Mindfulness: aprire gli orizzonti al presente
Dalla terapia alla consapevolezza
Non c’è dubbio, stiamo vivendo tempi intensi e difficili, dove il cambiamento attraversa differenti realtà del quotidiano, coinvolgendo l’individuo, il contesto che lo contiene, il pianeta stesso che ci ospita.
Le vecchie regole, modalità, che offrivano una sensazione di sicurezza o certezza, sono state non solo messe in discussione ma molto spesso spazzate via come quando le onde del mare battendo il litorale lo trasformano nel giro di una sola notte.
Questo profondo cambiamento agisce sulle persone con effetti diversi, effetti che possono dare adito a chiusure individuali e sociali, possono nutrire idee disfunzionali di sé, delle proprie capacità e possibilità, come aprire orizzonti di vita nuovi, arricchenti, stuzzicanti, creativi.
Mindfulness costruire il proprio viaggio attraverso l’uso dell’immaginazione
Flavia, arriva in terapia affetta da attacchi di panico.
La sua vita le va stretta, vive nella la città dove è nata, suo fratello è partito anni prima, ci sono ancora i genitori, vorrebbe andare via ma è spaventata dal cambiamento.
Il lavoro sicuro, il lavoro di una vita non la soddisfa più, e le relazioni sono un disastro.
Sente che vuole cambiare ma non riesce a trovare una direzione.
Mi rivela che la sua passione è la bicicletta.
Da sempre la usa come possibilità per conoscere, uscire, esplorare. Le piace immaginarsi “zaino in sella” e semplicemente viaggiare.
Attraverso alcune sedute, cominciando proprio dall’esplorare insieme l’immagine di sé su quella sella, arriveremo velocemente ad unire la sua passione con il lavoro che fa, usato come risorsa, scoprendo che è possibile uscire dal conosciuto, e vivere il suo sogno.
Immaginarlo, costruirlo, realizzarlo questo è stato il viaggio con Flavia. Flavia oggi è’diventata freelance e gira l’Europa in bicicletta.
La mindfulness, percorso sia individuale che di gruppo, utilizza un ventaglio di tecniche, corporee, immaginative, riflessive, con l’intento di sostenere l’individuo a trovare le chiavi per orientarsi, recuperare l’attenzione al qui e ora, riconoscendo quelle risorse disponibili, uniche e necessarie per costruire quel percorso possibile immaginato, desiderato.
Far piazza pulita della confusione, delle mille possibilità che essendo troppe non si realizzano, delle tante strade, progetti che la mente apre spesso perdendosi restituendo una sensazione di inadeguatezza, permette di focalizzare l’attenzione su ciò che è possibile, su quali desideri reali si ascrivono nelle corde dell’individuo, e a quali offrire nutrimento in quanto essenziali.
Ci sono infiniti spazi, infinite possibilità nell’universo
Riportare l’attenzione nel qui ed ora, sostiene un processo proprio della mente che si abitua a focalizzarsi sul processo attuale, scoprendo la differenza tra il vivere, muoversi sotto sforzo, caoticamente, rispetto ad un agire nella vita da uno spazio di presenza e rilassamento.
Rimanere orientati sul presente, permette di individuare come anche le emozioni, se comprese, scremate ed incluse, hanno un ruolo chiave nel benessere della persona, recuperando sensazioni di fiducia, rilassatezza, curiosità verso se stessi.
Antonio, fisioterapista, lavora per una squadra di basket del campionato di serie A italiano, arriva in studio, in preda ad una crisi mai provata prima.
Durante un breafing, uno dei tanti, di fronte all’intera squadra si ritrova bloccato, incapace di esprimersi, con il corpo sudato, ed il cuore che batteva all’impazzata.
Questo episodio lo attribuisce allo stress che stava vivendo a causa della sua relazione sentimentale e apparentemente non gli dà troppa importanza.
Solo quando, durante un dopo partita, si ritrova su un ambulanza in stato confusionale, comprende che ciò che gli stava accadendo aveva bisogno di essere preso seriamente in considerazione.
