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Tre suggerimenti per “sopravvivere” alla felicità degli altri

Da Boomer a Boomer: si può essere felici per il Natale degli altri?


Questo articolo è dedicato ad una persona, da cui ho imparato molto e con cui prima o poi “farò cose” (tipo un manuale di sopravvivenza dai coach… chi lo sa).

Ilaria Campana è una delle nostre autrici più interessanti ed ultimamente scoppia letteralmente di felicità.

Osservare la sua felicità, così lontana da quella che io immagino per me mi ha spinto a scrivere questo articolo: indagando il concetto stesso di felicità… esplorando nuove consapevolezze su come provare ad essere non “come lei”, ma ad immaginarmi “come sarei io in quella condizione dell’animo e del cuore”. Grazie.


Potere del whamageddon a me

Sopravvissuti whamageddon? Io per esempio sono finito nel whamhalla il 9 dicembre, no comment.

Indubbiamente quello appena passato è stato uno dei momenti dell’anno in cui le nostre emozioni e le nostre filosofie sono state messe comunque a dura prova.

Per molti un periodo meraviglioso, in cui ci siamo riappropriati con forza e determinazione del calore famigliare; così come della lentezza e della piacevole pigrizia del pensiero… e via a raccontare tutto sui social e se non tutto, quasi.

Per molti invece non un Natale così “da manuale”: perdite ed allontanamenti inaspettati a ridosso delle Festività, lavori e professioni che vanno come vanno e non come vorremmo, malinconie e tristezze che fanno capolino non appena incrociamo le felicità degli altri… a chi non è capitato? Non mentite a voi stessi: a tutti…e via sui social a dire quanto il Natale proprio non riusciamo a sentirlo giocandoci la maschera del Grinch più Grinch dell’anno.

Ci vorrebbe un modo per stare nel mezzo di questa infinita battaglia fra la fastidiosa melassa delle canzoncine di Natale e borbotti e mugugni e sbuffi ed orticaria che queste possono scatenare!

In questo articolo, 3 consigli per sopravvivere a questa battaglia e godersi non solo il Natale, ma anche tutti gli altri giorni dell’anno.


La felicità: mito o realtà?

Come sempre mi piace iniziare dall’inizio e documentarmi prima di scrivere qualunque cosa: una delle mie principali fonti è proprio questa community di autori…che sui temi del Christmas Blues e della Felicità ci ha già messo le mani, anzi la tastiera… grazie.

Secondo la Treccani la Felicità è quello “Stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato.”, decisamente impegnativo direi.

Impegnativo soprattutto alla luce della complessità e delle trappole che nasconde invece la definizione di “serenità”; a voi il piacere di addentrarvi in questo gioco di scatole cinesi.

Una mia cliente, di punto in bianco mi ha chiesto durante uno dei nostri incontri: “Che cosa vuol dire essere felici? Tu lo sei?”

Ho provato a rispondere in modo pieno e, se posso permettermi, decisamente canonico… come ci si potrebbe aspettare da un professionista e da tutti gli stereotipi che i professionisti come me e come i miei colleghi incarnano. Ma è stata una “invasione di campo” niente male così, a bruciapelo! Big fail!

Dopo tre minuti in cui devo esserle sembrato un perfetto idiota mentre fissavo il vuoto cercando una risposta coerente, ho provato a dirle non quello che “dovevo” dire, ma quello che sentivo di poterle dire in quel momento:

Essere felici nel modo pieno e completo come suggerito da libri, vocabolari e dizionari è uno stato dell’animo che richiede una forza interiore ed una consapevolezza del sé che non credo di avere, non ancora almeno. Ma posso dirti come mi sento adesso, qui, in questo preciso momento. E posso dirti che mi sento un po’ con le spalle al muro perché è una domanda che non mi aspettavo, ma anche che avere le “spalle al muro” non è poi così tremendo… fa parte del mio lavoro in fondo… e forse la felicità con la F maiuscola è solo un mito, un’ipotesi… mentre è più reale ed onesto avere una percezione del sé che sappia definirci in modo non offuscato nella cornice degli eventi che ci circondano.

Su molti eventi e su molte delle crepe che ci troviamo ad abitare non abbiamo nessun potere e nessun controllo… l’unica cosa su cui possiamo avere conoscenza e pienezza siamo noi stessi e l’effetto che le crepe del mondo hanno su di noi e sul nostro sentire… questa secondo me è la felicità a cui possiamo aspirare.

Sapere che siamo presenti a noi stessi ed al mondo è una forma di felicità e di completezza a cui tutti abbiamo diritto ed a cui tutti possiamo e dobbiamo tendere.

Non siamo obbligati ad essere perfetti e non siamo obbligati ad essere ‘felici’, non siamo obbligati a gridare al mondo quanto le nostre vite siano piene e non siamo obbligati a disprezzare chi lo fa; ma possiamo obbligarci a collocarci nel mondo con responsabilità, dignità e rispetto… prima di tutto di noi stessi.

Quindi sì… la “Felicità” è un mito, una ipotesi, un miraggio superiore del pensiero contemporaneo, ma è anche uno spazio del cuore e della mente più reale di quando si spossa immaginare, un atto volontario di centratura del sé, di presenza e di responsabilità.

