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E se questa notte succedesse un miracolo?

Due cose due che potresti fare per farlo davvero accadere

Image by todd diemer on Unsplash.com


È inutile non ce la faccio… se una serie tv o un film mi piacciono sono capace di rivederlo millemila volte senza se e senza ma.

Non ricordo di certo ogni singola battuta e non faccio rewatch per imprimere nella mia memoria sequenze, scene, movimenti e dettagli o cogliere citazioni ed easter eggs… troppa fatica: o saltano subito all’occhio o niente. Solitamente… niente, mi diverte farlo e basta.

Qualche giorno fa ho quindi rivisto, da buon ossessivo compulsivo, una delle mie serie tv preferite, una di quelle della Marvel (adoro le storie di super eroi) e mi sono imbattuto in una scena che mi ha colpito.

Oggi, scrivo di questo e di che cosa mi ha fatto venire in mente.


Terapia di coppia per supereroi

Falcon e Winter Soldier sono due “super eroi” che hanno qualche problema di relazione, qualcosa o qualcuno ha incrinato il loro rapporto, e che ci crediate o meno i nostri due finiscono in una sessione di terapia di coppia. La loro prima seduta è davvero spassosa e soprattutto ho adorato la caratterizzazione della terapeuta. Per quello che ne sappiamo è la loro prima ed unica seduta, peccato. Vi lascio qui il link ad un estratto di questo strampalato incontro.

Una certa malcelata resistenza ad aprirsi all’altro in modo onesto e sincero dei due protagonisti da un lato, e l’atteggiamento da “conosco i miei polli” della terapeuta rendono la sequenza divertente e leggera.

Quello che mi ha colpito e fatto sorridere, è proprio come questa scena metta in luce, in modo a mio avviso molto lucido come tecniche e protocolli di lavoro siano sì una rete tecnica necessaria, e sottolineo assolutamente necessaria, ma anche come tecniche e protocolli non debbano altrettanto necessariamente trasformarsi in torri d’avorio dalle quali è impossibile uscire ed altrettanto possibile entrare.

Me ne sono reso conto poco tempo dopo che avevo iniziato ad inserire nei miei workshop momenti di dibattito più aperto, onesto e consapevole sui temi della consapevolezza del sé, del benessere psicofisico e dell’esplorazione del proprio asset emotivo come leva strategica per la propria leadership individuale.

Un inizio piuttosto burrascoso direi…


Cosa posso fare per te?

“Cosa posso fare per te?” è un classicone dei classiconi… la domanda iniziale, il primo passo per costruire il legame di fiducia con chi lavora insieme a te.

Letteralmente galvanizzato da protocolli, step incrementali e tecniche di dialogo trasformative e potenti andavo dritto per la mia strada fino a che un giorno non ho ricevuto la risposta che volevo proprio a questa domanda… davvero un bell’inizio direi!

“BOH?”, capite cosa voglio dire? Questo tizio mi risposto proprio così! Cosa posso fare per te? E lui mi guarda dritto dritto negli occhi e con una serenità ed una calma inaspettate mi sorride e mi dice semplicemente… “BOH?”. Credo che la mia faccia in quel momento abbia detto di tutto e di più.

La mia torre d’avorio era improvvisamente crollata… con lo stesso fragore con cui è crollata Isengard.

Sebbene fossi pienamente consapevole delle molteplici risposte possibili, quella proprio non me la aspettavo… non sapevo cosa rispondere… non ero preparato a deviare dal protocollo di lavoro in modo così rapido ed inusitato… cavoli manco avevamo ancora cominciato!

Stop. Fine.


Immagina che questa notte accada un miracolo…

Altro classicone delle cosiddette “terapie brevi” è la miracle question[1]. Ed anche qui spesso mi sono sentito rispondere un meraviglioso, sincero ed accorato “BOH?”

Il valore della miracle question, sostanzialmente uno strumento immaginifico e potente utilizzato nelle terapie brevi e focalizzate sulla soluzione per accompagnare il cliente ad immaginare e discutere il percorso di costruzione del mondo possibile in cui i problemi vengono rimossi e le questioni impattanti affrontate[2], è indubbio e non viene certo messo in discussione… ma la risposta invece? Cosa succede invece quando la risposta al tuo stimolo non è conforme al protocollo?

Quando la persona che lavora con te, anzi si affida a te a qualunque titolo questo avvenga, non risponde in modo conforme alle tue aspettative (il tuo protocollo in fondo) come ti comporti?

Se siete curiosi di sapere come reagiscono i nostri due supereroi alla loro miracle question, ecco qui il punto esatto in cui accade il miracolo.

Esattamente come loro due non sempre le persone che lavorano con te e si affidano a te vogliono davvero che tu entri nelle loro vite (n.d.a.  potrei citare mille mila casi di aziende i cui collaboratori hanno esordito con “non abbiamo scelto noi di fare questa cosa” o “anziché investire in questo progetto non potevano darci qualcosa in più in busta paga?” e via a seguire), spesso si sentono forzate a farlo ed in alcuni casi lo sono davvero.

Ma ancora più spesso, e più semplicemente, non sono usi a raccontarsi in un modo diverso dal solito; ad essere espliciti sui loro reali bisogni ed aspettative o a dare ai loro pensieri di benessere una connotazione reale, concreta e vera.

