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La Depressione Post-Partum

Quali sintomi, cause, conseguenze e come intervenire

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La Depressione Post-Partum (PPD) si configura come un grave problema di salute mentale invalidante legato alla sfera dei disturbi depressivi, il quale mette in pericolo la vita e la salute della donna ed anche del neonato, condizionando anche l’intera famiglia. Si tratta di una patologia che può emergere durante la gravidanza (peripartum) e/o nelle successive 4 settimane dal parto (postpartum) e perdurare da un minimo di più di 2 settimane, sino ad oltre un anno dal parto, interferendo anche gravemente con la vita quotidiana (8, 9, 3, 1).

La sintomatologia di tale patologia ricorda quella del Disturbo Depressivo Maggiore (MDD), infatti la PPD viene citata come specificatore per i disturbi depressivi nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, 2013), non come disturbo indipendente. Per evidenziarne i sintomi si ricorre dunque a quelli riferiti al MDD, con alcune specificazioni del caso:

  • Sbalzi d’umore;
  • Disturbi del sonno, ulteriori rispetto alle modificazioni del sonno dovute alla veglia del bambino;
  • Perdita di appetito o iperfagia;
  • Ansia e attacchi di panico;
  • Pianto incontrollabile;
  • Estrema tristezza;
  • Irritabilità e rabbia;
  • Cefalea;
  • Estrema stanchezza fisica;
  • Perdita di desiderio sessuale;
  • Sensazione di sopraffazione, inadeguatezza del prendersi cura del bambino o dell’essere madre;
  • Eccessiva preoccupazione ed ossessione o disinteresse per salute ed alimentazione del bambino;
  • Ideazione suicidaria e preoccupazione di causare danni al bambino;
  • Senso di colpa;
  • Psicosi post-partum, condizione rara che emerge nella prima settimana post-partum, con episodi psicotici, allucinazioni, disorientamento, disturbi del sonno, agitazione, paranoia, ossessioni circa il bambino, tentativi di danneggiare se stessi o il bambino, deliri di possessione demoniaca del neonato, che possono causare infanticidio (possibile anche senza deliri ed allucinazioni), il tutto più probabile per donne con precedenti episodi di alterazione dell’umore postpartum, precedente storia di disturbo depressivo maggiore o disturbo bipolare.
    (1, 4, 3, 9, 8, 5).

È importante specificare che la Depressione Post-Partum si differenzia dal cosiddetto Baby blues, depressione transitoria molto frequente (70/80% dei casi) che emerge durante la prima settimana successiva al parto e che può durare da un minimo di tre giorni fino a massimo di due settimane, con sintomi quali estrema stanchezza fisica, instabilità emotiva, diminuita concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, crisi di pianto, difficoltà di relazionarsi (6, 5, 8).


Prevalenze, cause e fattori di rischio

Si stima che la prevalenza di Depressione Post-Partum si aggiri intorno al 7-15%, più alta nei paesi a medio/basso reddito ed evidenziabile sia nelle neomamme che nei neopapà. Sebbene tenda a risolversi entro alcune settimane o mesi dalla sua insorgenza, nel 20-25%% dei casi oltre il primo anno dopo il parto per il 20% delle donne permane la depressione, nel 13% anche a distanza di due anni dal parto, con una probabilità più alta in questi casi di possibile depressione anche per successive gravidanze e parti (40%) (6, 3, 8, 9, 10, 7, 5, 4).

Per quanto concerne l’eziologia gli studi si mostrano contrastanti, essendoci ancora poche informazioni specifiche a riguardo, ipotizzando comunque delle cause multifattoriali circa la Depressione Post-Partum, strettamente connesse al parto e non. Vengono infatti proposti come possibili fattori genetici, psicosociali, ambientali, culturali:

  • una certa vulnerabilità individuale alla depressione, a cambiamenti ormonali specifici che avvengono durante la gravidanza e durante il parto;
  • aver sperimentato ansia e stati depressivi durante la gravidanza;
  • avere una storia anche familiare di disturbi dell’umore, passati/presenti eventi stressanti di vita;
  • avere poco o nullo supporto familiare o sociale durante la gravidanza o nel post-partum;
  • difficoltà relazionali con il partner;
  • possibili violenze, storie di abusi o eventi negativi passati;
  • basso status socio-economico;
  • complicanze ostetriche o ambivalenze circa la gravidanza (parto pretermine, parto multiplo, precedente aborto spontaneo, malformazioni o ricoveri d’urgenza del neonato, gravidanza non pianificata), anestesia epidurale durante il parto, diabete mellito gestazionale;
  • difficoltà d’allattamento;
  • precedente sindrome premestruale, Disturbo Disforico Premestruale o utilizzo di contraccettivi orali;
  • Baby blues;
  • disturbi del sonno del neonato e generale stress nell’accudimento del bambino;
  • bassa autostima, fattori temperamentali e di personalità (8, 3, 9, 5, 10, 7).

