Gravidanza e Tossicodipendenza
Le conseguenze dell’abuso di sostanze stupefacenti sui neonati
Nel 1957 l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la tossicomania come “uno stato d’intossicazione periodica o cronica prodotta dal consumo ripetuto di una sostanza naturale o sintetica” (O.M.S., 1957).
L’abuso di sostanze comporta conseguenze sul piano fisico e psicologico dell’individuo e le sue caratteristiche vengono ben descritte nel DSM IV (2013), nel quale si afferma che tale stato comporta un gruppo di sintomi fisiologici, psicologici, comportamentali e cognitivi determinanti per la vita del tossicodipendente (1).
Il soggetto tossicomane infatti presenta una compromissione del controllo dell’uso della sostanza (può tentare invano di ridurre/regolarne l’uso, può impiegare tutta la giornata nel procurarsi sostanza, può aumentare quantitativi o periodo d’assunzione della sostanza, esperisce un desiderio irrefrenabile per la sostanza – craving); presenta una compromissione sociale legata all’uso della sostanza (può avere problemi sociali, interpersonali, mancare doveri lavorativi, scolastici, domestici, fino ad abbandonare tali attività).
Il soggetto presenta un comportamento rischioso al fine dell’uso della sostanza (può farne uso in luoghi e situazioni dove c’è pericolo fisico e perpetuare l’abuso, nonostante sia consapevole d’avere problemi fisici e psicologici); infine a caratterizzare lo stato di tossicodipendenza sono due criteri farmacologici, ovvero tolleranza (sentito bisogno di dosi maggiori della sostanza per avere l’effetto desiderato/ridotto effetto della sostanza se si assume il solito quantitativo) e astinenza (riduzione della presenza della sostanza all’interno dell’organismo, dopo una drastica interruzione d’assunzione della sostanza in successione ad un lungo periodo abituale d’assunzione di un certo quantitativo) (1).
Madre tossicodipendente
Si tratta indubbiamente di una condizione complessa, con sintomi che compromettono ogni singolo ambito di vita dell’individuo, causando anche delle patologie connesse all’abuso.
Quando, in aggiunta, si ha a che fare con un abuso di sostanza in epoca prenatale inevitabilmente il quadro si complica, trasmettendo gli effetti nocivi dell’abuso al feto.
Purtroppo per una donna che abusa di una sostanza rendersi conto di essere incinta è difficile, in quanto l’assunzione di droghe può ritardare la comparsa del ciclo, spesso con completa amenorrea, insieme a sintomi che ben si sovrappongono con quelli della gravidanza, quali stanchezza, nausea, vomito.
Il più delle volte quindi, se non in caso di gravidanza programmata, la donna si rende conto di essere incinta in ritardo.
Scoprire della gravidanza può far vivere alla donna sensazioni ambivalenti, con completo rifiuto del feto, rifiuto del riconoscimento della gravidanza, del mancato ciclo a causa della gravidanza e quindi della necessità di smettere di abusare della sostanza.
Laddove possibile, la donna che vive con tale malessere fa difficoltà ad abortire per celare l’abuso di sostanze e non essere stigmatizzata o denunciata, mentre per alcune donne scoprire di essere incinta rappresenta il punto di svolta, per uscire finalmente dal circolo vizioso della dipendenza.
Tossicodipendenza durante la gravidanza
Qualora la donna prosegua la gravidanza continuando ad abusare di sostanze, ciò comporta uno stile di vita pericoloso, malsano, spesso non rispettando l’iter ostetrico, mancando le cure prenatali previste in gravidanza ed arrivando a partorire in condizioni insalubri.
Un altro aspetto da considerare riguarda infatti le condizioni alimentari, abitative, familiari e socioeconomiche: queste donne hanno una scarsa igiene personale, sono malnutrite, vivono in condizioni disagiate; sono per lo più single o hanno compagni tossicodipendenti, con i quali fanno uso di sostanza in situazioni rischiose, e spesso per ovviare alla precaria situazione lavorativa si danno alla prostituzione per guadagnare, la quale avviene spesso senza precauzioni, e tale promiscuità sessuale è causa di malattie infettive.
Rischi di tipo infettivo vengono causati anche da mal utilizzo di aghi e siringhe per via endovenosa (epatiti, AIDS), inalazione di droghe, disagio socioeconomico e malnutrizione.
