Ossitocina: scopriamo la verità
Perché è chiamata (a sproposito) l’ormone dell’amore
Molte persone pensano che l’ossitocina sia la chiave (e talvolta il rimedio) per una vita sana e felice.
In effetti, soprattutto negli ultimi venti anni, sono molte le ricerche scientifiche che hanno evidenziato i potenziali effetti positivi di quest’ormone.
La nostra salute ne beneficerebbe perché l’ossitocina migliora le difese immunitarie, la regolazione della temperatura corporea e la pressione sanguigna, oltre ad aumentare la soglia di resistenza al dolore e le prestazioni sessuali degli uomini (e.g. erezioni più lunghe e orgasmi più intensi).
Al contrario, questo neurotrasmettitore diminuirebbe ansia e aggressività, rendendoci di buon umore, più fiduciosi (in noi stessi e negli altri), empatici, e cooperativi.
Tutti questi effetti facilitano la costruzione di relazioni sociali e, in particolare, l’affinità di coppia.
In fondo, in questo stato è più semplice affrontare disaccordi e risolvere i problemi.
Non è un caso se questo neurotrasmettitore è noto come “l’ormone dell’amore“.
Allora, forse vale la pena cercare di favorire il rilascio di ossitocina nel nostro corpo e (soprattutto) in quello degli altri.
Le effusioni d’amore, ad esempio, aumentano i livelli d’ossitocina.
Ecco perché le coppie hanno livelli più alti di ossitocina dei single! Se siamo a corto di ossitocina, allora possiamo mangiare alimenti specifici (e.g. banane, cioccolato e miele), svolgere attività fisiche specifiche (e.g., danza, massaggi, yoga) e persino usare degli spray.
Ma davvero possiamo definire l’ossitocina come l’ormone dell’amore?
Cosa è l’ossitocina
L’ossitocina è un neuropeptide ipotalamico, per lo più immagazzinato nell’ipofisi posteriore.
Sin dal 1800, sappiamo che questa sostanza facilita il travaglio e il parto.
Con il tempo, l’attenzione crebbe e gli esperimenti si moltiplicarono.
Fu così che gli scienziati descrissero come questo neurotrasmettitore faciliti sazietà, comportamenti sessuali, materni e legami di coppia, almeno quando iniettata nel sistema nervoso centrale dei ratti.
In generale, l’ossitocina partecipa nei processi di reward e di attaccamento insieme ad altri neurotrasmettitori (e.g., dopamina).
Questi risultati erano interessanti e così molti ricercatori spostarono la loro attenzione sugli umani, spesso somministrando ossitocina tramite spray nasale.
L’analisi dei dati sperimentali suggerì agli studiosi una pletora di effetti.
Oltre a quelli descritti in precedenza, ci sono due potenziali influenze dell’ossitocina che vale la pena descrivere.
Primo, questo ormone armonizza azioni e risposte fisiologiche durante le interazioni sociali.
Alcuni autori ritengono addirittura che l’imitazione porti a una maggiore secrezione di ossitocina endogena.
La sincronia che ne risulta ci farebbe sentire più generosi, empatici e vicini ai nostri interlocutori.
Secondo, la somministrazione intranasale di ossitocina faciliterebbe l’approccio sociale e la comunicazione.
Essa minimizza l’ambiguità e migliora la nostra espressività vocale e facciale. I partecipanti degli esperimenti a cui viene somministrata, ad esempio, sembrano esprimersi (e.g., contatto visivo) in maniera più efficace ed efficiente.
Le coppie riescono a discutere dei loro problemi in maniera più positiva e meno conflittuale, probabilmente con risultati migliori.
In effetti, dopo la discussione queste coppie hanno livelli di cortisolo più bassi, indicando che hanno provato meno stress.
Le insidie dell’ormone dell’amore
I livelli di ossitocina nel sangue umano sono generalmente stabili. Fa eccezione la gravidanza, quando i livelli crescono. In effetti, questa sostanza viene anche usata per accelerare il travaglio.
La sua somministrazione può però determinare diversi rischi per nascituri e madri, tant’è che l’uso è consigliato solo in casi specifici.
Per quanto riguarda l’assunzione tramite spray nasale o areosol, nel migliore dei casi, non oltre dello 0,005% dell’ossitocina supera la barriera emato-encefalica.
Questa struttura serve a proteggere il cervello, impedendo a sostanze potenzialmente nocive presenti nel sangue di raggiungerlo. In parole povere, è tutt’altro che scontato che l’ossitocina presente nel resto del corpo raggiunga il cervello.
Gli scienziati hanno proposto due percorsi in cui ciò potrebbe avvenire: attraverso i neuroni olfattivi o trigeminali e lo spazio subaracnoideo.
Entrambe le ipotesi sono da verificare e sembrano poco probabili.
Ad ogni modo, la quantità di ossitocina che serve per produrre effetti sul comportamento umano è molto più alta di quella che tipicamente riesce a raggiungere il cervello.
Tuttavia, l’assunzione tramite spray nasale scompare lentamente dal sangue.
Ciò significa che, per periodi abbastanza lunghi, in questi esperimenti c’è una quantità elevata di ossitocina che circola nel sangue, ma non nel cervello.
Ciò influenza l’attività del sistema digerente, ad esempio rallentando lo svuotamento gastrico, almeno a giudicare dai dati su ratti, capre e cani.
Ciò spiegherebbe gli effetti sulla sazietà, ad esempio.
Infine, i risultati ottenuti sono spesso il risultato di procedure statistiche poco utili in termini pratici.
L’analisi rivela che le differenze tra somministrazione e assenza di ossitocina non sono casuali ma significative, eppure ciò talvolta ha significato solo in laboratorio e non nella vita quotidiana.
Insomma, c’è il forte rischio c’è molti degli effetti positivi che l’ossitocina vanta siano sopravvalutati o addirittura inesistenti.
L’amore non è un ormone
Ogni volta che cerchiamo in una sostanza la chiave di benessere, della felicità o dell’amore, stiamo facendo un torto alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti.
L’attività cerebrale che accompagna la gioia, le relazioni interpersonali, e i nostri sentimenti sono molto più complesse di così.
In fondo, tante motivazioni, spesso concomitanti, guidano le nostre azioni e un approccio deterministico rischia di non farci vedere l’essenziale.
Non basta un ormore a spiegare l’amore. E forse è meglio così.
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Maurizio Oggiano
Trainer | Researcher | Project Manager
Bio | Articoli
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