Quali conseguenze?

Quale patologia complessa, la Depressione Post-Partum comporta delle conseguenze che condizionano la generale quotidianità della neomamma, del neonato ed anche del globale nucleo familiare.
Per quanto concerne la neomamma si possono infatti riscontrare degli effetti sulla salute psicologica della donna con PPD, come già esposto, in quanto, rispetto a coloro le quali non hanno sofferto di PPD, c’è un rischio più alto di alterazioni e disturbi dell’umore possibilmente anche dopo un anno dal parto, presentando maggiori livelli di tristezza, rabbia, disforia, minori livelli circa il controllo, la gestione della rabbia e l’affettività positiva; è possibile individuare anche livelli maggiori di ansia di stato e di tratto, con la possibilità di presentare un disturbo d’ansia dopo 6 mesi dal parto. La generale qualità della vita della donna ne risente, con maggiore stress percepito, eventi di vita vissuti come più negativi, difficoltà economiche, condizionando negativamente anche la salute fisica, la sfera relazionale, sessuale, domestica, sociale, lavorativa. Ad un anno dal parto le donne con PPD possono presentare maggiori livelli di stanchezza fisica, più probabilità di essere soggette ad una dipendenza da alcol, sostanza, tabacco in caso di neomamma già precedentemente fumatrice, più evidenti difficoltà relazionali e nel funzionamento sociale, maggiore percezione di insicurezza, distanza, freddezza e diffidenza circa la vita di coppia e nei riguardi del partner, con possibili disfunzioni sessuali successive. Interessante evidenziare quanto emerso da uno studio: sembrerebbe che quanto prima le donne con PPD riprendano l’attività sessuale postpartum (ad un anno dal parto), tanto minore può risultare il livello di depressione emergente (11). Come ulteriore dato da sottolineare riguardo le possibili conseguenze della PPD circa le neomamme emerge anche l’ideazione suicidaria: quanto più grave può risultare la sintomatologia della Depressione Post-Partum nella neomamma, tanto più alto può essere il rischio di ideazione suicidaria, autolesionismo, con un rischio maggiore di pensieri ed atti di infanticidio o maltrattamenti nei confronti del neonato in caso di Psicosi Post-Partum (11, 8, 3, 4).

Per quanto riguarda le conseguenze della PPD sulla vita del neonato, è possibile evidenziare nel postpartum problemi di salute fisica e più alta possibilità di malattie infantili (episodi diarroici, febbrili, coliche, come parto pretermine, basso peso alla nascita), maggior sensibilità al dolore (più dolore percepito durante le vaccinazioni), disturbi del sonno (più frequenti risvegli notturni) un generale peggioramento della qualità della vita del neonato, con possibile rischio di mortalità infantile più alto. È altresì possibile riscontrare degli effetti negativi sullo sviluppo motorio, cognitivo, comportamentale, linguistico, emotivo, sociale del bambino a lungo termine. Inoltre, il bambino in questo caso sembra essere più esposto al rischio di pericoli, infanticidi o maltrattamenti, come sopradetto, soprattutto in caso di Psicosi materna Post-Partum (11, 8, 3, 9, 4).

Se quanto sopra esposto accade concentrandosi singolarmente sulla neomamma e sul neonato, nella diade madre-bambino è possibile individuare ulteriori effetti negativi dati dalla PPD nel primo anno dopo il parto, con delle conseguenze su tale legame ed attaccamento: minore coinvolgimento emotivo con il neonato, più difficoltà di relazione e sintonizzazione, difficoltà d’allattamento al seno con scelta di svezzamento precoce ed allattamento al biberon, con successivo possibile sviluppo di attaccamento infantile insicuro caregiver-bambino (11, 8, 3).

È importante sottolineare anche le conseguenze che possono presentarsi circa il/la partner, neopapà o neomamma, in caso di PPD, nel generale nucleo familiare. Può verificarsi nel partner un cluster di sintomi quali tristezza, ansia, sopraffazione, un generale cambiamento anche drastico nella qualità della vita, di riflesso e conseguente al parto della partner, con effetti simili quindi sulla sua vita, sulla vita del neonato e sulla vita della partner (4).


