Mindfulness & Mind-Wandering
Un vagabondaggio consapevole
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La vita mentale di noi esseri umani, a volte, è molto impegnativa. Per alcuni può rappresentare un lavoro a tempo pieno star dietro alla miriade di pensieri che la nostra mente produce. E più ci troviamo in situazioni caratterizzate da una carenza di stimolazione, più la nostra mente inizia a vagare, quasi avessimo bisogno di avere qualcosa a cui pensare a tutti i costi. Nemmeno di notte, mentre riposiamo il nostro corpo, la mente si ferma, producendo scenari spettacolari e immaginifici. A descriverla così, sembra proprio una gran fatica. E lo è. Il mind-wandering – o disaccoppiamento percettivo – è la tendenza della nostra mente a sganciarsi dalle nostre percezioni nel qui ed ora, senza un’intenzionalità cosciente, verso mete che fanno parte del nostro mondo interiore e che non hanno nulla a che vedere con il momento presente. Le mete del nostro vagare possono essere ricordi passati, scenari futuri, aspettative, paure, speranze e così via. Per contrastare questa naturale tendenza umana – che non sempre è sana – e concedere alla nostra mente una piccola pausa, un momento di stand-by, possiamo usare la meditazione. Grazie alla meditazione possiamo riprendere il controllo della nostra mente e passare da uno stato auto-pilotato ad uno stato di consapevolezza.
I falsi miti della meditazione di consapevolezza
Nella cultura occidentale, la meditazione viene rappresentata nello scenario collettivo come una tecnica di rilassamento. Si pensa sia una pratica che richiede un alto livello di concentrazione, che va fatta tendenzialmente nei momenti di tranquillità, seduti nella posizione del loto (a gambe incrociate e con le mani poggiate sulle ginocchia), fermi e con gli occhi chiusi, pronunciando magari qualche mantra. E una volta che ci troviamo in tale condizione? Nulla. L’unica cosa da fare è svuotare la nostra mente da ogni pensiero. Non vi stupirà sapere che tale rappresentazione della meditazione non è che molto, molto lontana dalla realtà.
In effetti, la meditazione di consapevolezza non è una pratica di rilassamento, e anche se esso può esserne un effetto, di certo non è il suo obiettivo. L’obiettivo della meditazione è quello di riuscire a concentrare l’attenzione sulle nostre percezioni, sensazioni, pensieri ed emozioni, o su dei target presenti nell’ambiente esterno, al fine di raggiungere un livello di maggior consapevolezza, nel qui ed ora. Non si fa solamente da seduti, si può fare anche da distesi, e di certo non è indispensabile alcun mantra, come non lo è l’assunzione di qualche posizione specifica.
È chiaro quindi che si può meditare in molti momenti e che non c’è solo un modo giusto per meditare. Gli unici assiomi della meditazione sono che (1) non bisogna provare a svuotare la mente dai pensieri che emergono spontaneamente e (2) ci deve essere intenzionalità, non deve accadere per caso, perché altrimenti la meditazione sarebbe, in realtà, quello che viene chiamato “stato di flow“.
Cos’è realmente la meditazione mindfulness?
La meditazione mindfulness è il nome occidentale di una pratica di meditazione acquisita dalla tradizione orientale: la meditazione di consapevolezza. Il significato della parola mindfulness è appunto “consapevolezza”, ma in una declinazione specifica: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”.
Ora finalmente abbiamo capito che la meditazione è una pratica guidata dalla volontà, che non ha lo scopo principale di rilassarci, ma ha l’obiettivo di rivolgere la nostra attenzione al qui ed ora, al momento presente, risparmiandoci da qualsiasi tipo di giudizio su noi stessi, sugli altri o sul mondo.
Vagare con la mente – non esserci senza saperlo
Ma perché meditare è così difficile? Se provate a mettere in pratica le apparentemente semplici regole di cui abbiamo appena parlato, vi renderete facilmente conto del fatto che dopo pochi minuti, o addirittura dopo qualche secondo, la vostra attenzione verrà calamitata al di fuori dal presente. Mentre siamo a lavoro e stiamo compiendo un’attività alla quale siamo abituati – e diventata per questo automatica – la nostra attenzione non sarà direzionata verso i gesti da compiere al fine di portare a termine l’attività, bensì sarà rivolta a qualcuno o qualcosa di particolare che non fa parte di quel momento. Quindi, quando non siamo nel presente, dove siamo? Siamo nel passato o siamo nel futuro, e più assumiamo la tendenza a “viaggiare nel tempo”, più diventeremo bravi nel farlo, diventando dei viaggiatori esperti.