Dalla relazione al lavoro per tornare a sé. Troppe porte socchiuse su stanze interiori dimenticate.
Le false idee del “ce la faccio da solo“, “devo farcela“, “posso tenere tutto sotto controllo”, questo era Antonio, un controllo imparato tanto tempo prima, la consapevolezza di non potersi appoggiare.
Quanti pazienti sono arrivati quando ormai il caos era palesemente scoppiato su molti fronti.
Sembra quasi che l’essere umano riesca a chiedere aiuto per rialzarsi solo quando ha toccato il fondo.
Talvolta la paura di guardare dentro a stanze o segrete lasciate incustodite da tempo.
Riportare Antonio al confronto con il suo presente, nelle sue diverse sfaccettature, gli ha permesso di restituirsi il tempo per ridefinire le sue priorità, delineare i suoi confini, disegnare mappe di possibilità in sintonia con parti di sé che erano state dimenticate.
C’è un ritmo in ogni cosa, entrarci in sintonia restituisce quella saggezza che nasce dal saper incontrare e vivere le cose per quello che sono.
Consapevolezza, espansione, crescita
La mindfulness è un percorso terapeutico dove il focus è ricoprire il piacere, la gioia di essere in connessione con sé stessi, dove viversi intimamente, immergersi dentro di sé, diventa il viaggio più intrigante, curioso, che l’essere umano possa intraprendere.
Le esperienze che accadono costituiscono allora le chiavi per scoprire altri modi di essere e di rispondere alla vita, rispetto al linguaggio appreso nella nostra famiglia, valorizzando e apprezzando ciò che realmente siamo con la consapevolezza di un’ esplorazione in continua evoluzione.
L’esperienza della rabbia come possibilità per riconoscere la forza che ci abita ed usarla, non contro ma bensì per arrivare ai nostri obbiettivi.
Il dolore come capacità della nostra anima di sentire, amare essere in empatia in uno spazio di vulnerabilità.
La tristezza come esperienza di profondità in cui possiamo immergerci, sapendo che sappiamo risalire, ci guidano ad una dimensione dell’anima che si permette la vita nella sua completezza, totalmente appagata dai significati che estrapola dalle diverse esperienze, sapendole gustare ed assaporare.
Ed in questo processo anche i “problemi” vengono visti da angolature diverse, spesso ridimensionati, affrontati non più come se da ciò dipendesse “vita o morte“, ma come ostacoli con cui potersi confrontare, dove l’individuo scopre e valorizza i suoi limiti, le sue qualità, scopre risorse, non affrontando più la vita, come se fosse un luogo di guerra, per aver riconosciuto il suo valore, ma bensì apprezzando, se stesso per quello che è.
Francesco e Giorgia, litigano, litigano, perché entrambi pretendono che l’altro assecondi i desideri che ognuno ha.
Nessuno dei due vuole retrocedere da questa frase” tu devi…“.
Entrambi sono spaventati di perdere, non sanno vivere quella delicata e bellissima esperienza che deriva dall’incontro di sapersi ognuno vivere da solo fondendosi nell’altro. O l’uno o l’altro.
Non era contemplato tenere insieme i due opposti.
Ci vuole un tempo perché dentro questa coppia si possa riconoscere il valore che ciascuno singolarmente ha, e che se compreso, enfatizzato, può essere restituito nello spazio tra di loro.
Ci vuole un tempo per sentirsi grati per ciò che si stanno donando reciprocamente che deriva anche dal permettersi di sperimentare spazi individuali.
Guardarsi negli occhi e ringraziarsi, provando gratitudine, guardarsi negli occhi e poter dire un mi dispiace, guardarsi negli occhi e godere di quell’istante anche attraverso la presenza dell’altro.
Una raffica di vento invernale
Scompare nel folto del canneto
Si acquieta fino a calmarsi.
Dott. Stefano Cotugno
Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
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