In associazione a ciò spesso in comorbidità all’abuso di sostanze ci può essere un ulteriore disturbo (come disturbi alimentari, d’ansia, dell’umore) e tale doppia diagnosi complica inevitabilmente il quadro di salute della donna tossicodipendente incinta (2).
Le sostanze stupefacenti e le conseguenze sul feto
Il danno causato dall’abuso di sostanza in epoca prenatale varia al variare della sostanza assunta, della sua dose, della possibile interazione fra più sostanze assunte e dal periodo in cui il feto è stato esposto alla sostanza.
Le conseguenze delle sostanze sul feto possono essere di tipo neurologico, strutturale, somatico, funzionale, comportamentale, con possibile esordio tardivo rispetto alla nascita. La sostanza nel feto agisce direttamente ed indirettamente sul Sistema Nervoso Centrale, bypassando la placenta, compromettendo la salute della diade, interferendo gravemente sulle dinamiche del parto (2; 3).
Quasi tutte le sostanze di cui si fa prevalente abuso attraversano facilmente la placenta, comportando gravi rischi alla diade.
Cocaina
L’abuso di cocaina, il quale effetto tossico è amplificato nel feto ed è dose-correlato, comporta complicanze ostetriche/fetali quali distacco della placenta, parto prematuro, aborto spontaneo, ritardo di crescita intrauterino (IUGR), malformazioni congenite; complicanze neonatali quali intestinali, basso peso, sindrome di astinenza neonatale (SAN), sindrome cocainica, sindrome della morte in culla (SIDS), disturbi del sonno, dell’udito; complicanze in età evolutiva quali vari disturbi neurocomportamentali (impulsività, disturbi motori, dell’attenzione, del linguaggio…) (2; 3).
Cannabinoidi
L’abuso di cannabinoidi come marijuana, hashish, può essere comune e comporta complicanze ostetriche/fetali quali parto precipitoso e IUGR; complicanza neonatale SAN; complicanze in età evolutiva quali disturbi neurocomportamentali (iperattività, disturbi della memoria, alterate funzioni esecutive, comportamenti antisociali…) e comportamenti d’abuso (2; 3).
Oppiacei
L’abuso degli oppiacei è complesso, i quali tendono a concentrarsi nel compartimento fetale.
L’abuso di eroina comporta complicanze ostetriche/fetali come aborto spontaneo, rottura prematura delle membrane, parto pretermine, IUGR; complicanze neonatali come basso peso, feto piccolo per l’epoca gestazionale, SAN dose-correlata, aritmie, sincopi, SIDS, sindrome di overdose neonatale; complicanze in età evolutiva come disturbi neurocomportamentali (aggressività, iperattività, irritabilità, disturbi del sonno, della memoria…) (2; 3).
Oppiacei come metadone, buprenorfina sono permessi in gravidanza in qualità di farmaci sostitutivi, prevenendo alcuni rischi e complicanze per il feto, come la SAN in alcuni casi e crisi da intossicazione acuta; ma non sono privi di effetti negativi, seppur meno gravi.
L’abuso di metadone comporta quindi complicanze ostetriche/fetali come IUGR; complicanze neonatali come deficit di crescita post-natale, talvolta SAN ed anche disturbi neurocomportamentali (irritabilità, iperattività, inconsolabilità nei primi mesi di vita…) (2; 3).
Ecstasy
L’abuso di ecstasy comporta complicanze ostetriche/fetali come parto pretermine, distacco della placenta, tendenza emorragica, aborto, IUGR, malformazioni, complicanze cerebrali; complicanze neonatali come intestinali, basso peso e SAN; complicanze in età evolutiva con disturbi neurocomportamentali (depressione, disturbi dell’apprendimento, della memoria…).
Benzodiazepine
Assunte per il trattamento di condizioni cliniche anche durante la gravidanza, le benzodiazepine possono diventare sostanze che causano dipendenza, giungendo direttamente nel compartimento fetale. L’abuso delle stesse può comportare complicanze ostetriche/fetali quali aborto spontaneo, parto prematuro, malformazioni congenite; complicanze neonatali quali SAN e depressione respiratoria; complicanze in età evolutiva come disturbi neurocomportamentali (dell’apprendimento, anomala reattività emozionale…) (2; 3).