Perché smettere – i benefici della meditazione di consapevolezza
Ma se siamo degli abili esperti di mind-wandering, se ci viene così bene fantasticare sugli eventi del passato e sulle ansie del futuro, per quale motivo dovremmo smettere? Semplice. Perché vagare con la mente ci fa riflettere sulle nostre insicurezze, sulle nostre ansie e paure, e si oppone alla condizione di focus, di concentrazione. Quindi, oltre a farci perdere il presente – e il che è già un gran peccato – è probabile che riduca la nostra efficienza durante i compiti quotidiani che stiamo svolgendo. Inoltre, ci fa vivere le situazioni in modo molto più emotivo, ci fa perdere il controllo delle nostre emozioni, impedendoci di controllare i nostri stati emotivi, e ci fa vivere in una condizione di costante ruminazione che, protratta nel tempo, ci può condurre ad uno stato di malessere psicofisico oltre che ad anticipare il nostro invecchiamento biologico. Con la mindfulness, invece, possiamo allenare l’attenzione e la capacità di direzionarla in modo utile e salutare, e assieme a queste capacità, ci alleniamo a rispondere meglio allo stress – grazie all’abbassamento del livello di cortisolo –, a ritornare concentrati quando ci distraiamo. Ma non solo, molti studi hanno dimostrato che migliora il nostro sistema immunitario, che ha effetti sull’apprendimento sensomotorio, sulla memoria, sulla creatività, sulla produttività, sull’alimentazione e sull’umore: è una pratica dagli effetti trasversali.
Alcuni consigli
Per fare davvero esperienza dei benefici di questa pratica, è necessario svolgerla con regolarità e per un tempo necessario a far sì che la vostra mente si alleni. In più, a volte, gli stereotipi relativi alla pratica meditativa sono controproducenti: se pensate di dover necessariamente meditare in posizione seduta, nonostante tale posizione per voi sia scomoda, rischierete di fallire nel vostro intento. Assumete una posizione che sia comoda per voi. Ascoltate il vostro corpo e, una volta in posizione, prendete alcuni respiri profondi. Da quel momento, potete decidere quale sarà la vostra ancora nel qui ed ora. Per alcuni funziona bene il respiro, per altri alcune parti del corpo. Non c’è una regola fissa: ognuno può scegliere di meditare nel modo che ritiene più funzionale per sé. Ogni volta che diventate consapevoli di non star più sentendo quella parte del corpo (o il vostro respiro) annotate il pensiero che vi ha sequestrati. Poi, gentilmente, tornate a prestare attenzione al vostro oggetto di focus. Più meditate, più diventerete abili a restare nel presente e ad essere consapevoli di quando vagabondate, anche al di fuori della pratica meditativa, mentre svolgete le vostre attività quotidiane.
Prova tu stesso
Quando fate colazione al mattino, e magari siete da soli, dov’è la vostra mente? Provate a notarlo. Pensate al gusto del caffè che state sorseggiando o agli impegni della giornata? Vi concentrate sulle sensazioni che vi provoca l’attività che state svolgendo in quel momento o pensate a quella fastidiosa discussione che avete avuto con il vostro collega qualche giorno prima? Provate a fare colazione e a direzionare consapevolmente la vostra attenzione verso il sapore di ciò che mangiate e di ciò che bevete, agli odori, alle sensazioni tattili e ai rumori che vi circondano in quel dato momento. Noterete che dopo pochi secondi, la vostra mente tornerà a vagare e, a quel punto, annotatelo e direzionate nuovamente la vostra attenzione al momento presente: il trucco non è restare nel presente, ma accorgersi che si è persa la presenza. Dovete permettervi di perdervi per ritrovarvi.
Dott.ssa Alice Tentor
Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche
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