Come imparare a muoversi nel caos informativo
Il mondo in cui viviamo è sempre più veloce e caotico, con una struttura sociale “comandata” dai continui flussi di informazioni mediatiche che giungono ai nostri sensi.
Questo di per sé non è necessariamente né un bene né un male.
La filosofia buddhista ci dice che tutto è impermanente, che nulla resta tale; il medesimo concetto, anche se in forma leggermente diversa ce lo insegna il taoismo, attraverso il principio di continuo disequilibrio da yin e yang (e viceversa), accompagnato all’eterno tentativo di ritrovare un punto di mediazione, un riequilibrio.
Certo è che negli ultimi 30 anni questo continuo mutamento si è notevolmente velocizzato.
Non facciamo in tempo a leggere un articolo che subito altre notizie ci bombardano la mente.
Così facendo non c’è più modo di assimilare delle nozioni, di fare dei ragionamenti su quanto letto o udito, di approfondire un argomento.
Tutto scorre via rapido, incessante, senza pausa.
La sommatoria di tutte queste informazioni che arrivano alla rinfusa porta ad una instabilità della nostra mente, che mi piace rappresentare in questo contesto come un animale che continua a dimenarsi.
Un esempio che mi viene in mente è quello del gatto e di un puntatore laser.
La persona che tiene in mano il puntatore sposta di continuo il punto proiettato, sul pavimento o sul muro, mutandone il posizionamento agli occhi del gatto. Il gatto però, a differenza dell’uomo, un po’ ci sta al gioco, poi si stufa e se ne va.
Mi piace paragonare quel puntino rosso alla massa di informazioni che ci arriva, e che continua a cambiare contesto.
Come risultato di questo persistente stress informativo ci giungono tutta una serie di turbe psicologiche, forse non direttamente collegate al momento attuale, ma sbaglio o ciò che mangiamo oggi e i nostri comportamenti quotidiani hanno delle conseguenze sul nostro futuro?
E per quale motivo ciò che assimiliamo come informazioni dovrebbe comportarsi in modo diverso nel nostro cervello e nei nostri comportamenti cognitivi?
Guardandomi attorno vedo sempre più persone assalite da paure, dubbi, e a volte da veri e propri attacchi di panico.
Non sono certo che la psicologia occidentale contempli dei nessi tra la velocità incensante delle informazioni che ci giungono e, ad esempio, la sempre più mancata capacità di concentrazione ed il senso di vuoto che gli individui sentono dentro di sé.
Il parallelismo informatico
Oltre che insegnare arti marziali mi occupo di informatica e di programmazione.
Il nostro microprocessore naturale, il cervello, non si è evoluto molto negli ultimi secoli; almeno non ad un livello tale (a mio avviso) da rimanere allineato alla velocità del cambiamento della società dell’informazione.
Possiamo sintetizzare in linea generale il processo informativo in:
dato di input (informazione) > elaborazione del dato > output (azione, pensiero)
Si parla tanto di multitasking.
In realtà la mente (almeno ad oggi), pur elaborando migliaia di pensieri ogni giorno riesce a risolvere un quesito alla volta.
La stessa cosa in realtà accade in un computer, con velocità decisamente superiori.
Anche se al giorno d’oggi estremamente potenti i microprocessori risolvono sempre un’operazione alla volta, anche operando in thread differenti, l’unica differenza è appunto la memoria e il numero di processori.
Nel computer è possibile incrementare questi fattori, e quindi velocizzare queste specifiche operazioni.
Nel corpo umano fortunatamente al momento non è possibile, siamo equipaggiati con l’hardware nativo che ci hanno donato i nostri genitori nel momento del concepimento, e questo ci portiamo appresso.
Possiamo però fare una cosa, installare e utilizzare al meglio il software che abbiamo installato (le nostre buone abitudini, ciò che di buono abbiamo appreso), andando qualche volta a disinstallare ciò che non serve, liberando quindi spazio in memoria.
Luca Bertoncello
Insegnante di Ving Tsun Kung Fu, Qi Gong e Filipino Martial Arts | Coordinatore Nazionale Ving Tsun Academy Int’l
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