Tutti ci siamo immaginati un futuro più o meno prossimo di serenità e leggerezza per esempio, ma tutti abbiamo lasciato questo pensiero proprio là… nel futuro, come si fa con i sogni, aspettando il momento in cui accadrà. Eppure domani è potenzialmente già più vicino di oggi al momento in cui avremo risolto il nostro problema, sarà svanita la nostra paura o il cambiamento avrà fatto il suo dovere. Perché non cominciare oggi stesso per esempio a preparare il terreno per avvicinarci al nostro futuro?

Anzi no, non oggi, oggi ci sono troppe cose da fare e troppe cose a cui pensare, domani… immagina che questa sera tu vada a letto e che il sonno arrivi confortante come sempre… immagina che durante la notte avvenga un miracolo e che domattina al tuo risveglio… ecco sì… domani… se tu decidessi di intraprendere seriamente e concretamente il tuo cammino verso il futuro che più desideri… domattina… al tuo risveglio… quale sarebbe il tuo primo pensiero? Quale “segnale” di questo passo in avanti che hai fatto nella notte si farà notare da te?

È difficile vero immaginare una cosa del genere? Beh… pensa per chi non è abituato anche solo semplicemente per gioco a farlo… cosa vuoi che ti risponda se non un chiaro e preciso “BOH”?


Due suggerimenti per una spintarella verso il miracolo

Ognuno risponde alla domanda iniziale “cosa posso fare per te” o alla “miracle question” con gli strumenti che ha a sua disposizione in quel determinato momento della sua esistenza, ed i suoi strumenti non saranno mai uguali ai tuoi… non puoi pretendere che ti dia una risposta “da manuale” come nei più fortunati dei casi.

Cosa possiamo però fare per dare una spintarella al talento immaginifico di una persona?

Suggerimento 1: Sospendi il giudizio

Un “BOH?” non è assenza di immaginazione e nemmeno indicatore di poca chiarezza sui proprio obiettivi ed aspettative. Un “BOH?’” è un “BOH?” e basta. Semplicemente un indicatore che forse si ha bisogno di una spintarella per fare il primo passo… tendi la mano e non lasciar cadere nel vuoto questo “BOH?”, non è obbligatorio e non sta scritto da nessuna parte che tutti si debba avere le idee chiare; sonda la sua origine, non irridere e non giudicare chi ti ha risposto così.

E tu ed io non siamo nessuno per giudicare le incertezze di nessuno.

Sospendere il giudizio e mettersi in condizioni di vero ascolto è la tua mossa vincente. Facile no?

Suggerimento 2: Tratta quel “BOH?” come tratteresti il vaso di Pandora

Essere in condizione di vero ascolto ti aiuterà a capire una cosa piuttosto semplice (a posteriori ovviamente); che quel “boh?” in realtà è esattamente come il vaso di Pandora; un contenitore altamente concentrato di incertezze, sofferenze, dolori, paure e chi più ne ha più ne metta.

Chiedere “Cosa posso fare per te?” o “Immagina che nella notte sia accaduto un miracolo” è un po’ come chiedere di cercare un ago in un pagliaio, e di farlo pure in fretta perché se lavori come coach o come terapeuta… sappiamo tutti che una seduta non può durare un’eternità, e se sei un amico… non hai proprio la clessidra piazzata ma… hai anche tu i tuoi problemi… (n.d.a.  per cortesia niente frasi fatte da Fb o Insta che inneggiano a buonismi da tastiera).

Chi risponde “BOH?”, vanno anche bene sinonimi e simili, è probabile che abbia davvero sotto mano un buon numero di problemi o questioni che urlano per essere risolte… se sapesse esattamente da dove cominciare non si sarebbe rivolto a te probabilmente. Quel “BOH?” è un passaggio di testimone bello e buono, come se steste correndo una staffetta 4×100… è il tuo turno adesso.

“BOH?” è il suo modo di tenderti la mano e di chiederti di camminare (anche se è una staffetta non è detto che dovete correre per forza) insieme a lui. Buon cammino.

Sii delicato, attento e rispettoso ed aiuta chi ti ha risposto “BOH?” a diradare la nebbia e a concentrarsi su qualcosa che veramente ha voglia, energia e tempo di esplorare.

Trova uno spiraglio, una piccola crepa e prenditi cura di quella, fai domande, non insistere nel volere una risposta coerente, non è necessaria… fai come la terapeuta di Falcon e Winter Soldier… il tuo obiettivo non è risolvere il suo problema, ma trovare la chiave per fartelo raccontare… così per la prima volta lo racconterà soprattutto a se stesso.

Note

[1] Ecco qui tutto quello che dovete sapere, o quasi, sulla miracle question.
[2] Strong, T., & Pyle, N. R. (2009). Constructing a conversational “miracle”: Examining the “miracle question” as it is used in therapeutic dialogueJournal of Constructivist Psychology, 22 (4), 328–353


Bibliografia ed approfondimenti

La cara vecchia carta
Cannistrà F., Piccirilli F. (2018), Terapia a Seduta Singola. Principi e Pratiche, Giunti, Firenze
Steve De Shazer (1986), Chiavi per la soluzione in terapia breve, Astrolabio
Linda Metcalf (2006) The Miracle Question: Answer It and Change Your Life, Crown House Publishing

Qualcosa a portata di click

Steve de Shazer, pioniere della terapia breve incentrata sulla soluzione…
F. Cannistrà: 4 modi per usare la miracle question…
Positive Psycology, how to use the miracle question…
How to use the Miracle Question in Therapy…


Massimo Chionetti Autore presso La Mente Pensante Magazine
Massimo Chionetti
HR Trainer | Consultant | Attore
Bio | Articoli | Video Intervista
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