Ah… dimenticavo:

  1. Centratura = stabilità ed equilibrio, presupposti della “felicità”, ruotano intorno ad un unico centro e punto di riferimento… noi stessi… non gli altri, non la “società”, non qualunque cosa “fuori da noi”
  2. Presenza = la capacità di porre lo sguardo con attenzione a cosa abbiamo di fronte: oggetti, persone, panorami, atteggiamenti… e di considerarne tutti gli aspetti con cui si presentano a noi… fin nel minimo dettaglio.
  3. Responsabilità = capacità di dare risposte semplici, chiare, coerenti alle richieste del contesto che ospita le nostre relazioni.

Essere “Felici”, per modo di dire, sembra in effetti piuttosto complicato ed “alto”, ma giuro… non è così.. voglio lasciarti 3 consigli per essere “felice”, esattamente in un equilibrio fra chi È Natale tutto l’anno e chi Il Grinch mi spiccia casa o peggio ancora Mr Scrooge prende esempio da me.


Consiglio N. 1: (centratura) fatti i fatti tuoi

Il primo consiglio è proprio questo: “fatti i fatti tuoi”. Semplice no?

La felicità, come tutte le emozioni ed i sentimenti che spesso usano il nostro corpo come un teatro, è una questione decisamente intima e profonda e come tale va rispettata e soprattutto protetta, ma come?

Non paragonare mai la tua felicità a quella degli altri: considera che quello che fa star bene te non è quello che fa star bene gli altri, e questo vale anche per i tuoi famigliari e le persone che ami.

Non paragonare mai la tua felicità a quella degli altri: gli esseri umani non sono che meravigliose casse di risonanza emotiva del mondo ed è il tuo strumento di risonanza che dovrebbe essere accordato e pronto… non il mondo accordato a te. E’ determinante quello che provi TU, non quello che provano gli ALTRI, almeno per ora.


Consiglio N. 2: (presenza) sii felice per la felicità degli altri, non hai idea di quanto ti sarà utile

Uno dei termini più abusati è “Empatia”. Per fortuna la mia collega Lucia ne ha scritto in modo chiaro, coerente e lucido. Buona lettura!

Ma ammettiamolo, siamo empatici per natura, magari non siamo in grado di leggere con chiarezza sentimenti, emozioni e segnali, ma non possiamo esimerci dal leggerli ed in certo qual modo farli “nostri”.

Tutto quello che succede intorno a noi impatta su di noi e sul nostro sentire… facciamocene una ragione, ed a questo punto tanto vale farlo con un preciso obiettivo ed una precisa strategia, no?

Osserva con attenzione la felicità degli altri… cosa noti in loro? Cosa cambia nel loro atteggiamento? Come cambia il loro rapporto con il mondo e con te?

Non pensare a come ti fa sentire tutto questo, se altrettanto felice o pervaso da malinconia, tristezza e perché no… invidia, non è importante.

Quello che invece è importante è che avere intorno persone felici e centrate costituisce un terreno fertile anche per la tua felicità e la tua centratura; uno stimolo non ad “essere come loro”, ma ad “essere anche tu stesso terreno fertile”; uno stimolo per immaginarti come staresti tu in quella condizione ed iniziare a fare il primo passo.

Insomma… hai ed abbiamo tutto da guadagnare ad essere felici per la felicità degli altri… più le persone intorno a noi sono felici, più sono ben disposte non solo verso loro stesse (e ci mancherebbe pure) ma anche nei tuoi confronti… senza nessuna fatica da parte tua… fanno tutto loro… per te.


Consiglio N. 3 (responsabilità)

Non siamo obbligati ad essere felici, non è scritto da nessuna parte, come non è certo legge divina che si debba per forza essere tristi.

Ma sapere quello che proviamo, quale sia il nostro posto nella cornice delle crepe che abitiamo, essere tristi o felici per noi stessi e non perché gli altri intorno a noi sono tristi o felici questo sì che è un obbligo forse… un obbligo morale a cui non possiamo sottrarci.

Come?

Osserva il tuo respiro (Profondo? Lento? Veloce? Fluido? Facile o difficile?), osserva il tuo corpo (Ci sono tensioni? Dolori o sensazioni di rigidità?), osserva le tue emozioni (Come mi sento? Quale emozione domina in questo momento? Di cosa ho bisogno nella mia vita?).

Osservare è un buon modo per iniziare a scardinare determinati automatismi e scoprire quali e quante azioni facciamo durante la giornata guidati da meccanismi automatici, senza comprenderne fino in fondo il senso e il significato.

Attenzione! Ho scritto “Osserva” non “Giudica”.

Bibliografia ed altri approfondimenti

Autori de “La Mente Pensante” citati in questo articolo: Anna Maria Nuzzo, Eliana Romeo, Grazia Aloi, Lucia Marzano, Caterina Berti.
Due suggerimenti per “sopravvivere” alla tua felicità – Massimo Chionetti, Marzo 2023
Charlie Chaplin – Factory Scene – Modern Times (1936), sugli “automatismi


Massimo Chionetti Autore presso La Mente Pensante Magazine
Massimo Chionetti
HR Trainer | Consultant | Attore
Bio | Articoli | Video Intervista
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