Depressione Post-Partum: valutazione e trattamento

Riconoscere e rilevare per tempo l’emergere di una Depressione Post-Partum diventa dunque determinante per la salute della neomamma, del neonato e delle persone attorno alla diade. In questo assume un ruolo fondamentale il personale medico sanitario che segue la gravidanza della donna, la cui formazione e conoscenza a tal riguardo risulta essenziale, a partire dalle figure professionali specializzate in ostetricia e ginecologia, come anche il medico di famiglia, il pediatra stesso del bambino, gli infermieri, le puericultrici e tutte le figure che assistono durante il parto e nei giorni successivi ad esso, giorni nei quali viene effettuato un monitoraggio dello stato di salute di madre e bambino, somministrando tutta una serie di esami e test. In questo lasso di tempo ed anche successivamente è importante supportare la diade, la neomamma trattandosi di un periodo delicato e vulnerabile, intervenendo in caso di necessità. Sarebbe infatti auspicabile effettuare, fra gli altri test, anche delle scale sensibili all’alterazione dell’ umore della donna durante le visite postpartum, quali l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS), la cui somministrazione viene consigliata dall’American College of Obstetricians and Gynecologists e dall’American Academy of Pediatrics, come scala di screening per evidenziare una possibile Depressione Post-Partum, alla quale poi è necessario unire una scrupolosa raccolta anamnestica per confermare la diagnosi, il suo livello di gravità ed intervenire con il più mirato e specializzato trattamento possibile (3, 9, 6).

A tal fine è infatti possibile optare per una serie di trattamenti che prevedono una terapia psicoterapica ed una terapia farmacologica, in base alla gravità della PPD e tenendo conto dell’allattamento al seno. Farmaci antidepressivi come paroxetina, fluoxetina, sertralina, vengono utilizzati in prima linea, assieme ad ansiolitici nel caso in cui la neomamma presentasse anche un’ansia invalidante, o assieme ad antipsicotici nel caso di Psicosi Post-Partum. Altre opzioni farmacologiche, come quelle incentrate su terapie ormonali, sono in via di sperimentazione (anche se sembra essere stato approvato dalla Food and Drug Administration l’utilizzo di zuranolone per la PPD) come anche l’utilizzo di stimolazione magnetica transcranica. In aggiunta alla terapia farmacologica risulta fondamentale anche un intervento psicoterapeutico, attraverso la Psicoterapia Interpersonale (IPT), la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e la Psicoterapia Psicodinamica. A completare il quadro anche altri aiuti possono fare la differenza, come il supporto quotidiano pratico ed emotivo che la neomamma può ricevere dall’intero nucleo familiare, da gruppi di sostegno, assieme all’esercizio fisico, lo svago, la gratificazione ed il concedersi tempo e pazienza, per questa nuova, delicata e determinante fase di vita (5, 2, 4, 9, 8).


Bibliografia

1. American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association
2. Deligiannidis KM, Meltzer-Brody S, Maximos B, Peeper EQ, Freeman M, Lasser R, et al. (2023). Zuranolone for the Treatment of Postpartum Depression. The American Journal of Psychiatry, 189, 9.
3. Donna E. Stewart D.E., Vigod S. (2016). Postpartum depression. The New England Journal of Medicine, 375, 2177-2186.
4. Quali sono i Sintomi e le Cause della Depressione post partum. Cos’è, come si manifesta e cosa fare? – Istituto A.T. Beck
5. Depressione post partum, Manuale MSD
6. Depressione post partum, Ministero della Salute
7. Liu X BM, Wang S., Wang G., (2022). Prevalence and Risk Factors of Postpartum Depression in Women: A Systematic Review and Meta-analysis. Jurnal of Clinical Nursing, 31, 19-20
8. O’Hara MW. (2009). Postpartum depression: what we know. Journal of Clinical Psychology, 65 (12), 1258-69.
9. Pearlstein T., Howard M., Salisbury A., Zlotnick C., (2009). Postpartum depression, American Journal of Obstetrics and Gynecology, 200 (4), 357-364.
10. Postpartum Depression: Action Towards Causes and Treatment (PACT) Consortium. Heterogeneity of postpartum depression: a latent class analysis. (2015). Lancet Psychiatry. 2 (1), 59-67.
11. Slomian J., Honvo G., Emonts P., Reginster J-Y., Bruyère O., (2019). Consequences of maternal postpartum depression: A systematic review of maternal and infant outcomes. Women’s Health, 15.


Dott.ssa Vanessa Nardelli Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, specializzanda in Consulenza Sessuale e Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
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