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La paura ti limita

Abbracciala e la vita ti abbraccerà

Image by Edgar Chaparro on Pexels.com


Era un giorno di sole nella primavera del 2020. Come qualsiasi altro giorno in cui non ero troppo impegnato, decisi di farmi una passeggiata verso casa di un’amica. Non ricordo con esattezza quali pensieri mi stessero frullando per la testa, presumibilmente mi stavo chiedendo che cosa stesse succedendo nel mondo in relazione alla recente pandemia. Dico presumibilmente per giustificare la chiamata che ebbi da lì a poco. Ricordo con esattezza di aver guardato il cielo azzurro e di aver pensato: “Voglio vivere a Rio de Janeiro!”.

Non so bene per quale motivo sentii questa chiamata proprio dal Brasile, forse le dinamiche soppressive di quel periodo avevano fatto nascere in me un desiderio di completa libertà; e Rio, almeno per come me la immaginavo, incarnava proprio quello. Immaginavo chiringuiti, tramonti in spiaggia, surf, noci di cocco… Fatto sta che, come tutte le “epifanie”, sentivo dentro di me che era la cosa giusta.

Iniziai a comunicare ad amici e parenti l’impellente desiderio di partire per la patria del carnevale e di dipingere la mia vita degli stessi colori. Mi misi a studiare il portoghese, a cercare voli, alloggi, a entrare in contatto con gente del posto, a chiedere consigli ad amici di vecchia data che avessero un qualche legame col Brasile. Insomma, morivo dal desiderio di costruire dei ponti con questo paese così da poterli attraversare non appena fossi stato pronto.

Nonostante la mia anima sarebbe partita il prima possibile, purtroppo ero ancora legato all’università. Ero in procinto di iniziare a scrivere la tesi e sapevo che ci avrei messo un bel po’. Considerai addirittura di andare in Brasile e redigerla da là, ma alla fine questa idea scemò e mi trovai costretto ad attendere di concludere gli studi prima di poter mettere piede su quel ponte transatlantico.

Il desiderio di recarmi a Rio continuava ad ardere dentro me e io non smisi di preparare il terreno per poterci andare non appena fossi svincolato dall’università. Ecco però che durante questa attesa successe qualcosa di nefasto. Amici a parenti iniziarono a dirmi che il Brasile è pericoloso, che Rio è una delle città più criminali al mondo, che ne succedono di tutti i colori, e me li descrivevano pure questi colori.

Solitamente non sono una persona che si fa condizionare dai pareri altrui, soprattutto se questi pareri sono stati acquisiti da mezzi di (dis)informazione. Ma in questo caso il terrore psicologico inculcatomi è durato talmente a lungo che una volta terminati gli studi, e quindi con la possibilità di recarmi finalmente in Brasile, rimasi paralizzato dalla paura. In tutto questo tempo ero stato condizionato inconsciamente, e ora ero io quello che si chiedeva che cosa sarebbe successo se mi avessero rubato il telefono e fossi rimasto in una città sconosciuta senza Google Maps, oppure se mi avessero rapito, se il Brasile che immaginavo così libero fosse in realtà ancora più soppressivo dato l’alto tasso di criminalità. Paranoie su paranoie che alla fine presero il sopravvento e mi impedirono di prendere un volo per Rio.

Chi di voi ormai mi conosce sa che optai per l’Asia, e non nego che il dirottamento fu soprattutto condizionato da questa paura che mi divorava.


Asia

Una volta in Asia di tanto in tanto mi tornava in mente il Brasile, e la voglia di andarci c’era ancora. Una parte del viaggio in particolare mi fece fatto rendere conto di quanto prima o poi dovessi per forza visitare Rio de Janeiro. Dopo essere stato in Cambogia, aver rischiato la vita in Brunei per via della mia omosessualità e aver spaventato degli autisti in Borneo chiedendo loro di portarmi in una tribù a mangiare carne umana (leggi articolo qui), una persona mi fece notare che avevo visitato luoghi e vissuto esperienze più “pericolosi” del Brasile, solo che non avevo avuto timore perché semplicemente me li ero goduti, senza mentalizzare.


Si parte per le Americhe

Dopo due anni e mezzo di nomadismo digitale in Asia, a ottobre 2024 partii per le Americhe. Iniziai dagli Stati Uniti, poi mi diressi verso sud per Messico e Colombia. In Colombia ci arrivai a dicembre, quindi a quel punto si stava avvicinando Capodanno 2025 e dovevo scegliere la mia prossima meta. Il carnevale di Copacabana a Rio de Janeiro è uno dei più (se non il più) apprezzati al mondo. Potevo davvero perdermelo? A quel punto, se mi fossi bloccato ancora mi sarei deluso. In un certo senso tutto il mio percorso spirituale sarebbe venuto meno se in quell’occasione avessi deciso di non fluire con la vita e di abbracciare questo timore. Quindi mi (quasi) costrinsi a prendere un volo dalla Colombia per Rio. Nonostante la gran voglia, il timore che qualcosa di orribile potesse succedere mi stava ancora divorando. Una paura illogica. Perché non ho nemmeno paura della morte, quindi che cosa dovrei temere? Era una paura mentale. Fortunatamente, però, nell’ultimo periodo avevo iniziato un lavoro di disidentificazione con la mente (leggi articolo qui). Questo fu di grandissimo aiuto per trovare il coraggio di partire.


Finalmente Rio!

Per i primi due giorni a Rio uscivo senza nulla, solo con una carta di credito senza numeri da cui avevo disattivato il contact less. Lasciavo addirittura a casa lo smart phone.

A mia sorpresa, notai che anche di notte in zone meno frequentate pure le donne se ne andavano in giro tranquillamente col telefono in mano. A quel punto iniziai a mettere in dubbio tutto quello che mi era stato detto e le mie paure iniziarono a sgretolarsi.

Già dal primo giorno conoscevo una ragazza carioca (abitante della città di Rio), durante il mio soggiorno conobbi altre persone e dopo essermi confrontato con loro capii che non sono solo i media occidentali a gettare terrore sul Sudamerica e sul Brasile, ma sono gli stessi brasiliani a mettere in guardia da eventuali pericoli, anche se a parer mio con troppa premura. Questo su di me aveva scatenato l’effetto “paura”. Ma dal loro punto di vista è semplicemente uno stare in guardia come precauzione. È interessante analizzare i due punti di vista, perché offre un enorme cambio di prospettiva.

Ora faccio tutto tranquillamente. Oserei dire che mi sento pure sicuro in questa città. E dico questo mentre scrivo questo articolo dal mio iPhone di ultima generazione dalla metro di Rio (sconsigliata da molti) mentre altre persone vicino a me usano smart phone e portano Apple Watch al polso come in qualsiasi altra città “sicura”.


Fine

Dico sempre che potrei morire in questo momento e sarei felice della vita vissuta. Scordavo che se non fossi venuto a Rio probabilmente la mia anima qualche rimpianto l’avrebbe avuto.


Andrea Ferri Autore presso La Mente Pensante Magazine
Andrea Ferri
Interprete | Traduttore | Nomade Digitale
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Febbraio 2024
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