Tabacco
L’abuso di tabacco come droga legale teratogena comporta una serie di gravi minacce per la salute, concentrandosi in misura maggiore nel feto. Le complicanze possibili legate all’abuso di tabacco sono complicanze ostetriche/fetali quali gravidanza extrauterina, distacco della placenta, aborto spontaneo, rottura prematura delle membrane, parto pretermine, IUGR; complicanze neonatali quali basso peso e feto piccolo per l’epoca gestazionale, intensa SAN dose-correlata, SIDS; complicanze in età evolutiva quali obesità, disturbi neurocomportamentali (comportamenti antisociali/criminali, iperattività, disturbi cognitivi, di memoria…) e comportamenti d’abuso (2; 3).
Alcol
L’abuso di alcol come droga legale è spesso associato a fumo ed uso di marijuana, il che complica il quadro. L’alcol non solo bypassa facilmente la placenta, ma viaggia anche nel senso inverso, esponendo il feto alla tossicità della sostanza per più tempo.
Non sempre l’alcol sembri causare danni al feto (si ipotizzano cause genetiche), ma laddove accade causa non pochi problemi dose-correlati: complicanze ostetriche/fetali come parto pretermine, aborto spontaneo, malformazioni congenite, IUGR, dismorfismi facciali, anomalie articolari, disturbi dell’udito, anomalie oculo-retiniche, anomalie epatiche e cutanee; complicanze neonatali come basso indice di Apgar, SAN, scarsa crescita post-natale; complicanze in età evolutiva come vari disturbi neurocomportamentali (aggressività, ritardo mentale, iperattività, disturbi alimentari, di socializzazione, comportamento antisociale…), comportamento di abuso e disturbi psichiatrici (2; 3).
Sindrome Feto-Alcolica (FAS)
La patologia più grave data dall’abuso di alcol in gravidanza è la Sindrome Feto-Alcolica (FAS), che comporta ritardo di crescita pre e post natale, dismorfismi facciali e craniali, disturbi del sistema nervoso centrale. Fattori che influiscono su sviluppo e gravità della sindrome sono: modalità, frequenza e dose di assunzione, età materna, fattori genetici, socioeconomici, ambientali, fattori di rischio comportamentali associati, abuso contemporaneo di altre sostanze ed interazioni con altri farmaci (2; 3).
Sindrome da Astinenza Neonatale (SAN)
Come è possibile notare, una delle complicanze più frequenti causate dall’abuso di sostanze in gravidanza è la Sindrome da Astinenza Neonatale (SAN), che compare sin dal momento della recisione del cordone ombelicale.
Interessa vari sistemi (Sistema Nervoso Centrale, Sistema Nervoso Autonomo, apparato gastroenterico) e la gravità delle manifestazioni dipende da sostanza assunta, quantità di essa e durata della dipendenza materna.
Fattori come età gestazionale del neonato, intervallo fra ultima dose e parto, entità dell’ultima dose assunta dalla madre ed assunzione di altre sostanze in concomitanza determinano le caratteristiche della sindrome.
Per valutare la SAN si utilizza prevalentemente il sistema a punteggio di Finnegan, il quale dato un valore soglia indica la necessità di trattamento farmacologico (Gardenale, farmaco di prima scelta).
L’essenziale terapia di supporto per il neonato prevede: alimentazione precoce, frequente, ipercalorica; apporto di liquidi ed elettroliti; facilitazione del controllo e riduzione degli stimoli ambientali e dolorosi (2; 3).
Gravidanza: il dopo parto
Per nutrire il neonato l’allattamento al seno sarebbe la via preferenziale, anche se in questo caso specifico va in primis analizzata la situazione d’abuso a tutto tondo.
Laddove però la mamma continua ad abusare di sostanze post-partum è bene che si astenga completamente dall’allattare al seno.
Sulla base di quanto esposto quindi una presa in carico completa della diade risulta a dir poco essenziale, con continuo monitoraggio e valutazione individualizzati del neonato e della mamma, per salvaguardare la salute complessiva del nascituro e supportare il più possibile la donna nel lungo e difficoltoso percorso che la attende (3; 2).
Bibliografia:
1. American psychiatric association; M. Biondi, (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, DSM-IV. Raffaello Cortina Editore.
2. C. Domenici (2008). Gravidanza e tossicodipendenza. Correlazioni possibili con l’outcome neonatale. Messa a punto di uno score predittivo. Unpublished master’s thesis. Università Di Pisa, Italia.
3. R.M. Pulvirenti, F. Righi, E. Valletta, (2016). Gravidanza, neogenitorialità e tossicodipendenza II. La donna, il feto e il neonato. Quaderni APC, 6, 262-265.
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, Dott.ssa Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata
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