una definizione, tante sfaccettature

La violenza è definita da Oxford Language come:“azione volontaria, esercitata da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà.”

Da un soggetto…qualsiasi soggetto…su un altro…qualsiasi altro.

Purtroppo sono pienamente consapevole che non si stia facendo abbastanza per arginare la violenza. In troppi casi le vittime avevano già denunciato più volte i propri aguzzini, ma le forze dell’ordine non hanno agito…forse non ritenendo attendibili le accuse? O forse perché non hanno mezzi a sufficienza per sopperire a tutte le richieste?

Non so dare una risposta, ma il risultato di questa “non azione” è sotto gli occhi di tutti.

Basta dare uno sguardo alla crescita del fenomeno: in 20 anni (2000-2019) le donne uccise in Italia sono state 3230, di cui 2355 in ambito famigliare (ben 1564 da parte del proprio partner o ex partner!!!) (cfr. rapporto Eures 2019).

C’è ancora troppa poca educazione tanto all’uso consapevole della comunicazione sui social (molte vittime sono adescate proprio in questo modo) quanto alla capacità di accettare un “no” come risposta da parte di figli abituati ad avere tutto in poco tempo, a veder sempre soddisfatto ogni capriccio e quindi, purtroppo, a perdere completamente la testa quando ciò non accade.


Atti di violenza: non voltiamoci dall’altra parte

Se assistiamo ad un episodio di violenza magari non è saggio intervenire, soprattutto se siamo soli e non sappiamo a quali conseguenze rischiamo di incorrere agendo…ma almeno contattiamo le forze dell’ordine e segnaliamolo… anche solo questo tipo di atteggiamento può essere un grande aiuto per chi si trova nell’impossibilità di difendersi.

La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. – Isaac Asimov


Simona Battistella Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Simona Battistella
HR Manager | Trainer
Bio | Articoli | AIIP Dicembre 2023
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